Il Fatto Quotidiano

Migranti, la nave errante sbarca a Pozzallo

Mediterran­eo La Ong Open Arms aveva raccolto duecento profughi in gravi condizioni ma si era scontrata con i libici

- » ROBERTA ZUNINI

Per

i 218 migranti recuperati al largo della Libia dalla nave della Organizzaz­ione non governativ­a spagnola Proactiva Open Arms, il "porto sicuro" dove sbarcare è emerso dopo ben 30 ore di obbligato girovagare senza meta.

Si tratta di Pozzallo, in Sicilia, dove il Viminale ha dato indicazion­e di attraccare. La vicenda della Proactive è l'ultimo esempio plastico della incapacità e mancanza di volontà da parte delle autorità europee di dirimere il problema del cosiddetto “porto sicuro ”. L'Odissea nell'Odissea per i migranti era iniziata due giorni fa, quando il comandante della Open Arms aveva dovuto evitare le motovedett­e della Guardia Costiera libi- ca, pur di farli salire a bordo. I libici, a quel punto, non si sono fatti alcuno scrupolo e - secondo la versione della Ong, smentita dalla Guardia Costiera - hanno sparato contro la nave che, una volta entrata nelle acque internazio­nali, ha dovuto vagare tra le onde in attesa che la burocrazia europea dipanasse la questione del primo luogo sicuro dove farla attraccare.

Peccato che non si trattasse di un cargo carico di merci, bensì di vite umane, alcune delle quali in serio pericolo. Tanto che una bimba e la madre - entrambe gravemente disidratat­e e colpite da infe- zioni - sono state fatte scendere a Malta. Per gli altri compagni di sventura non più in pericolo di morire annegati, Malta rimaneva chiusa. Intanto le condizioni del mare si stavano facendo sempre più difficili.

SECONDO la Convenzion­e Internazio­nale di Amburgo del 1991, recepita dall'Italia nel 1994, il soccorso termina una volta arrivati in un porto sicuro, che deve essere indicato da chi ha coordinato le operazioni di soccorso. In teoria la guardia costiera libica che, in questo caso specialmen­te, ha dimostrato di non essere certo interessat­a a salvare le vite di questi migranti in fuga dalle guerre e dalla mancanza di prospettiv­e. Per questo la Guardia Costiera italiana è in- tervenuta successiva­mente e, riconosciu­ta dall'equipaggio della Proactive, ha tentato di coordinare al meglio la rotta allo scopo di avvicinarl­a a porti vicini e sicuri, ma senza poterli indicare. “Per aver rifiutato di dare ai libici i migranti soccorsi - spiegava inizialmen­te in un tweet il fondatore di Proactiva, Oscar Camps - il protocollo ci vieta al momento di sbarcare in un porto europeo”. A quel punto l'Italia si è rivolta al Paese di bandiera della nave, la Spagna, per cercare una soluzione. Essendo stato chiamato in causa lo stato spagnolo, questo ha dovuto rispondere all'Italia seguendo la trafila diplomatic­a. Alla fine i due Paesi hanno deciso di far approdare la nave di volontari in provincia di Ragusa.

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Migranti salvati da Open Arms

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