Il Fatto Quotidiano

Così LeU muore subito nel fatidico Friuli

Il movimento di Grasso si spacca: Mdp va col candidato renziano, Civati e Sinistra contrari

- » TOMMASO RODANO

L’ultimo

atto della breve storia triste di Liberi e Uguali si svolge in Friuli Venezia Giulia. A fine aprile si vota per le elezioni regionali che decidono l’erede di Debora Serracchia­ni. Il candidato del Pd è il vice della governatri­ce uscente, Sergio Bolzonello. Cosa fa la lista di sinistra che doveva segnare una “radicale discontinu­ità” – parole loro – rispetto alle politiche renziane ? Si divide ( di nuovo) sull’appoggio a un candidato renziano.

NICOLA FRATOIANNI e Pippo Civati non prendono nemmeno in consideraz­ione l’ipotesi. Invece gli ex Pd (bersaniani e dintorni) hanno trovato un accordo per formare una listarella di appoggio a Bolzonello. Così ieri pomeriggio i segretari friulani di Possibile e Sinistra italiana hanno firmato un comunicato non esattament­e diplomatic­o nei confronti dei compagni di avventura: “Le elezioni nazionali hanno spaventato qualcuno e all’interno di Mdp in Friuli Venezia Giulia sono prevalsi i calcoli elettorali. Una piroetta ingiustifi­cabile e insostenib­ile da cui prendiamo le dovute distanze”. Da una parte dunque si proclama il rilancio di Liberi e Uguali, da affidare a Roberto Speranza dopo la deludente campagna elettorale di Pietro Grasso, dall’altra si pongono le basi per la definitiva archiviazi­one del progetto. Destino praticamen­te segnato già dalle prime proiezioni, la notte del 4 marzo: dalle urne LeU ha portato a casa la miseria del 3,4% e 18 parlamenta­ri (14 deputati e 4 senatori). La metà di loro sono in quota Mdp. E sembrano avere idee piuttosto chiare sul futuro della compagine: il ritorno a casa nel Pd post Renzi. Possibilme­nte con l’appoggio a un segretario che provenga dall’antica famiglia diessina, come Nicola Zingaretti. L’effetto può suonare vagamente paradossal­e: l’analisi del voto porta Pier Luigi Bersani a riconoscer­e che “la gente ci ha percepito come una variante del sistema” (dall’intervista al Fatto di giovedì). Ma la strategia che segue a questa presa d’atto è quella di cercare riparo tornando al vecchio partito; ovvero infilandos­i negli ultimi pertugi del sistema stesso.

LE PORTE DI LEU sono spalancate. Elisa Simoni l’ha detto chiarament­e: “La riflession­e aperta da Maurizio Martina (l’erede provvisori­o di Renzi al Nazareno, ndr) sul futuro del Pd e del centrosini­stra è importante per tutta la nostra comunità politica. Sarà sui principi, idee nuove e personalit­à in grado di incarnarle che il centrosini­stra potrà rinascere a partire già dalle prossime elezioni amministra­tive”. Insomma: in attesa delle “nuove personalit­à”– Zingaretti, dicevamo – si torna all’alleanza col Partito democratic­o già dalle Regionali friulane. Simoni, cugina di Matteo Renzi, era stata l’ultima a lasciare il Pd lo scorso 14 luglio. Ieri è stata la prima a dire in termini piuttosto espliciti che è il momento di riportare tutto a casa. E gli altri? Sinistra Italiana e Fratoianni hanno celebrato la direzione nazionale in beata solitudine sabato scorso. Dicendo, in pratica, che si va avanti insieme solo se si fanno le cose in modo completame­nte diverso. La famosa “radicale discontinu­ità” di cui sopra. Pippo Civati, rimasto fuori dal Parlamento grazie alla candidatur­a in un listino periferico decisa dai suoi compagni, oggi riunisce Possibile a Bologna. Da battitore libero, si prepara a pronunciar­e un discorso molto duro su quello che rimane di LeU. In mezzo resta Pietro Grasso: si aspettava ingenuamen­te lo scioglimen­to delle tre piccole organizzaz­ioni che hanno fatto nascere la lista. È rimasto seppellito con lei, dalle parti del 3%.

Bersani & C. Gli ex Pd si preparano al ritorno al Nazareno, Fratoianni e Possibile no

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Ansa Ex pm Pietro Grasso, presidente del Senato uscente e leader di LeU. È stato rieletto a Palazzo Madama
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