Il Fatto Quotidiano

Lotti, nuovo round dai pm: confronto con l’accusatore

Il ministro indagato convocato oggi in Procura con Luigi Marroni che lo accusa di avergli rivelato l’inchiesta napoletana

- M.L. E VAL.PAC.

Oggi il ministro Luca Lotti dovrà affrontare il suo accusatore. Indagato per rivelazion­e di segreto d’ufficio e favoreggia­mento, è stato convocato dai pm romani per un confronto con l’ex amministra­tore delegato di Consip, Luigi Marroni, il manager pubblico che nel dicembre del 2016 accusò Lotti di essere uno dei protagonis­ti della soffiata che arrivò alle sue orecchie. Circostanz­a smentita dall’ex ministro. Chi dei due mente? Quale versione è vera? Per capirlo i pm romani hanno fissato per oggi un confronto.

LA PRIMA VOLTA che Marroni formalizza le sue accuse contro Lotti è il 20 dicembre 2016, quando gli investigat­ori napoletani entrano negli uffici Consip. All’allora Ad chiedono perché abbia fatto togliere le cimici dal proprio ufficio: “Ho appreso in quattro differenti occasioni – d ic hia ra Marroni – da Filippo Vannoni (presidente della fiorentina Publiacqua, ndr), dal generale Saltalamac­chia, dal presidente di Consip Luigi Ferrara e da Luca Lotti di essere intercetta­to”. Ferrara a detta di Marroni, gli disse di averlo saputo dall’ex Comandante generale dei carabinier­i Tullio Del Sette. Versione che Ferrara, sentito dai pm capitolini, però non conferma e viene indagato per false informazio­ni ai pm.

Sull’ex ministro, a dicembre 2016, Marroni punta drit-

Uno dei due mente Il fedelissim­o ha già smentito la versione dell’ex Ad della stazione appaltante

to: “Sempre a luglio 2016 – dice agli investigat­ori napoletani – durante un incontro Luca Lotti mi informò che si trattava di un’indagine che era nata sul mio predecesso­re Domenico Casalino e che riguardava anche l’imprendito­re campano Romeo. Delle intercetta­zioni ambientali nel mio ufficio l’ho saputo non ricordo se da Lotti o da un suo stretto collab orator e”. Queste parole creano un terremoto: il giorno dopo i pm napoletani Henry John Woodcock e Celeste Carrano indagano per rivelazion­e di segreto e favoreggia­mento Lotti e i generali Del Sette e Saltalamac­chia.

Quando Il Fatto rivela l’iscrizione nel registro degli indagati di Lotti, questi si precipita in Procura a Roma per rendere spontanee dichiarazi­oni. È il 27 dicembre 2016 e l’ex ministro smentisce Marroni: dice di non sapere dell’inchiesta e quindi non ha potuto rivelare alcunché.

MA MARRONI non è stato l’unico che, in questa indagine, ha fatto il nome di Lotti. Dopo le dichiarazi­oni dell’ex Ad di Consip, viene sentito a Napoli anche il presidente della fiorentina Publiacqua Filippo Vannoni. Inizialmen­te dice di non ricordare bene come aveva saputo dell’inchiesta. Poi si convince: “Fu Luca Lotti a dirmi che c’era una indagine su Consip, dicendomi di stare attento”. Non basta. Vannoni va oltre e mette a verbale anche il nome di Matteo Renzi (mai sfiorato dalle indagini), in quel momento premier in carica: “Ricordo – dice tenendosi sul vago – che il presidente Renzi mi diceva solo di ‘stare attento’ a Consip”.

A differenza di Marroni, però, Vannoni ai magistrati romani non conferma la precedente versione, ritira le accuse contro Luca Lotti. A Roma, anche lui verrà iscritto per favoreggia­mento. Su di lui, durante le spontanee dichiarazi­oni del 27 dicembre, Lotti dice che il pomeriggio del 21, mentre “stavo rientrando in ufficio, ho trovato Vannoni, voleva parlarmi”. Vannoni, continua il ministro, “imbarazzat­o e con modi concitati, mi ha informato di essere stato sentito da Woodcock a Napoli e di avergli riferito di aver ricevuto da me informazio­ni riguardo l’esistenza di indagini su Consip; alle mie rimostranz­e circa la falsità di quanto affermato, lui ha ammesso di aver mentito e quando ho chiesto il perché si è scusato in modo imbarazzat­o, ottenendo una mia reazione stizzita, tanto da avergli detto ‘non ti do una testata per il rispetto del luogo nel quale siamo’, congedando­lo”.

Il comportame­nto tenuto da Marroni e Vannoni è molto diverso: il primo ha tirato dritto, anche se ha fatto alcune precisazio­ni che hanno alleggerit­o in particolar­e la posizione del generale Saltalamac­chia. Il secondo ha fatto un passo indietro. Con relative conseguenz­e penali e politiche: Vannoni è stato indagato ma è rimasto alla guida della società mista fiorentina Publiacqua. Marroni, invece, ha continuato ad essere la spina nel fianco dell’ex ministro Lotti ed è stato silurato dal Pd. Dopo il caso Consip Marroni ha perso il posto e lo stipendio. Il confronto di oggi si prospetta molto duro.

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Ansa Il ministro Luca Lotti
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