I francesi contro Calenda&Elliott: “Distruggono Tim”
Contromossa di Vivendi all’arrembaggio del fondo Usa Elliott: si dimette l’intero cda. Ora i giochi si fanno più complicati
Da ieri sera Telecom Italia, infrastruttura decisiva per l’Italia, è ufficialmente campo di battaglia a disposizione delle scorrerie di affaristi stranieri. L'azionista di controllo, la francese Vivendi, ha fatto dimettere otto consiglieri di amministrazione, cioè la metà più uno dei 15 componenti, e ha così provocato (come comanda il codice civile) la decadenza dell'intero consiglio. È già convocata per il 4 maggio un'assemblea per la nomina del nuovo cda. Il colpo di scena di ieri è la risposta del presidente di Vivendi, Vincent Bollorè, alla sfida lanciata dal fondo americano Elliot il 6 marzo scorso.
ELLIOTT, che ha come stratega l'ex numero uno dell'Eni Paolo Scaroni (imputato in due processi per corruzione internazionale) e come sponda politica il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, aveva chiesto di mettere all'ordine del giorno dell'assemblea di bilancio del prossimo 24 aprile la revoca dei sei consiglieri diretta espressione di Vivendi, a cominciare dal presidente Arnaud de Puyfontaine, e la sostituzione con altrettanti manager italiani capitanati dall'ex ad dell'Enel (ed ex braccio destro di Scaroni) Fulvio Conti. Obiettivo dichiarato di Elliott, che ha detto di aver rastrellato poco più del 5% delle azioni di Telecom, è quello di imprimere un'accelerazione alle strategie del gruppo telefonico per accelerare lo scorporo della rete telefonica all'interno di un disegno di mag- gior valorizzazione dell'azienda.
De Puyfontaine ha dichiarato ieri al termine della riunione del cda che Vivendi a sua volta vuole difendere Telecom dalle mire di Elliott, che secondo gli azionisti francesi punta a "smantellare" Tim, frase piuttosto ruvida che viene rivolta anche al governo italiano che ha seguito con simpatia l'iniziativa di Elliott, fatto salvo l'altolà di Calenda sull'ipotesi di Scaroni alla presidenza.
La contromossa di Bollorè complica la faccenda per Elliott. Vivendi ha il 24% delle azioni e alle assemblee partecipa in genere il 55-60% del capitale, in mano ai grandi fondi d'investimento, i quali, convergendo su una linea comune sono in grado di battere l'azionista di controllo. Ma i fondi per loro natura e per loro strategia non assumono il controllo di società né tantomeno le funzioni di direzione e controllo. Nell'assemblea di quattro anni fa l'allora azionista di controllo Telco (che univa Intesa Sanpaolo, Mediobanca e Assicurazioni Generali) fu mandato sotto dai fondi proprio sull'elezione del cda, ma furono ugualmente eletti i candidati di Telco, guidati dal presidente Giuseppe Recchi.
È probabile che Elliott avesse messo in preventivo la contromossa di Bollorè e abbia già predisposto un piano B. Lo scenario delle prossime settimane potrebbe anche dare corpo a un'ipotesi che circola da tempo: che sia in preparazione una scalata o che addirittura siano già stati raccolti significativi pacchetti di azioni parcheggiati presso mani amiche in vista della resa dei conti. Nel frattempo ieri il cda ha risolto una delle grane più imbarazzanti per i francesi. L'ex numero uno di Telecom, Franco Bernabè, già consigliere, è stato nominato vicepresidente con deleghe operative riguardanti la sicurezza e le rete internazionale di Telecom Italia Sparkle. Si tratta di responsabilità che non posso essere affidate a cittadini stranieri, né al presidente francese né all'ad israeliano Amos Genish. La storia a suo modo gloriosa di Telecom è finita così in un mostruoso incrocio tra un romanzo di Tom Wolfe e una spy story. È la conseguenza diretta, inevitabile e prevista dell'errore compiuto vent'anni fa dal governo D'Alema che consentì la scalata dei "capitani coraggiosi" di Roberto Colaninno. Da allora un'azienda che rappresenta il sistema nervoso di una grande nazione industriale è diventata preda delle avventure finanziarie di affaristi senza scrupoli, prima italiani e poi stranieri. Intanto l'azienda è a pezzi, come sanno i suoi dipendenti, migliaia dei quali in esubero, e i suoi clienti trattati ogni giorno di più come polli da spennare per portare bonus e dividendi ai furbetti del telefonino.
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