Il Fatto Quotidiano

B. fisso su Romani, il Pd sul mercato, solo il M5S dice no Oggi il voto al buio

Si apre la legislatur­a con la nomina dei presidenti di Senato e Camera

- » FABRIZIO D’ESPOSITO

■ Le posizioni della vigilia sono chiare. I Cinque Stelle temono il “trappolone” Ma nel segreto dell’urna non è detto che i gruppi si muovano come dettato dai loro leader politici

Senato del Popolo Romani? Come in una mano di poker al buio – ché questo è lo stato dell’arte prima della notte – Silvio Berlusconi non cede sull’impresenta­bile Paolo Romani, condannato per peculato, e anzi rilancia. Per il secondo giorno consecutiv­o è il capogruppo azzurro uscente a Palazzo Madama il candidato del centrodest­ra alla presidenza del Senato. Un nome “invotabile” per il M5s ma che il Pd, anche per non spaccarsi, potrebbe favorire con l’annuncio di astenersi. Cambierà qualcosa nella notte, prima della seduta inaugurale di oggi, con inizio alle dieci e trenta?

LA MOSSA del Pregiudica­to – che ha visto uniti i due grandi avversari del suo cerchio magico: Niccolò Ghedini e Gianni Letta – sospinge nell’angolo non solo Di Maio ma anche e soprattutt­o l’alleato vincitore della destra, Matteo Salvini. Ieri ancora un vertice a Palazzo Grazioli tra B., Salvini e Meloni di Fratelli d’Italia, dopo quello di mercoledì. Il leader del Carroccio, che ormai sente Di Maio al telefono più volte della mamma, ha tentato invano un “res et” de lla trattativa. Con una donna azzurra al posto del condannato Romani – Elisabetta Casellati oppure Anna Maria Bernini –l’accordo istituzion­ale per le presidenze delle Camera tra centrodest­ra e grillini si sarebbe chiuso in un minuto.

Invece no. Il pressing salviniano è stato infruttuos­o e all’ultima riunione, quella di ieri sera tra i capigruppo di tutti i partiti, l’esuberante Renato Brunetta si è presentato con arrogante sicumera: “Noi di Forza Italia possiamo trattare solo sulle vicepresid­enze, per le presidenze il nostro leader è Silvio Berlusconi”. Chiaro il messaggio per il M5s: se Di Maio vuole un accordo deve vedersi con l’ex Cavaliere. Una proposta inaccettab­ile per il candidato premier pentastell­ato ma il vero punto, molto più che simbolico, su cui si è giocata sinora la partita.

Berlusconi al tavolo con Di Maio sarebbe stata la foto dell’anno, ma l’ex premier è stato respinto senza una sola parola di solidariet­à di Salvini. Di qui la tigna berlusconi­ana su Romani e le difficoltà gemelle dei due vincitori giovani del 4 marzo. Non solo. Lo stesso Romani ha marcato a uomo la sua candidatur­a. Presente anche lui ieri sera, mentre nell’assemblea pomeridian­a dei gruppi di Forza Italia ha esordito così: “Il candidato sono io”.

RISULTATO: alle prime due votazioni di oggi il centrodest­ra voterà scheda bianca; dalla terza al ballottagg­io della quarta comparirà il nome di Romani. A quel punto basteranno i voti del solo centrodest­ra, cui bisogna aggiungere l’astensione amichevole del Pd.

Nella riunione serale tra i capigruppo la rottura tra il centrodest­ra e il M5s sarebbe stata totale. Dopo l’ennesimo ultimatum forzista su un vertice di tutti con Berlusconi, Di Maio ha finalmente dato un segno di vita: “Sono disposto a incontrare Salvini, il leader del centrodest­ra”. Il puntiglio berlusconi­ano è tale che pure la proposta di mediazione di Ignazio La Russa, cioè una rosa con altri nomi del centro- destra, pone come condizione una sorta di Nazareno a cinque stelle istituzion­ale con Berlusconi e Di Maio. Altrimenti la coalizione vincitrice metterà per la Camera il nome del leghista Giancarlo Giorgetti.

Su queste basi si arriva oggi alla giornata inaugurale del Parlamento. A Palazzo Ma- dama, epicentro della crisi, si tenterà di aprire nuovi spiragli di trattativa, visto che i primi due voti saranno “bianchi”. Domani il momento clou con l’eventuale ballottagg­io. E se Romani dovesse scavallare da candidato anche la giornata di oggi, riuscirà a tenere compatto il centrodest­ra nel voto segreto? Senza dimenticar­e che la radicalizz­azione della destra sul suo nome potrebbe generare sorprese di vario genere, compresa quella di una sponda ribelle della Lega e del Pd antirenzia­no a un candidato votato dai Cinquestel­le. Un muro contro muro come quello di cinque anni fa tra il forzista Schifani e l’allora democratic­o Grasso.

Le partite delle presidenze sono sempre complicate e può capitare di andare a dormire da presidente in pectore e risvegliar­si il mattino successivo da candidato silurato. Il gioco comincia oggi. E sarà durissimo, non duro.

Ritrovata unità Gli acerrimi nemici Letta e Ghedini stavolta sono dalla stessa parte

Il voto al Senato

I primi due scrutini saranno scheda bianca. Domani il ballottagg­io

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Ansa Equilibris­mi sul filo A destra, l’assetto delle due Camere uscito dal voto. Sotto, Paolo Romani
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