Il “sistema-Malagò” in Federazione: preso anche un manager di Expo
“Il
commissariamento in Federcalcio sta meno che 0-0”. Nei palazzi dello sport circola questa metafora calcistica per ammettere come la rivoluzione promessa dal Coni proceda un po’a rilento: niente Ct della Nazionale, niente riforme. In compenso Giovanni Malagò sta provvedendo a piazzare tutte le sue pedine, così da controllare il pallone anche quando il suo governo straordinario sarà finito.
LUNEDÌ in Lega a Milano farà eleggere presidente Gaetano Miccichè, fratello del forzista Gianfranco, n. 1 di Banca Imi (del Gruppo Intesa Sanpaolo) e membro del cda di Rcs. Men- tre a Roma uno dei primissimi (se non unici) atti del nuovo corso guidato dal suo vice Roberto Fabbricini (e da Michele Uva, direttore generale ormai plenipotenziario in Federazione) è stato assumere un capo del marketing nuovo di zecca, che arriva da Expo.
Il prescelto è Giovanni Sacripante: 51 anni, di Teramo, sarà direttore dell’area business. Secondo voci di corri- doio, ci sarebbero anche dei contatti politici dietro la sua nomina, sponsorizzata dalla cerchia che fa a capo al ministro Luca Lotti. I vertici federali lo escludono cat egoric amente: “È un tecnico, ha vinto una gara condotta da una società di ‘cacciatori di teste’ fra oltre 60 candidati. Era già stato individuato a gennaio, abbiamo aspettato perché fosse la nuova gestione a decidere su di lui”. E il commissario ha dato via libera a tempo di record. Di sicuro Sacripante viene dall’universo renziano di Expo, dove ha lavorato bene e con diversi incarichi dal 2012 al 2016, in qualità di direttore del Business Development. Già l’anno scorso era stato avvistato al Kick-off, il think tank calcistico organizzato dal dg Uva che riunisce sui campi di Coverciano tutte le persone che contano nel mondo del pallone e non solo (c’era pure il ministro Lotti come ospite d’onore). Ora è sbarcato in Figc, con un contratto fino a fine mandato e il piano non dichiarato di internalizzare il marketing, così da rinunciare all’advisor Infront in scadenza nel 2018.
LA NOMINA ha destato stupore in via Allegri ma non è un caso isolato, visto che negli ultimi tempi diversi dirigenti legati alla precedente gestione di Carlo Tavecchioo comunque al passato sono stati ricollocati, dalla biglietteria alla segreteria, dall’ufficio stampa a quello per le squadre nazionali. In alcuni casi c’è il rischio di finire addirittura in tribunale, ma la nuova gestione pare più interessata alle poltrone che alle riforme. E il commissario Fabbricini lascia fare; se lui fa melina a Roma, pe-
La replica
I vertici federali assicurano: “Ha vinto una selezione con oltre 60 candidati”
rò, lo stesso non può dirsi di Giovanni Malagò, che aMilano ha fatto fuoco e fiamme, spiazzando i proprietari dei club e scegliendo il prossimo capo della Lega.
Salvo sorprese, lunedì la Confindustria del pallone nominerà Gaetano Miccichè. Legato in famiglia alla politica ea Silvio Berlusconi, i suoi conflitti d’interessi con altri presidenti del pallone si sprecano, e proprio per questo probabilmente sarà eletto: come avrebbe potuto dirgli di no Claudio Lotito, appena candidato alle Politiche da Forza Italia di cui suo fratello è luogotenente in Sicilia? Oppure Urbano Cairo, che alla Banca Imi da lui guidata deve tanto per la scalata al Corriere della Sera, in Rcs lo ha come consigliere e ora se lo ritroverà presidente in Lega? Miccichè, comunque, non si insedierà fino a quando non saranno completati tutti gli organi (manca l’amministratore delegato e i vari membri del consiglio), in modo da permettere a Malagò (e al suo braccio destro Paolo Nicoletti) di fermarsi un altro po’ a Milano. Poi il n. 1 dello sport potrebbe addirittura prendere in mano pure la Figc, con la scusa che intanto Fabbricini non è più segretario generale del Coni (ruolo in virtù del quale era stato nominato commissario) e dovrà occuparsi della Coni Servizi. L’ultimo tassello dello spoils system del pallone.