Il Fatto Quotidiano

Come funzionano i referendum interni alla Spd: i due voti sulla Grosse Koalition

I militanti socialdemo­cratici hanno detto sì a Merkel al 66%, i dirigenti solo al 56

- » MATTIA ECCHELI Berlino

La

base della Spd tedesca si è fatta sentire. Due volte. La prima nel 2013, la seconda due settimane fa. In entrambi i casi ha sciolto definitiva­mente le riserve sull’accordo di coalizione con l’Unione di Angela Merkel, cioè con la Cdu ed i bavaresi della Csu.

IL RICORSO al referendum fra gli iscritti è previsto dallo statuto del partito, che ha impiegato per la prima volta questo strumento cinque anni fa. Allora i dubbi che questa volta hanno riguardato Martin Schulz – che lo scorso 24 settembre ha guidato la Spd al 20,5%, il peg- gior risultato a livello federale nonostante gli impegni assunti con l’accordo fossero stati sostanzial­mente rispettati (ma hanno pesato l’ondata migratoria e l’aumentata diseguagli­anza economica) – erano di Sigmar Gabriel.

In entrambe le occasioni la partecipaz­ione al referendum interno è stata elevata e si è attestata al 78%.

Nel 2013 la coalizione con la cancellier­a era stata avallata da poco meno del 76% dei votanti (gli aventi diritti erano 474.820). Quest’anno, malgrado l’iniziale “effetto Schulz” (eletto dal 100% dei delegati alla direzione della Spd nel marzo del 2017) e nonostante i 24.339 tesserati contabiliz­zati dall’inizio del 2018, potevano esprimersi 463.723 affiliati. I “sì” alla riproposiz­ione della ormai non più troppo Grande Coalizione (mercoledì, in occasione della fiducia al Bundestag, con appena 9 voti in più di quelli richiesti) questa volta sono stati 239.604, pari al 66,02%. Gli iscritti hanno manifestat­o una maggiore fiducia nell’intesa rispetto ai vertici del partito, che si era espresso con minore entusiasmo a favore (56%).

LA CONSULTAZI­ONE è avvenuta per posta (anche elettronic­a) e si è chiusa il 2 marzo. I dati sono stati ufficializ­zati nel giorno della Waterloo italiana del Pd, domenica 4. Nel 2013 l’operazio- ne era costata 1,6 milioni di euro, mentre le stime per il referendum del 2018 arrivano a 1,5 milioni. Per essere dichiarata valida, la votazione doveva raggiunger­e un quorum di almeno il 20% e il suo esito è vincolante per i socialdemo­cratici.

La domanda, del resto, non poteva essere formulata in modo più chiaro. Sulla scheda, i tesserati dovevano barare le caselle “sì” o “no” per rispondere al seguente quesito: “Il Partito socialdemo­cratico tedesco (Spd) deve stipulare l’accordo di coalizione (179 pagine programma che prevede costi

Il precedente

La stessa consultazi­one sull’intesa con Merkel si tenne nel 2013: i sì furono il 75%

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