L’arma della legge elettorale Salvini accelera, M5S discute
Il leader del Carroccio: “Ora è necessario un premio di maggioranza, basta un emendamento”. E Di Maio ne parla con i suoi
L’arma da fine del mondo, anzi da fine legislatura, è a portata di voto. L’i mportante, e quindi il difficile, è trovare un accordo rapido tra i vincitori: Luigi Di Maio, primissimo al 32,5% con il M5S, e Matteo Salvini, segretario della Lega e ormai capo del centrodestra. I due che hanno la chiave per spaventare tutti gli altri, minacciare di scrivere e votarsi una nuova legge elettorale. E smuovere così le acque della palude del post voto, dove molti giocano a non giocare.
SALVINI, frenetico, accelera (o simula di farlo) sulla legge elettorale con annunci, offerte, riunioni riservate e pubbliche. A fronte di un Di Maio che ostenta calma per mostrarsi forte e ripete di “non aver paura del voto”. E che fuori microfono fa ribadire ai suoi che certo, nuove norme per votare sono possibili se gli altri non si muoveranno per dare appoggio a un suo governo. Differenze di stile, ma anche di sostanza. Perché il Salvini pragmatico con il M5S farebbe anche un governo se servisse, e lo sta dicendo a tutti. Mentre il candidato premier del Movimento non vuole un esecutivo con il Carroccio: di cui accetterebbe anche i voti, ma senza nessun tipo di patto. Ed è per questo che ripete allo sfinimento che la partita delle presidenze delle Camere, dove un’intesa tra Lega e M5S è molto vicina, va slegata da quella per una maggioranza di governo. Nella quale i 5Stelle sperano ancora di coinvolgere LeU e soprattutto il Pd, o buona parte di esso.
Ne ll’attesa però Salvini parla e riparla dello spauracchio, facendola sin troppo semplice. “La legge elettorale è facilissima da cambiare, basta una settimana per introdurre il premio di maggioranza con un emendamento” ha assicurato ieri a La Stampa. E l’emendamento sarebbe simile a quello già presentato in ottobre da Ignazio La Russa di Fratelli d’Italia, durante la discussione in commissione Affari costituzionali sul Rosatellum. Ma con una differenza non da poco: perché nel testo dell’anno scorso, il premio di maggioranza andava alla coalizione o lista arrivata al 40 per cento. Mentre quattro giorni fa lo stesso La Russa ha riproposto in tv l’em en damento, ma con la soglia abbassata al 37: ossia la stessa percentuale presa dal centrodestra il 4 marzo. Percentuale più adeguata anche per Salvini, che sta discutendo di un testo assieme al grande esperto in materia della Lega, Roberto Calderoli. E di legge elettorale, assicurano dal Carroccio, si parlerà anche in due riunioni con i neo-eletti in Parlamento, la prossima settimana. La linea è mostrare che la Lega fa sul serio sull’argomento: “Anche perché - azzarda un parlamentare di peso - al Quirinale potrebbero apprezzare mosse pubbliche per scuotere questo pantano...”.
Di certo Salvini corre, per dare le carte. Però la parte del mazziere, numeri alla mano, dovrebbe recitarla Di Maio: che sulla legge elettorale per ora va di sussurri e indiscrezioni. La notizia di un possibile accordo con la Lega sul tema giorni fa è stata fatta trapelare volutamente dal Movimento, sempre come arma di pressione. Qualche “ufficiale” ne ha parlato informalmente con colleghi del Carroccio. Ma una discussione seria sul punto non c’è, giurano. Anche perché il Movimento non ha ancora una
La legge elettorale è facilissima da cambiare, è sufficiente una settimana: chi dice di rifarla vuole solo tirare a campare MATTEO SALVINI Le mosse La prossima settimana i parlamentari leghisti se ne occuperanno in due riunioni I Cinque Stelle “aprono” al premio: ma c’è chi propone il ballottaggio
proposta definita.
L’ormai vecchia legge elettorale sostenuta dal M5S, il Democratellum (o Toninellum, dall’omonimo deputato dimaiano che l’aveva elaborata) era un testo di impianto proporzionale, con le preferenze (anche in negativo, con voto di penalizzazione) e collegi molto piccoli, che prevedevano di fatto una quota di sbarramento implicita molto alta. Ovvero, con quella legge servirebbe l’8-10 per cento per prendere un seggio. So- prattutto, non prevede un premio di maggioranza.
PREMIO di cui invece ora si discute anche nel Movimento. Perché è vero, in questi giorni ai piani alti si è parlato principalmente di altro, dalle strategie per il governo alla gestione dei gruppi parlamentari. Però Di Maio e i suoi hanno scambiato riflessioni anche sulla legge elettorale. E l’ipotesi di introdurre un premio di maggioranza per la governabilità è sul piatto. Però a sorpresa c’è anche chi ha proposto un ballottaggio, o doppio turno, come era previsto nell’Italicum, che pure il Movimento ha combattuto. E su questo un ipotetico accordo con la Lega salterebbe, perché il Carroccio era ed è contrario al doppio turno. E potrebbe opporsi anche a soglie di sbarramento più alte del 3 per cento, vecchio pallino del Movimento, che vuole ridurre il numero dei partiti. Mentre la Lega avrebbe interesse a tenere dentro alleati come Fratelli d’Italia. Ipotesi, sul filo dei numeri. Seminate come mine, contro lo stallo.