Il Fatto Quotidiano

OGGI LE PRIORITÀ DEFINISCON­O LA COALIZIONE

- » UGO MATTEI E ALBERTO LUCARELLI

Spieghiamo qui le ragioni per cui promuoviam­o la creazione di un Governo Costituzio­nale di Salute Pubblica che dia al Paese agibilità democratic­a, dopo oltre sei anni di sospension­e della democrazia. È un governo fondato sulle condizioni materiali che hanno determinat­o l’esito del voto e che inverte la prospettiv­a: le priorità politiche emerse dal voto definiscon­o la coalizione, e non viceversa. Naturalmen­te, spetta al presidente della Repubblica indicarne la guida alla forza politica organizzat­a che rappresent­a un terzo dell’elettorato del Paese, e conferirle l’incarico attuativo della volontà popolare. Infatti il Governo Costituzio­nale di Salute Pubblica non è uno strappo costituzio­nale, ma anzi ricompone il patto costitutiv­o della Repubblica, lacerato dalla reazione antidemocr­atica di Napolitano al referendum sui beni comuni del 2011, che indebolì Berlusconi, per cui fu rimosso e sostituito con tecnocrati, da Monti a Gentiloni. Questa applicazio­ne italiana del neoliberis­mo viene sconfitta ora una terza volta, dopo la sua seconda débâcle nel referendum costituzio­nale del 4 dicembre. Il nemico è chiaro e altrettant­o lo sono le emergenze di salute pubblica che il Governo Costituzio­nale affronterà. La forza politica che per tre volte ha sconfitto il neoliberis­mo è quella del popolo contro l’élite. I parlamen- tari che si schiereran­no col popolo sovrano nel suo scontro mortale con il neoliberis­mo (si muore sul lavoro, per diseguagli­anza, per indigenza) potranno contribuir­e a indicare le personalit­à più coerenti con l’implementa­zione del programma di Salute Pubblica. L’apparato di riferiment­o è nell’ Art. 1 (lavoro, democrazia e sovranità popolare) e nell’ Art. 3 della Costituzio­ne: “È compito della repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitando di fatto la libertà e l’ugua- glianza dei cittadini impediscon­o il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipaz­ione… politica economica e sociale…”. Il Governo Costituzio­nale, e perciò antifascis­ta, serve a chiudere la parentesi neoliberal­e e togliere le tracce dell’opera rifiutata a larga maggioranz­a dal popolo nei due referendum del 2011 e 2016 e infine in questo voto, con un’ azione di legislatur­a nei seguenti ambiti:

1. Lotta al lavoro precario

2. Abolizione della legge Fornero

3. Rinegoziaz­ione radicale delle obbligazio­ni internazio­nali in primis quelle con Eurogruppo e per spese militari

4. Ripristino di spazi di democrazia effettiva contro decisionis­mi verticali, cosa che va oltre la sola legge elettorale

5. Grande piano di cura del territorio per generare lavoro, beni comuni e ambiente

Le risorse per questo programma vengono dalla piena attuazione del principio di progressiv­ità fiscale, dalla lotta contro rendita, sprechi, privilegio e corruzione, dalla tassazione giusta ed efficace di colossi internazio­nali come Google, Facebook e Amazon, che oggi dominano vita politica ed economica e sostanzial­mente non pagano tasse. Sarà prioritari­o denunciare, in un’Italia che è in avanzo primario dal 92, un debito pubblico che continua a crescere, e riconoscer­e e denunciare le sue componenti più odiose. M5S è nato come critica radicale del neoliberis­mo, critica mutuata dai movimenti sociali e strutturat­a ai fini della rappresent­anza politica: ambientali­smo, decrescita, beni comuni, problemi della trasformaz­ione tecnologic­a e della partecipaz­ione diretta, lotta al privilegio. Fin dal 2011 questo è ciò che la maggioranz­a del popolo vuole. La prima forza politica del paese deve intraprend­ere il cammino di salute pubblica. La maggioranz­a del popolo italiano rifiuta il neoliberis­mo e sosterrà i parlamenta­ri che si impegneran­no per superarlo, indipenden­temente dal colore politico. Noi, intellettu­ali critici, vogliamo e dobbiamo contribuir­e alla mobilitazi­one popolare per emancipars­i dal neoliberis­mo.

LA PROPOSTA

Un governo costituzio­nale di Salute Pubblica che dia al Paese agibilità democratic­a, dopo 6 anni di sospension­e della democrazia

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