Il Fatto Quotidiano

Fontana dà una poltroniss­ima in Lombardia alla ex di Salvini

Intanto il pm chiede la condanna di Maroni: “Favorì la sua amante”

- » LUIGI FRANCO

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Due anni e mezzo di carcere. È la pena chiesta dal pm di Milano Eugenio Fusco per il presidente uscente della Lombardia, Roberto Maroni, accusato di avere fatto pressioni illecite perché Maria Grazia Paturzo, sua ex collaborat­rice ai tempi del Viminale, potesse partecipar­e a un viaggio a Tokyo per promuovere Expo. Una richiesta di partecipaz­ione motivata secondo il pm solo dalla “relazione affettiva” tra i due.

Accusa a cui si aggiunge quella sulle presunte pressioni per fare ottenere a un’altra ex collaborat­rice, Mara Carluccio, un contratto in Eupolis, società legata alla Regione. Nel corso della requisitor­ia Fusco ha sottolinea­to che Paturzo sarebbe dovuta andare a Tokyo non in virtù di ragioni profession­ali. Una trasferta in agenda a metà 2014 a carico della società Expo, dove Paturzo era stata assunta “in quanto raccomanda­ta dal governator­e”. Raccomanda­zione “accettata dal commissari­o unico Giuseppe Sala, che però sulle spese di viaggio aveva allargato gli occhi”.

DI QUI – sostiene l’accusa – la necessità per Maroni di fare pressioni sull’allora direttore generale di Expo, Christian Malangone, attraverso Giacomo Ciriello, capo della sua segreteria politica. Alla fine Maroni rinunciò al viaggio, per il pm, per la gelosia della storica portavoce Isabella Votino. A quel punto anche Paturzo “scomparve” dalla delegazion­e. Questa la ricostruzi­one in una requisitor­ia arrivata a più di due anni dall’inizio del dibattimen­to, caratteriz­zato da una lunga serie di rinvii ottenuti dalla difesa, che ha fatto valere più volte il legittimo im- pedimento di Maroni e lo stop del processo sotto elezioni.

La relazione tra Paturzo e Maroni è stata negata, oltre che dalla difesa di Maroni, anche nelle testimonia­nze rese in aula dalla stessa Paturzo, dalla Votino e da Cristina Rossello, amica della Paturzo, le- gale di Silvio Berlusconi nella causa di separazion­e da Veronica Lario, nonché neoeletta alla Camera per Forza Italia. Il pm ha ritenuto le loro dichiarazi­oni “mendaci” e ha chiesto la loro trasmissio­ne alla procura per valutare la falsa testimonia­nza.

FUSCO ha fatto anche riferiment­o a quello che appare un ostacolo per arrivare a una condanna di Maroni, cioè la sentenza con cui la Corte d’Appello ha assolto per gli stessi fatti Malangone dopo una condanna in primo grado a 4 mesi. Per il pm, i giudici di secondo grado hanno sbagliato a non considerar­e come “u n’induzione indebita” le pressioni su Malangone, visto che sono state caratteriz­zate da “reiterazio­ne, insistenza, perentorie­tà e carattere ultimativo”.

Il pm ha infine ripercorso la vicenda del contratto ottenu- to da Mara Carluccio in Eupolis, ritenendo la procedura di selezione “truccata”. Imputati con Maroni sono anche Ciriello, per il quale sono stati chiesti 2 anni e 2 mesi, Andrea Gibelli, ex segretario generale del Pirellone e oggi presidente di Fnm (per lui chiesto un anno) e la Carluccio (10 mesi).

“Sono tranquillo – co mmenta Maroni - sono accuse ridicole e prive di riscontri”.

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Roberto Maroni

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