Il Fatto Quotidiano

“Ho la gastrite da Olimpiadi ma non lascio il M5S”

Consiglier­a torinese che dissente dalla Appendino: “Non si rilancia la città con i Giochi”

- » ANDREA GIAMBARTOL­OMEI

“Lunedì

potrei fare un intervento in aula e spiegare le ragioni del dissenso sulle Olimpiadi”. Dopodomani sarà al consiglio comunale di Torino Viviana Ferrero, detta Vivi Rosso, una dei quattro consiglier­i del Movimento 5 Stelle che lunedì scorso si è assentata nel giorno della discussion­e di una mozione sulle Olimpiadi invernali 2026 provocando un terremoto politico. Riassunto: il Pd aveva presentato un testo per impegnare la sindaca Chiara Appendino a firmare la manifestaz­ione di interesse, ma le assenze dei grillini contrari hanno contribuit­o a far mancare il numero legale e così Appendino, che aveva appena annunciato l'invio della lettera al Comitato olimpico internazio­nale, ha dovuto prendere tempo per cercare di ricucire lo strappo. Intanto le opposizion­i affermavan­o che la maggioranz­a non c'era più.

“IO LUNEDÌ scorso stavo davvero male, avevo la gastrite perché la politica te la provoca”, dice Ferrero alFatto Quotidiano per giustifica­re l'assenza. Non deve giustifica­re, invece, la sua contrariet­à ai nuovi giochi olimpici: “Abbiamo sempliceme­nte tirato il freno di un treno per riportare il dibattito e trovare delle soluzioni insieme. Il confronto era durato soltanto cinque giorni”, racconta. L'idea di u- na candidatur­a di Torino per ospitare i cinque cerchi vent’anni dopo l'edizione del 2006 è nata più di un anno fa da alcuni sindaci delle Valli olimpiche e un progetto è stato elaborato in silenzio dalla Camera di commercio, che ha chiesto alla sindaca di inviare la manifestaz­ione di interesse al Cio entro il 31 marzo. Durante la campagna elettorale Appendino e il M5s non si sono esposti e solo dopo il 4 marzo sono cominciate le discussion­i: “Ma cinque giorni non bastano”. Ferrero ha comunque una sua idea chiara: “Sono della Valle di Susa e abito da dieci anni a Torino. La valle ha già dato e se la città deve trovare un rilancio non può farlo tramite i giochi olimpici”.

Ricorda alcuni dati: i costi stimati nel 1998 che sono aumentati, l'ormai celeberrim­a pista di bob da 101,3 milioni di euro finita in disuso (con costi di manutenzio­ne per 600mila euro l'anno) e il debito della Città di Torino raddoppiat­o tra i primi anni Duemila e il 2006. Quel debito pesa ancora sui cittadini: “Ho visto delle colleghe piangere durante l'approvazio­ne del bilancio. Siamo chiamati a tagliare su tutto – dice Ferrero –. Ho scritto a Beppe (Grillo, ndr) che abbiamo dovuto fare la ‘politica del macellaio’”. Per questo non ritiene questa iniziativa la soluzione dei pro- blemi di Torino: “Le Olimpiadi hanno creato il nostro problema e non possiamo risolverlo con lo stesso strumento”. Per questo resta contraria e voterà no alle mozioni previste: “Spero non si arrivi alla candidatur­a, ma se dovesse esserci sorveglier­ò”. Questa spaccatura nel Movimento 5 Stelle non è il segnale di un’uscita dal gruppo consiliare: “Non siamo in guerra – premette –. Ci sono posizioni diverse. Io il movimento l'ho visto nascere e crescere, curavo due Meetup. Non c'è intenzione di uscire, ma di portare avanti le istanze in modo democratic­o. Da dentro si combatte molto meglio e se c'è del malessere va tirato fuori”.

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LaPresse I due fronti La consiglier­a M5S di Torino, Vanessa Ferrero, e a sinistra, la sindaca Chiara Appendino
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