VOTO, CHI MUORE NON SI RIVEDE
Bilanci Renzi si dà al tennis, B. si eclissa, Dudù non abbaia e Bonino smonta maxischermi. Avanzano il leghista Giorgetti e Big Jim Martina
Non ci dormiamo la notte. Prima delle elezioni c’era una pletora di candidati ( che nell’antica Roma si chiamavano così perché indossavano una toga candida che li rendeva riconoscibili prima e dopo) che poi, a elezioni tenute, sono spariti, mentre altri sono magicamente apparsi dal nulla. Perché sono cambiati gli attori in gioco? Chi siamo andati a votare? Prodigi del Rosatellum, fatto in modo che l’elettore eleggesse chi non voleva. Ecco la galleria di figurine in ascesa e in discesa dopo la far
sa elettorale. BERLUSCONI SILVIO
È come lo Stregatto. Appare, scompare; nel buio del nulla catodico resta la scia odontoiatrica del suo sorriso. Persino da detenuto in regime alternativo filtravano sue immagini: l’epica del ravveduto che raccontava barzellette e suonava il piano per gli anziani (il tribunale ritenne che avessero anche loro qualcosa da scontare). Una sua foto esiste del giorno in cui varcò la soglia del Nazareno con Verdini per siglare la segreta “profonda sintonia” con Renzi. Adesso, dopo la ristrutturazione somatica a Merano, il servizio da Kennedy versione Scarface a Villa Maria con la Pascale, la bulimia delle apparizioni Tv (glassato come la maschera funebre di Tutankhamon, sempre più bleso e scassato come un carillon del 1930), è sparito. Il 14%, nella sua brutalità di cifra, lo ha ricondotto alla sua dimensione d’elezione, quella di fenomeno da avanspettacolo che fa la stagione e poi si eclissa. All’estero, dove già lo vedevano capo di una grossa coalizione antipopulista ( sic ) insieme a Renzi e per interposta persona- pupazzo di Tajani, fischiettano vaghi.
BONGIORNO GIULIA
Noi questa avvocata, famosa per aver difeso Andreotti dall’accusa di mafia, Sollecito da quella di omicidio e Ghedini di aver corrotto testimoni, la ricordavamo in una recente gloriosa apparizione Tv mentre maneggiava una pistola si spera giocattolo e illustrava al Paese il futuro programma politico: “In casa mia devo poter sparare ai delinquenti”. La sua campagna elettorale, durata il tempo di una conferenza stampa (quando si dice il legame col territorio), le ha fruttato l’elezione come senatrice della Lega e quindi la candidatura alla presidenza del Senato della Repubblica. Se non c’è di meglio, stiamo messi bene.
BONINO EMMA
Ci sono volute più persone per disinstallare i maxischermi luminosi della campagna elettorale di +Europa dalle stazioni di quante ne sono bastate per non farla entrare in Parlamento.
BOSCHI MARIA ELENA Trionfante a Bolzano, si narra abbia già imparato a fare lo Strudel e a dire otto parole in tedesco. Inconsolabili ne danno il triste annuncio gli orafi aretini.
CALENDA CARLO
È vero che lo Sviluppo economico ha fatto un balzo da tigre asiatica da quando c’è lui, ma ci voleva la rottamazione di Renzi per proiettare questo talentuoso romanordino nei cieli del governo del Paese. Due ore dopo aver preso la tessera del Pd, già dava ordini e si atteggiava a capo. Benvisto da Scalfari, che ha passato con lui un’ora “a parlare di Diderot e Montaigne”, ha tolto a Matteo lo scettro di Mister Compulsivo di Twitter. E, si sa, da lì alla gloria è un attimo.
DUDÙ
Dopo il servizio su Chi, l’aspirante First dog è sparito nel nulla insieme alla Brambilla. Da chiamare l’Enpa.
GIORGETTI GIANCARLO Adesso voi ci giurate che conoscevate questo Giorgetti prima delle elezioni senza essere i responsabili del catering alla festa della Lega di Borgomanero (Novara). Ora viene fuori che questo padano rudemente sexy (un mix tra il Bossi dei tempi d’oro e un carburatorista di Ingria) era il vero regista delle strategie di Salvini. Tanto da dettare condizioni, da vice del terzo partito d’Italia, a nome di tutto il centrodestra: “O si fa un governo che dura o si va al voto”. L’abbiamo ascoltato a Porta a Porta: se impara l’italiano potrebbe essere il nuovo Cavour.
GRASSO PIETRO
Il suo nome sul simbolo. Una scelta talmente imbroccata da fruttare a LeU il 3,2%. Ma che fine ha fatto questo trascinatore di popoli? S’è ritirato in convento? È scappato in Sudamerica? Una spedizione di speleologi, alpinisti e subacquei è al lavoro per ritrovarlo. Non si interrompe così un’emozione.
LORENZIN BEATRICE
Non ci viene in mente niente.
LOTTI LUCA
L’eroica campagna elettorale (due tweet e l’inaugurazione di un campetto sportivo) lo ha portato al trionfo a Empoli. Se la giustizia a orologeria non ne arresterà l’ascesa farà molta strada (nel Copasir).
MARTINA MAURIZIOh Questo Big Jim con la faccia da televenditore di materassi è l’attuale capo “reggente” del Pd, per dire come Renzi ha ridotto il Pd. Quando parla lui, in direzione i colleghi compulsano i telefonini. Tutti su Google a cercare “Maurizio Martina chi è”.
MINNITI MARCO
Sua Eccellenza il ministro del Regno Marco Minniti, dopo la fastosa campagna di Libia, è stato sconfitto a Pesaro da tale Cecconi (eletto coi 5Stelle che l’avevano espulso). Dopo si è fatto ritrarre da La Stampa nello studio che fu di Giolitti e Mussolini, seduto al tavolo, amaro: “Il Pd rischia di scomparire”. Poi ha ricevuto Merlo di Repubblica e si è messo a declamare Majakovskij. Ha detto: “Il mio è un compito maieutico: tirare fuori la verità con le tenaglie da ciascuno”. Prozac compresse 1 volta al giorno al mattino, Xanax 15 gocce la sera prima di coricarsi.
RENZI MATTEO
Che non conti più niente è stato chiaro quando Lucia Annunziata, elogiando in Tv la sua tenerissima tenuta da tennis, l’ha definito “simpatico” e il pubblico ha applaudito. Se c’è una cosa che Renzi non è mai stato, comprese quelle che ha fatto finta di essere, è “simpatico”. È il segno che ormai è totalmente innocuo. Potrà racimolare qualche carica per i suoi gerarchetti, da incompresi ministri costituenti a capi della intelligence, purché il suo nome non compaia sotto gli occhi degli elettori che non fanno che punirlo dal 2014. Questo fenomeno che urlava “gli italiani sono con noi” e ha fatto perdere al Pd sei milioni di voti dal 2008 dovrà accontentarsi di fare l’onorevole nel Senato che voleva abolire, ma è litigatissimo nella Silicon Valley e come influencer di Instagram, dove posta ogni dì poetici selfie con la figlia Ester, racchette, albe, tramonti. Lui lo hanno rovinato le elezioni, sennò chissà dove arrivava.
TAJANI ANTONIO
Il Guido Bertolaso del Parlamento europeo, usato da B. come controfigura per l’incidente elettorale, ha fermato l’ordine per le targhette di ottone con su scritto “Pres. del Consiglio” appena in tempo.
ZINGARETTI NICOLA Appena riconfermato governatore del Lazio si è candidato per le primarie del Pd del 2019, fregandosene di ciascuno dei 1.018.736 voti ricevuti. Premio della critica.
ZINGARETTI SALUTA GLI ELETTORI
Due giorni dopo aver incassato oltre un milione di voti per governare il Lazio si candida alle primarie del Pd CERCASI PIETRO GRASSO
Dov’è finito il trascinatore di folle che ha portato Liberi e Uguali fino al 3,2%? È fuggito in Sudamerica?