B. fisso su Romani, il Pd sul mercato, solo il M5S dice no Oggi il voto al buio
Si apre la legislatura con la nomina dei presidenti di Senato e Camera
■ Le posizioni della vigilia sono chiare. I Cinque Stelle temono il “trappolone” Ma nel segreto dell’urna non è detto che i gruppi si muovano come dettato dai loro leader politici
Senato del Popolo Romani? Come in una mano di poker al buio – ché questo è lo stato dell’arte prima della notte – Silvio Berlusconi non cede sull’impresentabile Paolo Romani, condannato per peculato, e anzi rilancia. Per il secondo giorno consecutivo è il capogruppo azzurro uscente a Palazzo Madama il candidato del centrodestra alla presidenza del Senato. Un nome “invotabile” per il M5s ma che il Pd, anche per non spaccarsi, potrebbe favorire con l’annuncio di astenersi. Cambierà qualcosa nella notte, prima della seduta inaugurale di oggi, con inizio alle dieci e trenta?
LA MOSSA del Pregiudicato – che ha visto uniti i due grandi avversari del suo cerchio magico: Niccolò Ghedini e Gianni Letta – sospinge nell’angolo non solo Di Maio ma anche e soprattutto l’alleato vincitore della destra, Matteo Salvini. Ieri ancora un vertice a Palazzo Grazioli tra B., Salvini e Meloni di Fratelli d’Italia, dopo quello di mercoledì. Il leader del Carroccio, che ormai sente Di Maio al telefono più volte della mamma, ha tentato invano un “res et” de lla trattativa. Con una donna azzurra al posto del condannato Romani – Elisabetta Casellati oppure Anna Maria Bernini –l’accordo istituzionale per le presidenze delle Camera tra centrodestra e grillini si sarebbe chiuso in un minuto.
Invece no. Il pressing salviniano è stato infruttuoso e all’ultima riunione, quella di ieri sera tra i capigruppo di tutti i partiti, l’esuberante Renato Brunetta si è presentato con arrogante sicumera: “Noi di Forza Italia possiamo trattare solo sulle vicepresidenze, per le presidenze il nostro leader è Silvio Berlusconi”. Chiaro il messaggio per il M5s: se Di Maio vuole un accordo deve vedersi con l’ex Cavaliere. Una proposta inaccettabile per il candidato premier pentastellato ma il vero punto, molto più che simbolico, su cui si è giocata sinora la partita.
Berlusconi al tavolo con Di Maio sarebbe stata la foto dell’anno, ma l’ex premier è stato respinto senza una sola parola di solidarietà di Salvini. Di qui la tigna berlusconiana su Romani e le difficoltà gemelle dei due vincitori giovani del 4 marzo. Non solo. Lo stesso Romani ha marcato a uomo la sua candidatura. Presente anche lui ieri sera, mentre nell’assemblea pomeridiana dei gruppi di Forza Italia ha esordito così: “Il candidato sono io”.
RISULTATO: alle prime due votazioni di oggi il centrodestra voterà scheda bianca; dalla terza al ballottaggio della quarta comparirà il nome di Romani. A quel punto basteranno i voti del solo centrodestra, cui bisogna aggiungere l’astensione amichevole del Pd.
Nella riunione serale tra i capigruppo la rottura tra il centrodestra e il M5s sarebbe stata totale. Dopo l’ennesimo ultimatum forzista su un vertice di tutti con Berlusconi, Di Maio ha finalmente dato un segno di vita: “Sono disposto a incontrare Salvini, il leader del centrodestra”. Il puntiglio berlusconiano è tale che pure la proposta di mediazione di Ignazio La Russa, cioè una rosa con altri nomi del centro- destra, pone come condizione una sorta di Nazareno a cinque stelle istituzionale con Berlusconi e Di Maio. Altrimenti la coalizione vincitrice metterà per la Camera il nome del leghista Giancarlo Giorgetti.
Su queste basi si arriva oggi alla giornata inaugurale del Parlamento. A Palazzo Ma- dama, epicentro della crisi, si tenterà di aprire nuovi spiragli di trattativa, visto che i primi due voti saranno “bianchi”. Domani il momento clou con l’eventuale ballottaggio. E se Romani dovesse scavallare da candidato anche la giornata di oggi, riuscirà a tenere compatto il centrodestra nel voto segreto? Senza dimenticare che la radicalizzazione della destra sul suo nome potrebbe generare sorprese di vario genere, compresa quella di una sponda ribelle della Lega e del Pd antirenziano a un candidato votato dai Cinquestelle. Un muro contro muro come quello di cinque anni fa tra il forzista Schifani e l’allora democratico Grasso.
Le partite delle presidenze sono sempre complicate e può capitare di andare a dormire da presidente in pectore e risvegliarsi il mattino successivo da candidato silurato. Il gioco comincia oggi. E sarà durissimo, non duro.
Ritrovata unità Gli acerrimi nemici Letta e Ghedini stavolta sono dalla stessa parte
Il voto al Senato
I primi due scrutini saranno scheda bianca. Domani il ballottaggio