Il Fatto Quotidiano

Fusione con Anas, l’Ad delle Fs ammette un buco di 2 miliardi

L’ammissione L’ad di Ferrovie, Mazzoncini, chiede a Padoan e Delrio un aiuto per la falla che si aprirà con l’operazione decisa a fine 2017

- » DANIELE MARTINI

Il matrimonio Fs-Anas non sta in piedi e Renato Mazzoncini, il capo delle Ferrovie che l’ha voluto a tutti i costi, si rivolge a due ministri di un governo politicame­nte scaduto, Pier Carlo Padoan dell'Economia e Graziano Delrio dei Trasporti, perché in extremis e fuori tempo massimo scongiurin­o il patatrac. Ai due l’amministra­tore Fs ha inviato una lettera che somiglia a un disperato Sos. Mazzoncini vorrebbe la bellezza di 2 miliardi di euro, cifra corrispond­ente alla mancata svalutazio­ne del patrimonio Anas non ammortizza­bile, indicata dal nostro giornale assai prima che la fusione fosse decisa, come un macigno insormonta­bile sulla via de ll ’ unione tra le due aziende pubbliche. Spalleggia­to dall’amministra­tore Anas Gianni Armani, Mazzoncini ha volutament­e messo tra parentesi la realtà contabile e finanziari­a della società delle strade facendo spallucce di fronte alle numerose perplessit­à espresse in più occasioni anche da autorevoli dirigenti del ministero dell’Economia. Mazzoncini ha voluto bruciare le tappe per concludere la partita a suo modo e prima delle elezioni così da poter contare sul favore del governo amico di Paolo Gentiloni e sull’incondizio­nato appoggio dell’amicissimo Matteo Renzi.

TRA NATALE e Capodanno il capo delle Fs ha celebrato di corsa l’unione con l’Anas e un attimo dopo si è fatto riconferma­re dal governo alla guida delle Ferrovie prima del tempo stabilito, a nemmeno cinque mesi dalla scadenza del mandato. A ruota ha a sua volta confermato all’Anas Armani il quale è stato pure ricompensa­to con la carica aggiuntiva di direttore generale con annesso stipen- dio supplement­are. A distanza di nemmeno tre mesi i guai vengono a galla e Mazzoncini sollecita con un grido di dolore i due ministri a darsi una mossa per correre in suo aiuto. La fretta è imposta dall’intenzione di mantenere fin che è possibile la spinosa faccenda nell’ambito benevolo del governo Gentiloni e poi da una scadenza precisa: i bilanci Anas e Fs del 2017. A termine di legge tra qualche settimana la polvere Anas non potrà essere ulteriorme­nte nascosta sotto il tappeto e la svalutazio­ne di 2 miliardi di euro del patrimonio dovrà essere squadernat­a nero su bianco. Anas è stata inglobata da Fs con un patrimonio ufficiale di circa 2 miliardi e 800 milioni di euro, in realtà il patrimonio effettivo era appena tra i 600 e gli 800 milioni. Una bazzecola di fronte agli impegni finanziari che la società delle strade deve sostenere per far fronte al colossale contenzios­o con le ditte di costruzion­e e i fornitori accumulato nel corso degli anni e che ammonta alla bellezza di 9 miliardi di euro.

Il matrimonio con l’Anas ha portato in casa Fs un’azienda dissestata, un mare di guai e altri che sono in vista. Mazzoncini sa bene che le due bombe incorporat­e con l’annessione dell’azienda delle strade e cioè la svalutazio­ne del patrimonio e il contenzios­o deflagrera­nno prima o poi anche sui conti delle Ferrovie lasciando macerie. E lo scrive pure nella lettera ai due ministri prospettan­do uno scenario che adombra un avvertimen­to rivolto in particolar­e al titolare dell'Economia. Scrive Mazzoncini: la svalutazio­ne Anas “destinata a manifestar­si da subito contabilme­nte sul valore della partecipaz­ione in

Anas e, quindi, sul patrimonio netto di Fs, si riflettere­bbe nella impossibil­ità per quest’u lti ma società di proporre la distribuzi­one di dividendi all’azionista Ministero dell’Economia già in sede di destinazio­ne dell’utile di esercizio 2017”.

PER SCONGIURAR­Equesti sviluppi sgradevoli, Mazzoncini sottopone ai due ministri una soluzione bella e pronta, priva però di copertura finanziari­a. Il capo delle Fs ritiene possibile attribuire anche all’Anas una specie di valore di subentro di 2 miliardi di euro in vista della scadenza della concession­e statale nel 2032, una sorta di buonuscita a compenso degli investimen­ti eseguiti e non ammortizza­ti sulla scorta di ciò che viene fatto con le concession­arie autostrada­li, dai Benetton ai Gavio. Si tratta, però, di un rimedio per modo di dire perché cozza contro ostacoli enormi. Prima di tutto ai concession­ari privati non viene riconosciu­to un valore di subentro per gli investimen­ti finanziati con contributi statali pubblici, mentre per l’Anas si tratta di finanziame­nti interament­e statali e infatti nel contratto di programma con lo Stato di dicembre 2017 il valore di subentro non è previsto. Inoltre una mossa del genere sarebbe onerosa per i conti statali e quindi in contrasto con quanto stabilito dalla legge che esclude per il matrimonio Fs-Anas “effetti negativi sui saldi di finanza pubblica”. Infine per rendere concreta l’ipotesi Mazzoncini ci vorrebbe una legge mentre al momento non c’è neppure un Parlamento insediato.

Corsa a ostacoliCo­me denunciato dal “Fatto” i guai vengono a galla Ma servirebbe una legge e le Camere non ci sono

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In frenata L’operazione è di dicembre
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Ansa Trasporti Tutte le difficoltà del matrimonio tra Fs e Anas
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