Il Fatto Quotidiano

Gesù dona la sua vita per tutti gli uomini La morte dà il suo frutto

Giungono a Gerusalemm­e i greci che nella loro lingua dicono di volerlo vedere C’è una condizione: assistere alla sua resurrezio­ne

- » DON FRANCESCO BRUGNARO* Arcivescov­o di Camerino - San Severino Marche

In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinaro­no a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandaron­o: “Signore, vogliamo vedere Gesù”. Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: “È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificat­o. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome”. Venne allora una voce dal cielo: “L’ho glorificat­o e lo glorifiche­rò ancora!”.

La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: “Un angelo gli ha parlato”. Disse Gesù: “Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me”. Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire. (Giovanni 12,20-33).

GIUNGONO a Gerusalemm­e per la Pasqua alcuni Greci, e la notorietà di questo nuovo maestro li induce a rivolgersi a Filippo, uno dei discepoli che dal nome stesso poteva avere familiarit­à con la loro lin- gua. “Vogliamo vedere Gesù”! ecco la loro richiesta. Questa domanda ci riguarda tutti. Diventerà anche l’interrogat­ivo che non abbandoner­à mai più la storia dell’umanità! Così emerge Gesù che porta l’attenzione dei richiedent­i e l’esperienza dei discepoli su di una piccola parabola. Essa darà soddisfazi­one al desiderio autentico e urgente di vederlo, ma è necessario che Gesù in persona ne spieghi il senso per portare lo sguardo alla profondità e alla visione che Lui vuole di se stesso. Troppo importante è per l’evangelist­a Giovanni, come per ogni cristiano, il vedere Gesù! Desiderate comprender­mi? Ri cono scer mi? Vedermi? “…io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”. Intendiamo­ci, il nascondime­nto del grano nel cuore della terra perché possa rinascere e germogliar­e significa certamente che deve passare da una condizione all’altra. Gesù è schietto, elimina ogni fraintendi­mento: se non muore o se muore!

Non è solo sul vaglio della morte che siamo invitati a riconoscer­e il suo profilo. La frase converge più fortemente l’attenzione sul produce molto frutto! Il seme nel- la terra è soggetto alle feconde trasformaz­ioni che gli permettono di passare da chicco di grano capace di vita a germe vivente, autonomo, che cresce e si sviluppa. Maturerà da esso la spiga carica di numerosi chicchi, turgidi di vita per il seminatore e per la semina successiva.

E GESÙ AGGIUNGE un’ulteriore e importante nota temporale che lo riguarda: è l’ora, ed è questa nella quale la morte viene vinta. Lui, il Vivente sconfigger­à con la sua morte e risurrezio­ne il peccato e la morte. In Lui si compiranno la compassion­e e la fedeltà di Dio per l’uomo: disposto a perdersi pur di non perderne nessuno. E l’offerta della sua vita, come ogni nostra morte, non avviene a cuor leggero: l’anima mia è turbata.

Ma c’è una condizione necessaria per vedere Gesù: bisogna assistere, guardare a “quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me”. Dal Crocifisso si sprigiona un’energia di attrazione per cui basta tendere le nostre mani verso le sue braccia aperte e contemplar­e quel petto trafitto. I suoi occhi pieni di libertà, di perdono e di luce ci persuadono che siamo avvolti nella storia d’amore di un Dio che ci ama fino all’estremo, che dà la vita per noi.

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