L’incognita Trump
I RAPPORTI con l’Iran sono sempre tesi, soprattutto da quando alla Casa Bianca c’è Donald Trump. Nel 2015 Teheran ha firmato l’accordo sul nucleare che stabilisce una serie di impegni precisi nel programma atomico, per scongiurare l’eventualità che arrivi a dotarsi di un arsenale tale da minacciare Israele e destabilizzare gli equilibri geopolitici. È stato il principale successo diplomatico della presidenza di Barack Obama che però Trump sembra pronto a rimettere in discussione. A ottobre 2017 Trump si è rifiutato di certificare il rispetto dell’accordo sul programma nucleare raggiunto nel dicembre 2015, e quindi ha aperto la strada alla reintroduzione delle sanzioni (che ci sono dal 2007, dopo aver cominciato l’arricchimento dell’uranio a scopi militari). A gennaio ha poi deciso di prolungarle di altri 120 giorni. Ma il presidente Usa è pronto a varare nuove sanzioni se l’Iran non accetterà di sottostare a vincoli ancora più rigidi di quelli previsti dall’accordo. La nuova scadenza è il 12 maggio, entro quella data l’Ue e l’Iran devono aver raggiunto un compromesso considerato accettabile dalla Casa Bianca. Negli ultimi giorni Trump ha sostituito il segretario di Stato Rex Tillerson e il consigliere per la sicurezza nazionale Herbert Raymond McMaster. Al loro posto ha nominato Mike Pompeo e John Bolton, l’ex capo della Cia e l’ex ambasciatore Usa all’Onu, entrambi sono per una linea dura con l’Iran che potrebbe portare gli Usa a ritirarsi dall’accordo del 2015.