Putin pareggia May: espelle 23 inglesi e li mette nelle urne
La risposta del Cremlino alle misure di Londra per l’uccisione dell’ex spia Skripal. Oggi il plebiscito presidenziale
Britannia, persona non grata. Per il delo Skripal , caso Skripal, 23 diplomatici del Regno Unito verranno espulsi dalla Federazione russa. Così ha deciso il Cremlino. Alla fermata della metro Smolenskaya, ministero degli Esteri, le porte sono altissime, pesanti, grigie. Falci, martello e una data sopra: 1951. Quando l’ambasciatore Laurie Bristow è uscito spingendole a due mani ieri mattina, era già stato informato che la risposta russa “alle azioni provocatorie e senza prove” di Londra per il caso dell'ex colonnello doppiogiochista del Kgb, erano la chiusura del British Council, la revoca del permesso di apertura di un consolato generale britannico a San Pietroburgo e “zub za zub”, dente per dente, 23 per 23. L’espulsione avverrà tra una settimana.
Se il coinvolgimento russo nell’avvelenamento di Skripal con il gas nervino novichok sarà provato, dice l’organo regolatore britannico Ofcom, Russia Today, il canale tv multilingua finanziato dal governo di Mosca, potrebbe perdere la licenza di trasmissione. “Non un solo media britannico lavorerà più nel nostro territorio se chiudono Russia Today” ha risposto la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova. “Skripal è stato avvelenato su ordine di Putin”: dopo le parole del mini- stro degli Esteri Boris Johnson sul chi ha deciso l’uso del novi chok ( il gas nervino di produzione sovietica, ndr) in un parco pubblico a Salisbury, la portavoce sostiene che: “Nessuno dovrebbe minacciare una potenza nucleare”.
Mosca fa ancora silenzio sulla morte dell’esule russo Nikolai Glushkov, strangolato a Londra il 13 marzo scorso. Glushkov aveva testimoniato al processo per il suo amico, il milionario Boris Berezovsky, contro Putin e Abramovich nel 2011. Due anni dopo, nella capitale inglese, Berezovsky fu trovato suicida, impiccato nella sua abitazione, ma per Glushkov l’oligarca “era stato strangolato”.
MORTE DOPO MORTE, è a rischio anche la partecipazione alla Coppa del Mondo di calcio di giugno: “Sare bbe difficile per Londra partecipare”, ha detto ancora Johnson.
Nessuno degli altri 7 candidati può impensierire Putin. Non il candidato liberale Grigory Yavlinsky. Non Ksenia Sobchak, la Paris Hilton russa, presentatrice tv che ha fondato il “partito del cambiamento” a due giorni dalle elezioni. Né l’ultra-nazionalista, provocatore Vladimir Zhirinovsky, alla sua sesta campagna presidenziale. Né il comunista nazionalista Serghey Baburin , né il comunista milionario Pavel Gr ud in in, né il comunista stalinista “compagno Surayk in”, come vuole essere chiamato il candidato “contro il capitalismo e l’imperialismo” che vuole far risorgere l’Urss. Non l’imp rendit ore Boris Titov. L’unico oppositore di Vladimir Putin a queste elezioni presidenziali, quando apriranno i seggi oggi in Russia, sarà il caos.
Chi è nato sotto la sua presidenza quasi vent’anni fa, voterà sottozero questo marzo per la prima volta. “Tu voti, il paese vince!” c'è scritto sui biglietti recapitati nella cassetta delle lettere delle case, indirizzati a ogni cittadino della Federazione. Più pericolosa della campagna #negolosyju, io non voto, lanciata da Aleksey Navalnj, c’è la cronica, comune astensione della popolazione russa al voto. Oltre al boicottaggio delle urne, a Putin rimangono due avversari. Quello piccolo a piazza Pushkin, Mosca, dove proverà a protestare il blogger anticorruzione con i sostenitori che non sono già dietro le sbarre. Quello che diventa sempre più grande a Londra, arrivato fino all’ultimo degli anelli di questa gelida Mosca.
Tu voti, il Paese vince Lo slogan finale del favoritissimo per invogliare gli elettori ai seggi