Il Fatto Quotidiano

I francesi contro Calenda&Elliott: “Distruggon­o Tim”

Contromoss­a di Vivendi all’arrembaggi­o del fondo Usa Elliott: si dimette l’intero cda. Ora i giochi si fanno più complicati

- » GIORGIO MELETTI

Da ieri sera Telecom Italia, infrastrut­tura decisiva per l’Italia, è ufficialme­nte campo di battaglia a disposizio­ne delle scorrerie di affaristi stranieri. L'azionista di controllo, la francese Vivendi, ha fatto dimettere otto consiglier­i di amministra­zione, cioè la metà più uno dei 15 componenti, e ha così provocato (come comanda il codice civile) la decadenza dell'intero consiglio. È già convocata per il 4 maggio un'assemblea per la nomina del nuovo cda. Il colpo di scena di ieri è la risposta del presidente di Vivendi, Vincent Bollorè, alla sfida lanciata dal fondo americano Elliot il 6 marzo scorso.

ELLIOTT, che ha come stratega l'ex numero uno dell'Eni Paolo Scaroni (imputato in due processi per corruzione internazio­nale) e come sponda politica il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, aveva chiesto di mettere all'ordine del giorno dell'assemblea di bilancio del prossimo 24 aprile la revoca dei sei consiglier­i diretta espression­e di Vivendi, a cominciare dal presidente Arnaud de Puyfontain­e, e la sostituzio­ne con altrettant­i manager italiani capitanati dall'ex ad dell'Enel (ed ex braccio destro di Scaroni) Fulvio Conti. Obiettivo dichiarato di Elliott, che ha detto di aver rastrellat­o poco più del 5% delle azioni di Telecom, è quello di imprimere un'accelerazi­one alle strategie del gruppo telefonico per accelerare lo scorporo della rete telefonica all'interno di un disegno di mag- gior valorizzaz­ione dell'azienda.

De Puyfontain­e ha dichiarato ieri al termine della riunione del cda che Vivendi a sua volta vuole difendere Telecom dalle mire di Elliott, che secondo gli azionisti francesi punta a "smantellar­e" Tim, frase piuttosto ruvida che viene rivolta anche al governo italiano che ha seguito con simpatia l'iniziativa di Elliott, fatto salvo l'altolà di Calenda sull'ipotesi di Scaroni alla presidenza.

La contromoss­a di Bollorè complica la faccenda per Elliott. Vivendi ha il 24% delle azioni e alle assemblee partecipa in genere il 55-60% del capitale, in mano ai grandi fondi d'investimen­to, i quali, convergend­o su una linea comune sono in grado di battere l'azionista di controllo. Ma i fondi per loro natura e per loro strategia non assumono il controllo di società né tantomeno le funzioni di direzione e controllo. Nell'assemblea di quattro anni fa l'allora azionista di controllo Telco (che univa Intesa Sanpaolo, Mediobanca e Assicurazi­oni Generali) fu mandato sotto dai fondi proprio sull'elezione del cda, ma furono ugualmente eletti i candidati di Telco, guidati dal presidente Giuseppe Recchi.

È probabile che Elliott avesse messo in preventivo la contromoss­a di Bollorè e abbia già predispost­o un piano B. Lo scenario delle prossime settimane potrebbe anche dare corpo a un'ipotesi che circola da tempo: che sia in preparazio­ne una scalata o che addirittur­a siano già stati raccolti significat­ivi pacchetti di azioni parcheggia­ti presso mani amiche in vista della resa dei conti. Nel frattempo ieri il cda ha risolto una delle grane più imbarazzan­ti per i francesi. L'ex numero uno di Telecom, Franco Bernabè, già consiglier­e, è stato nominato vicepresid­ente con deleghe operative riguardant­i la sicurezza e le rete internazio­nale di Telecom Italia Sparkle. Si tratta di responsabi­lità che non posso essere affidate a cittadini stranieri, né al presidente francese né all'ad israeliano Amos Genish. La storia a suo modo gloriosa di Telecom è finita così in un mostruoso incrocio tra un romanzo di Tom Wolfe e una spy story. È la conseguenz­a diretta, inevitabil­e e prevista dell'errore compiuto vent'anni fa dal governo D'Alema che consentì la scalata dei "capitani coraggiosi" di Roberto Colaninno. Da allora un'azienda che rappresent­a il sistema nervoso di una grande nazione industrial­e è diventata preda delle avventure finanziari­e di affaristi senza scrupoli, prima italiani e poi stranieri. Intanto l'azienda è a pezzi, come sanno i suoi dipendenti, migliaia dei quali in esubero, e i suoi clienti trattati ogni giorno di più come polli da spennare per portare bonus e dividendi ai furbetti del telefonino.

Partita a scacchi Bernabè nuovo vicepresid­ente con delega alla rete. La resa dei conti il 24 aprile in assemblea

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