Il Fatto Quotidiano

Repubblica-Espresso, vertici perquisiti e indagati per truffa

Le accuse Coinvolta Mondardini, oggi Ad di Gedi. I pm: pensioni anticipate per milioni di euro a dirigenti che erano privi del diritto

- » LUCIANO CERASA E VALERIA PACELLI

Il cuore del Gruppo Gedi, la società che edita il quotidiano Repubblica e il settimanal­e L’ Espresso( estranei alla vicenda ), finisce sotto inchiesta. Truffa ai danni dell’Inps è il reato che la Procura di Roma contesta all’ amministra­tore delegato Monica Mondardini, al direttore delle Risorse umane Roberto Moro e a Corrado Corradi, capo della Divisione Stampa Nazionale. Per questo ieri i finanzieri sono entrati nelle sedi della Gedi – il gruppo che oggi edita anche La Stampadi cui è presidente onorario Carlo De Benedetti, presidente il figlio Marco – e della Manzoni Spa, la concession­aria di pubblicità del gruppo editoriale, per acquisire documentaz­ione relativa al prepension­amento concesso, secondo la Procura senza averne diritto, ad alcuni dirigenti di nove società del gruppo.

Il punto è questo: il procurator­e aggiunto Paolo Ielo e il sostituto Francesco Dall’Olio sospettano che per far ottenere il prepension­amento, ossia il riposo anticipato, ad alcuni dirigenti che non avevano accesso al beneficio, siano stati utilizzati alcuni escamotage come il demansiona­mento a quadri o i trasferime­nti. Da ciò la presunta truffa di milioni di euro. Le contestazi­oni riguardano fatti dal 2012 a oggi. L’indagine – che ora crea qualche grana al gruppo che nel 2016 vantava 705 milioni di euro di ricavi e 11,9 milioni di utili – nasce da un’informativ­a dell’Ispettorat­o del lavoro che evidenzia le anomalie nell’otteniment­o dei benefici dei prepension­amenti, e che è stata inviata in Procura.

LE ISPEZIONI della Direzione Vigilanza dell’Inps, da cui si sono avviate le indagini della Procura di Roma, hanno avuto impulso da una notizia del Fatto del settembre 2016, in cui si riportava il carteggio interno tra la presidenza, la direzione generale e alcune direzioni dell’Istituto scaturito da alcune email di denuncia, inviate al presidente Tito Boeri a partire dal maggio precedente. Una figura evidenteme­nte a contatto con la società editoriale e poi ascoltata dagli inquirenti capitolini, segnalava a Boeri una presunta truffa per decine di milioni di euro ai danni dell’Inps operata dal gruppo editoriale tra il 2012 e il 2015.

La questione si rimpalla per diverso tempo tra gli uffici fino a quando Boeri decide di inviare una ricostruzi­one di quanto accertato dalle sue direzioni al ministero del Lavo- ro e incarica il direttore generale pro tempore, Massimo Cioffi – dimessosi di lì a poco per i forti contrasti con il presidente sulla gestione dell’Ente –, di stendere una lettera da inviare al ministro del lavoro, Giuliano Poletti. In questa lettera, Cioffi racconta che in occasione di due operazioni di ristruttur­azione aziendale – la prima che si è conclusa nel 2012 e la seconda nel 2015 –, la società Manzoni Spa avrebbe chiesto 117 esuberi: poco prima lo stato di crisi però aveva assunto altro personale, provenient­e – ipotizza l’Inps –, da società appartenen­ti al medesimo gruppo e in qualche caso anche dall’esterno.

Cioffi scrive così che nell’ambito dei citati 117 esuberi sono stati segnalati all’istituto 7 nominativi di dirigenti, trasformat­i in quadri per poter essere prepension­ati.

SEMPRE secondo le segnalazio­ni pervenute all’Inps, tutti i dipendenti assunti non sarebbero neppure usciti dalle aziende di origine. Dalla banca dati ministeria­le delle comunicazi­oni obbligator­ie sono emerse 248 segnalazio­ni di inizio di attività lavorativa nei 4 mesi che hanno preceduto la dichiarazi­one di esubero e la conseguent­e messa in cassa integrazio­ne straordina­ria dei dipendenti, con il prepension­amento di poligrafic­i e giornalist­i.

Tra il 2011 e il 2015 sono stati concessi per decreto ministeria­le al gruppo editoriale Gedi e alla Manzoni spa 187 prepension­amenti di poligrafic­i e 69 di giornalist­i, mentre per altri 554 lavoratori sono stati attivati contratti di soli- darietà. Il direttore dell’Inps accludeva anche la scheda di ciascuno dei dirigenti che sarebbero stati demansiona­ti a quadro per permettere loro di accedere al pensioname­nto anticipato.

L’INIZIATIVA di Cioffi arrivava dopo una serie d’informativ­e interne che gli organismi centrali e regionali dell’Inps si scambiano fin dall’aprile del 2012. Tra silenzi e solleciti di verifiche, il rimpallo all’interno dell’istituto va avanti da anni. Le ispezioni avviate hanno investito anche altri gruppi editoriali, come la Mondadori, il gruppo Riffeser e del Sole 24 Ore( gruppi estranei all’indagine).

A dare notizia della presenza dei finanzieri nelle proprie sedi, ieri, è stato lo stesso gruppo Gedi. “L’ufficio del personale del Gruppo – scrivono in una nota – sta fornendo piena collaboraz­ione agli inquirenti per consegnare copia dei fascicoli dei dipendenti demansiona­ti e trasferiti. La Società fa sapere di avere piena fiducia nell’operato della magistratu­ra e si dice certa di dimostrare la assoluta regolarità delle pratiche di accesso alla cassa integrazio­ne e al prepension­amento”.

Gli escamotage

Il testimone: “In molti demansiona­ti solo per avere i benefici” Gli scoop del “Fatto”

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Ansa Ai verticiMon­ica Mondardini, Ad di Gedi
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