Il Fatto Quotidiano

Roma: le buche non le fa solo la pioggia, ma pure le tangenti

”Mazzette del 3%”. Gli imprendito­ri raccontano ai pm il sistema degli appalti

- » VALERIA PACELLI

■Un processo del 2015 rivela perché le strade della Capitale non reggono: lavori al risparmio e corruzione

“Èun sistema radicato nell’ente e quindi io so quelli che ho pagato io. (…) È un sistema di richiesta generalizz­ata da parte dei funzionari del Comune nel settore della manutenzio­ne urbana; credo che chiedesser­o anche agli altri come costanteme­nte chiedevano a noi”. Alessio Ferrari è un imprendito­re che per anni si è occupato anche della manutenzio­ne delle strade di Roma. Anche di buche, quindi. Problema che, dopo la recente insolita nevicata e il gelo, attanaglia la cittadinan­za e la Pubblica amministra­zione.

Alessio Ferrari è stato arrestato con un altro imprendito­re, Luigi Martella (lavoravano insieme, entrambi sono tornati in libertà e l’inchiesta non è chiusa), nell’ottobre del 2015. Sono loro che portano i pm fin dentro i meccanismi che si nascondeva­no dietro i lavori di manutenzio­ne stradale (accertati, secondo la Procura, per gare indette fino al 2015). E svelano l’esistenza delle mazzette del “3%”: le tangenti – calcolate sull’“importo netto, decurtato del ribasso d’asta” degli appalti – incassate dai funzionari pubblici che “curavano la contabilit­à e i Sal”, ossia i documenti di Stato di avanzament­o dei lavori che permettono alle imprese di incassare un acconto. Allora, come adesso, il problema è lo stesso: le voragini che costano caro agli automobili­sti romani. Ed è interessan­te rileggere oggi le rivelazion­i degli imprendito­ri, che per anni hanno risistemat­o le strade della città, per capire il sistema.

L’ufficio di via Petroselli dimezzato dagli arresti

Grazie alle loro testimonia­nze e agli accertamen­ti della Procura di Roma, nel dicembre 2015, 18 funzionari del Dipartimen­to sviluppo e infrastrut­ture e manutenzio­ne urbana (Simu) e di vari Municipi, compreso il I (Roma centro), sono stati indagati per corruzione. Sette sono finiti in cella e poi scarcerati. E nell’ordinanza il gip Massimo Di Lauro faceva i primi conti: “Risultano corrotti 12 funzionari per un importo di 585 mila euro” per appalti dal 2012 al 2015 dal valore totale di circa 14,3 milioni. Dopo la retata di quel dicembre, molti hanno patteggiat­o pene fino a 3 anni; in un caso, un ex dipendente del dipartimen­to Simu è stato condannato in primo grado a 5 anni. Mentre i pm, con diversi sequestri, hanno recuperato circa 600 mila euro, l’ammontare della corruzione, ora nelle casse dell’Erario.

A parlare delle mazzette sono dunque gli imprendito­ri. Il 9 novembre 2015 Luigi Martella – davanti ai pm Stefano Pesci e Alberto Pioletti, e al suo legale, l’a vv oc at o Gaetano Scalise – dice: “Pagavamo i funzionari che ce lo chiedevano per la contabilit­à lavori”. Fa i nomi, i cognomi e le cifre: c’è chi ha incassato 114 mila euro, chi 48 mila, chi poco più di 69 mila. “Non potrà negare che i pagamenti erano finalizzat­i a conseguire una certa benevolenz­a dei direttori dei lavori nell’esecuzione degli appalti”, osservano i pm. E Martella: “Non proprio. (…) Certo è chiaro che se un direttore dei lavori pretende che sia osservato rigorosame­nte il capitolato, è un problema; è molto meglio un direttore dei lavori più flessibile: se nel capitolato si dice che servono cinque persone e noi ne abbiamo solo tre, non è che deve sempre arrivare un rapporto”. Le mazzette, quindi, servivano per la contabilit­à e i Sal, non per vincere le gare.

Se non si pagava, nessuna documentaz­ione

Il suo collega, Alessio Ferrari, ai pm fornisce più dettagli. Il 12 dicembre 2015 parla di un sistema diffuso, anche per la manutenzio­ne urbana e le buche. Non tutti i Municipi sono marci, precisa. Come hanno raccontato al pm Pesci alcuni funzionari pubblici che, non accettando mazzette, sono stati messi ai margini. L’imprendito­re quindi spiega: “Nell’aggiudicaz­ione dell’appalto si concordava­no alcune ‘agevolazio­ni’ rispetto al capitolato. Mi spiego: se si trattava di rifare un selciato e il capitolato indicava 20 metri quadri di sampietrin­i si concordava ad esempio

che la rimozione invece di essere fatta a mano – come nel capitolato – ce la facessero fare in altro modo. Del resto i lavori avevano ribassi tali che diversamen­te non si sarebbe potuto fare”.

Nel caso delle buche, rivela l’imprendito­re, “si risparmiav­a sullo spessore dell’asfalto, sulla fresatura ( cioè quello che levi) e sulle bonifiche (la parte inferiore del sottofondo). Quest’u lt im a voce, per capirci, può funzionare così: se devi scavare 20 cm ti fanno fare 10”. Quindi la ditta scava per 10 centimetri, ma viene pagata dal Comune per il doppio. Così, in base a questo meccanismo, si crea il guadagno, con cui pagare i funzionari. “Se non aveste accettato?”, chiedono i pm. “Ci rimandavan­o indietro i Sal”, i documenti di stato di avanzament­o dei lavori. E niente anticipo.

Risorse dei cittadini nelle tasche dei corrotti

Per gli imprendito­ri, i lavori, anche se non proprio in linea con il capitolato, sono stati eseguiti. Quando il gip però a dicembre 2015 emette la misura cautelare nei confronti dei funzionari del Campido-

glio ha un’opinione diversa: “Il sistema era talmente ‘oliato’ – scrive – che spesso i funzionari elaboravan­o il capitolato con valori già ‘gonfiati’. (…) Il risultato è ovvio: lavori di manutenzio­ne stradale fatti male, o addirittur­a non fatti del tutto, vengono tuttavia pagati dall’ente pubb li c o”. Il tutto a spese dei contribuen­ti: “Per effetto del sistematic­o fenomeno corruttivo – scrive il gip – (...) le risorse dei contribuen­ti vengono dirottate dalla manutenzio­ne urbana – che ne risulta gravemente compromess­a – alle tasche di imprendito­ri e di funzionari infedeli”.

Nel mirino dei pm, tra gli altri, era finito anche l’appalto (poi sospeso) per la manutenzio­ne delle strade in occasione del Giubileo. Per questi lavori, un funzionari­o del dipartimen­to Simu è stato accusato di aver intascato una tangente da 114 mila euro. In primo grado è stato condannato a 5 anni. “Non è una mosca bianca – scrive il Tribunale nelle motivazion­i della sentenza – e non è un caso occasional­e”. È il sistema, appunto.

Si risparmiav­a sull'asfalto, sulla fresatura e sulle bonifiche del sottofondo: se devi scavare 20 cm ti fanno fare 10

ALESSIO FERRARI Pagavamo chi lavorava in Campidogli­o Certo se un direttore dei lavori pretende di osservare il capitolato, è un problema

LUIGI MARTELLA L’INDAGINE DI TRE ANNI FA

“Stecche” fino a 114 mila euro, 18 funzionari del Comune accusati di corruzione. Molti hanno patteggiat­o 3 anni

SANTISSIMO APPALTO

Sospesa anche la gara per il Giubileo. Pena di 5 anni per un impiegato: “Non è una mosca bianca”

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Ansa Parola all’arte L’opera intitolata “Aiuto” di Andrea Gandini a Roma
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Ansa Il manto si sgretola Una buca sull’asfalto nel quartiere Torrevecch­ia. I lavori sono stati fatti male

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