Il Fatto Quotidiano

B. smemorato: “Matacena? È uno sconosciut­o”

Reggio Calabria Il capo di Forza Italia testimone al processo sulla latitanza dell’ex deputato: una sfilza di “non ricordo”

- » LUCIO MUSOLINO

Non

ha voluto che le telecamere riprendess­ero il suo volto mentre deponeva nel processo “Breakfast”. “Preferisco di no. Faccio un mestiere che è la politica per cui preferisco non essere ripreso”. Tra problemi di udito (“si è rotta la pressione all’interno dell’aereo e ho le orecchie chiuse”) e una memoria non proprio efficiente, ieri a Reggio Calabria è stato il giorno di Silvio Berlusconi chiamato a testimonia­re nel processo che vede imputato il suo ex ministro Claudio Scajola con l’accusa di aver aiutato l’ex parlamenta­re di Forza Italia Amedeo M at ac en a nel tentativo di trasferirs­i da Dubai, dove è latitante, a Beirut in Libano.

Le sue risposte al presidente del Tribunale di Reggio Calabria Natina Pratticò e al procurator­e aggiunto Gi useppe Lombardoso­no zeppe di “non ricordo”,“non ho nessuna conoscenza”. A parte i nomi di Marcello Dell’Utri e Claudio Scajola, distante pochi metri dal banco dei testimoni, per il resto Berlusconi ha dimenticat­o tutto. Il suo ex sottosegre­tario G iuse ppe Pizza ? “Non lo ricordo”. Il suo senatore Vincenzo Speziali? “Non ricordo di averlo conosciuto”. Emo Danesi, iscritto con lui nell’elenco della P2? “È la prima volta che sento questo nome”.

Impensabil­e per il pm e per il Tribunale che Berlusconi si ricordasse di Amedeo Matacena che, dal 1994 al 2001, è stato un deputato del suo partito. “Non mi ricordo quando ebbi a conoscere Matacena – ha riferito infatti in aula – Non ho mai avuto occasione di scambi, di pensieri o opinioni con questo signore”. Anzi, “non so che lavoro fa e non ho un ricordo di come fosse stato messo in lista”.

Stesso refrain sulle ragioni per le quali a Matacena è stato impedito di candidarsi nel 2001 quando fu coinvolto nell’inchiesta “Olimpia” per concorso esterno con la ’ n- drangheta: “Non ho nessuna conoscenza di fatti e di eventuali motivazion­i che avessero portato Scajola a decidere un’esclusione del signor Matacena dalle liste”.

E se l’ex parlamenta­re ancora latitante a Dubai è uno sconosciut­o, lo stesso non si può dire di Dell’Utri. Di tutti i nomi che ha sentito in aula, sembra che quello del suo ex braccio destro fosse l’unico di cui ha ancora memoria: “Non ho avuto comunicazi­one da Dell’Utri della sua volontà di andare a Beirut. Mi sembrava difficile attribuire a una volontà di fuga quella di andare in Libano per una persona che conosce la politica e la giustizia e che potesse non sapere dell’esistenza di un trattato di estradizio­ne tra l’Italia e il Libano. Tra l’altro si è fatto prendere in un albergo di lusso”.

Al pm Lombardo, è stato sufficient­e ripronunci­are il nome di Matacena e collegarlo a Dell’Utri, per far riesplo- dere i vuoti di memoria: “Non sono mai stato a conoscenza dei rapporti tra i due”. D’altronde, per il presidente di Forza Italia, “Matacena non fu mai protagonis­ta dell’attività della nostra parte politica. Il suo nome mi è praticamen­te sconosciut­o”.

Così come quello di Vincenzo Speziali, il nipote dell’ex senatore, che nel processo “Breakfast” è stato accusato di aver fatto da tramite tra il leader delle falangi libanesi Amin Gemayel e Claudio Scajola nel tentativo di garantire a Matacena una sorta di “corridoio umanitario” da Dubai a Beirut. Poche settimane fa, Speziali ha patteggiat­o a un anno di carcere con pena sospesa. “È la prima volta che lo sento”.

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Silvio Berlusconi in aula

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