Il Fatto Quotidiano

Prossimo round, le vicepresid­enze: Casini già sgomita

Da domani si eleggono i numeri due di Camera e Senato e poi questori e segretari. Nel Pd è guerra di correnti

- » LUCA DE CAROLIS E WANDA MARRA

Pier Ferdinando Casini in questi ultimi giorni è stato attivissim­o. Aveva un obiettivo: la vice presidenza del Senato, in quota Pd. Forte dei rapporti impostati come presidente della Commission­e d’inchiesta sulle banche: un posto dal quale avrebbe dovuto garantire Matteo Renzi. Non c’è riuscito, ma prova ugualmente a riscuotere crediti. Però la strada al momento pare sbarrata. Perché Renzi ha bisogno di quel posto per contrattar­e con le minoranze due capigruppo “fedelissim­i”.

LE VOTAZIONI si terranno domani a Palazzo Madama e giovedì a Montecitor­io, saranno a scrutinio segreto e caratteriz­zate dal meccanismo del cosiddetto “voto limitato” volto a tutelare le opposizion­i: ciascun parlamenta­re può votare per un numero di candidati inferiore a quelli da eleggere. Sono otto poltrone da vicepresid­ente, a cui si aggiungono quelle di questori e segretari. Secondo gli accordi di massima già presi, al Pd dovrebbero andare 2 vicepresid­enti (1 per la Camera e 1 per il Senato). I dem hanno chiesto anche due questori, forse saranno costretti ad accontenta­rsi di uno.

Nell’attesa, oggi sia Pd che Forza Italia eleggerann­o i capigruppo. In casa dem, Renzi non demorde, nonostante le obiezioni della minoranza: vuole Lorenzo Guerini alla Camera e Andrea Marcucci in Senato, per continuare a dettare legge nella dinamica parlamenta­re. Ma ieri il segretario-reggente, Maurizio Martina invocava: “Abbiamo bisogno di proposte unitarie, e inizieremo dai capigruppo”. Si vedrà se i big non renziani andranno alla conta: ma per ora non pare che ci siano alternativ­e. L’ex premier spera di disinnesca­re lo scontro, offrendo una vice presidenza alla orlandiana Anna Rossomando in Senato. Mentre Franceschi­ni pretende uno dei suoi: Roberta Pinotti o Franco Mirabelli. Per la Camera, la compensazi­one potrebbe arrivare a far eleggere Barbara Pollastrin­i, in cambio di quella che sarebbe in- vece toccata ad Ettore Rosato. In questo scenario, le ambizioni di Casini sono destinate a rimanere frustrate.

Gli strascichi dell’elezione di Maria Elisabetta Casellati alla presidenza di Palazzo Madama sono ovviamente evidenti dentro Forza Italia. Alla fine in Senato dovrebbe spuntarla proprio Anna Maria Bernini, “bruciata” venerdì per la presidenza. Come vice capogruppo di garanzia per gli indipenden­ti si fa il nome di Gaetano Quagliarie­llo. Alla Camera, la capogruppo dovrebbe essere Mariastell­a Gelmini. Mentre per le vicepresid­enze il quadro va definito. Forza Italia al massimo può aspirare a una, a Montecitor­io. L’alternativ­a è tra Mara Carfagna e l’uscente Simone Baldelli (qualcuno cita Elio Vito). Ma lo scenario è molto articolato anche dentro i 5Stelle, che hanno appena incassato l’elezione di Roberto Fico come presidente di Montecitor­io, e ora puntano a un vicepresid­ente e un questore per ciascuna Camera. Fino alle 8 di oggi tutti i parlamenta­ri potranno candidarsi riempiendo un apposito form su Internet, poi le assemblee di Camera e Senato voteranno delle rose di nomi, ampie (si parla di sei candidati per ogni vicepresid­enza). Però ad avere l’ultima parola sui candidati saranno i direttivi: ed è la conferma del cambio di pelle del Movimento, molto più gerarchico. E saluti alla democrazia orizzontal­e. Intanto il totonomi dà come favoritiss­ima per la vicepresid­enza del Senato Paola Taverna, che l’ha chiesta già diversi mesi fa (“Non

Abbiamo bisogno di costruire tutti insieme proposte unitarie e sono convinto che le faremo, a partire dalla scelta dei capigruppo MAURIZIO MARTINA Meno democrazia Oggi le assemblee degli eletti M5S votano i nomi. Ma la scelta finale spetta ai direttivi

voglio incarichi di governo, mi basta quel ruolo” spiegò ai vertici). Mentre come questore dovrebbe essere confermata Laura Bottici, molto stimata dai colleghi, e per il ruolo di segretario d’Aula potrebbe correre anche Nicola Morra. Per la vicepresid­enza di Montecitor­io invece circolano i nomi di Fabiana Dadone e dell’ortodossa Dalila Nesci, mentre Carlo Sibilia potrebbe proporsi come segretario d’Aula.

POI C’È IL POSSIBILE alleato, ovvero la Lega, dove Gianmarco Centinaio e Giancarlo Giorgetti sono già stati eletti capogruppo. Per il Senato, il vice presidente dovrebbe essere Roberto Calderoli. È il veterano esperto di tattiche parlamenta­ri, l’uomo su cui Salvini potrà contare se andasse al governo. Mentre per la Camera le decisioni ancora non sono definitive. A tenere le fila sono lo stesso Giorgetti e Massimilia­no Fedriga, candidato in Friuli Venezia Giulia. Sta a loro individuar­e il candidato giusto. Infine, Fratelli d’Italia. che vorrebbe una vicepresid­enza per ciascuna Camera. E a Montecitor­io dovrebbero giocarsela Fabio Rampelli, Guido Crosetto e l’ex 5Stelle Walter Rizzetto.

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Ansa In cerca di poltrona Pier Ferdinando Casini (al centro) tra i banchi del Senato

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