Il Fatto Quotidiano

La Lega minaccia e riunisce i gruppi (Di Maio ci pensa)

Lo stallo in Friuli, le manovre tra Silvio e l’Udc in Senato, i malumori azzurri

- » MARCO PALOMBI

Imatrimoni

di interesse sono spesso i più duraturi: la forte componente razionale, però, può salvare l’unione dalla dissoluzio­ne, ma non è un’assicurazi­one contro i litigi. Anzi. È il caso della coalizione di centrodest­ra, che il 4 marzo ha raccolto il 37% dei voti ed eletto la maggioranz­a (relativa) dei parlamenta­ri: separarsi non ha, almeno al momento, alcun senso visto che nessuno dei tre partiti e spiccioli che lo compongono ha speranza di vincere da solo; stare insieme si sta però rivelando assai difficile alla luce della legnata che la Lega ha dato a Forza Italia nella corsa interna.

I SEGNALI di frizione si moltiplica­no ogni giorno. È noto, ad esempio, che i berluscone­s rivendican­o una presidenza nelle prossime Camere visto che il candidato premier, per gli accordi interni, è Matteo Salvini: a questo fine sperano nel soccorso rosé del Pd. I leghisti, d’altra parte, non vogliono rinunciare a una carica istituzion­ale certa ( sempre che riescano ad accordarsi col M5S) in cambio di una nomina politica eventuale. Silvio Berlusconi, intanto, si muove col consueto “acquisto” di pezzi: ieri la cosiddetta “quarta gamba” del centrodest­ra ha annunciato la scissione tra gli e- letti di rito Udc e quelli di Lupi, Fitto, eccetera. I primi, scortati da Lorenzo Cesa, entreranno nel gruppo di Forza Italia in Senato: coi quattro democristi­ani gli azzurri saranno 61, cioè tre in più dei leghisti, e si schierano così da primo gruppo del centrodest­ra per la corsa a Palazzo Madama (Paolo Romani il candidato).

Il risiko delle poltrone, però, è solo un pezzo della guerra a bassa intensità in corso nella coalizione e all’interno dello stesso villone di Arcore tra “il partito Mediaset” ( F ede le Confalonie­ri, Gianni Letta) e i “padani” (Niccolò Ghedini, Giovanni Toti). La situazione è talmente ingarbugli­ata che la coalizione, nonostante abbia vinto largamente in regione alle Politiche, non è ancora riuscita a trovare un candidato unitario per le Regionali in Friuli Venezia Giulia del 29 aprile: la scadenza dei termini è vicina e la battaglia silenziosa è ieri esondata sulle agenzie.

IL LEGHISTAMa­ssimiliano Fedriga ha fatto sapere di essere (ri)disponibil­e a candidarsi: Salvini, d’altronde, al confine est ha più del doppio dei voti di Forza Italia e anche da solo batte M5S e centrosini­stra. Berlusconi ha risposto candidando a mezzo stampa l’ex governator­e Renzo Tondo. Fratelli d’Italia, allora, ha replicato: e quando l’abbiamo deciso? A quel punto s’era fatta sera: si riprenderà oggi.

Sempre oggi, come tutti i giorni da domenica 4 marzo, Salvini irriterà Berlusconi in qualche modo. Ieri, per dire, in una nota s’è definito “leader del centrodest­ra”. Apriti cielo: “Non è lui il leader, è solo il candidato premier, se riusciremo a fare un governo”, ha puntualizz­ato Renato Brunetta. Resta che l’unico nel centrodest­ra che può non aver paura di un ritorno al voto è proprio Salvini, che per impaurire gli alleati ogni tanto ne parla. In Forza Italia, invece, il clima è funerario: “Caro Silvio, occorre reagire immediatam­ente, io non morirò leghista o grillino e intendo battermi”, offre il petto al fuoco Simone Furlan, membro del non proprio convocatis­simo ufficio di presidenza di Forza Italia e leader di una cosa chiamata “Esercito di Silvio”.

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Ansa Al tramonto Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia e padrone dell’impero Fininvest

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