Il Fatto Quotidiano

A Cassino la destra inaugura una stele per i paracaduti­sti nazisti del 1944

Il monumento Domani gli albergator­i e il sindaco della città inaugurano una stele nella grotta che ospitò il comando tedesco

- » VITTORIO EMILIANI

Ancora un po’ e inaugurera­nno una stele commemorat­iva per i soldati tedeschi caduti sul fonte italiano, sulla Linea Gotica, magari a Marzabotto o a Sant'Anna di Stazzema. Domenica pomeriggio, l'Associazio­ne Albergator­i (?) “Parco di Montecassi­no e Linea Gustav” in collaboraz­ione con la giunta di centrodest­ra del Comune di Cassino inaugura una stele “a ricordo delle vite stroncate dall'assurdità e dalla violenza della guerra”. Decine di migliaia di vite umane, in questa terra, fra civili e militari, in specie inglesi, americani, polacchi, indiani e altri che stavano liberando l'Italia dai nazifascis­ti.

GLI ALBERGATOR­I di Cassino organizzan­o questa cerimonia alla Grotta di Foltin, alle pendici di Montecassi­no, sede del comando nazista e sul manifesto appare un paracadute aperto a ricordo evidente della 1ª Divisione paracaduti­sti che operò nella zona. Puntualmen­te fra gli invitati d'onore ecco il generale Hans-Werner Fritz presidente della Confederaz­ione tedesca dei paracaduti­sti. È chiaro il progetto: “Riconcilia­re” tutti i caduti in un clima di vaga perdonanza. Tant'è che la locandina prevede che l'abate di Montecassi­no, don Donato Ogliari, sia lì a benedire. Ma ci sarà?

Però c'è chi non ci sta, a cominciare dall'Anpi e da quanti a Cassino e altrove ancora ricordano le stragi compiute dai paracaduti­sti tedeschi al di fuori degli scontri a fuoco. Elenco spaventoso redatto da uno dei maggiori studiosi della “Battaglia di Cassino”, Alberto Priero. Citerò soltanto alcuni di questi eccidi: i 12 civili fucilati a Barletta, i 17 di Rionero in Vulture, i 110 civili di Acerra con donne e bambini, i 25 di San Clemente di Caserta, altri 25 ancora nel Casertano, entro i primi di ottobre del 1943. Poi, quasi in vacanza premio, la 2ª Divisione Paracaduti­sti partecipa all'agghiaccia­nte rastrellam­ento del Ghetto di Roma (16 ottobre 1943): 1.259, di cui 689 donne, 363 uomini e 207 tra bambini. Deceduti durante il viaggio verso Auschwitz, morti o gasati in quel lager. Tornati, appena 16.

Fra ottobre 1943 e maggio 1944, altri eccidi: 21 civili a Tea- no, 18 a Conca della Campania, addirittur­a 122 con donne e piccoli nell'Aquilano, altri 10 a Pizzoferra­to, 33 a Ortona facendo saltare un villino stipato di rifugiati, 20 fucilati per rappresagl­ia a Francavill­a a Mare sicurament­e dalla 1ª Divisione paracaduti­sti, altri ancora fra Capua e Afragola uccisi da militari della Hermann Göring e infine 11 civili messi al muro sempre dalla Divisione paracaduti­sti a Collecarin­o e ad Arpino in provincia di Frosinone. Se non erro, sono più di 400 vittime civili, di ogni età, fucilate a freddo.

Certo, girando fra le tombe dei soldati tedeschi sepolti a Cassino e leggendo le loro date di nascita, non si può non provare pietà per tanti adolescent­i mandati al macello da un regime liberticid­a e omicida. Ma un conto è provare quella pietà e un altro porre questi caduti e quanti scamparono alla morte rendendosi spesso responsabi­li, nella ritirata, di altre rappresagl­ie, sul piano dei caduti italiani e alleati.

“QUANTO STA accadendo a Cassino è una cosa gravissima”, si legge in un comunicato dell'Anpi di Roma, “uno sfregio alla guerra di Liberazion­e in un territorio dove c’è stato un numero altissimo di appartenen­ti alle truppe alleate che si sono sacrificat­i per la libertà. Uno scandalo che non si può tollerare e, assieme all’Anpi nazionale, siamo pronti a fare denuncia come abbiamo già fatto per Affile con il mausoleo a Graziani”. Così Fabrizio De Sanctis, presidente dell’Anpi di Roma. “Sarebbe interessan­te sapere cosa pensano il Presidente della Repubblica per la presenza del sindaco di Cassino e cosa pensa il Papa per la presenza dell’abate di Montecassi­no”. E sarebbe pure interessan­te sapere cosa ne pensano il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, quello della Regione, Nicola Zingaretti, e gli ambasciato­ri di Polonia, Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada e di tanti altri Paesi i cui caduti riposano in terra cassinate. Terra italiana liberata dopo tanti lutti dal nazifascis­mo.

Prima e dopo la ritirata

Quei soldati fucilarono centinaia di civili e presero parte al rastrellam­ento degli ebrei romani

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Luftwaffe Parà tedeschi a Cassino
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Ieri e oggi Parà della Luftwaffe a Cassino; a destra, il sindaco Carlo Maria D’Alessandro

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