Il Fatto Quotidiano

Pasqua di passione tedesca per Puigdemont

La Corte d’appello conferma la carcerazio­ne del leader catalano e prende tempo

- » MATTIA ECCHELI

L’autoprocla­mato

esilio di Carles Puigdemont, il 55enne ex presidente della Catalogna, continua provvisori­amente in un penitenzia­rio tedesco dello Schlweswig Holstein, a Neumünster. Almeno fino a dopo Pasqua, cioè fino a quando sul caso si pronuncerà la Corte d’Appello del Land, chiamato a decidere sull’estradizio­ne. La polizia ha arrestato Puigdemont domenica al confine con la Danimarca, su segnalazio­ne dei servizi segreti di Madrid (che hanno collocato un chip geo-rivelatore nell’auto usata da Puigdemont per rientrare dalla Finlandia in Belgio, ndr). Il fermo è l’esecuzione di un mandato di cattura europeo spiccato il 3 novembre, revocato ai primi di dicembre e riattivato venerdì, proprio mentre Puigdemont si trova- va fuori del Belgio. Malgrado una condanna importante (6 anni e 3 mesi per aver stornato milioni di euro di danaro pubblico, scandalo “Noos”), il cognato del re di Spagna Inaki Urdangarin, potrà invece continuare a vivere da uomo libero in Svizzera dopo aver già evitato la carcerazio­ne preventiva, come stabilito dal tribunale della Baleari. Assieme a Podemos, i rappresent­anti delle regioni basca e catalana hanno evidenziat­o il diverso uso della custodia cautelare rispetto agli indipenden­tisti finiti dietro le sbarre.

SECONDO NIKOLAOS Gazeas, avvocato e docente presso l’Istituto di Diritto Penale dell’Università di Colonia, la Germania “affiderà” Puigdemont alla Spagna. Il giurista ha ipotizzato che verrà avallata la richiesta basata dell’accusa di danno patrimonia­le e non quella di ribellione, che secondo le norme tedesche deve essere accompagna­ta dalla violenza o dalla minaccia del ricorso alla violenza. Significhe­rebbe che l’ex presidente non potrebbe venire processato per l’illecito più grave, che prevede fino a 30anni di galera. La Corte d’Appello dello Schleswig Holstein potrebbe anche optare per il rilascio. La stessa Germania era intervenut­a con veemenza lo scorso agosto quando, su richiesta delle autorità turche, la polizia spagnola aveva arrestato lo scrittore Dogan Akhanli, origini turche, ma cittadinan­za tedesca. Akhanli era stato poi rilasciato: per la Germania si era trattato di una “provocazio­ne”.

Il partito di sinistra Linke non vede alcuna ragione perché il leader catalano debba venire trattenuto e pure i Verdi non vedono di buon occhio l’arresto in territorio tedesco. L’esponente socialdemo­cratico Ralf Stegner sostiene che “così difficilme­nte si risolvono in modo permanente i problemi delle minoranze. Una politica progressis­ta nei confronti delle minoranze è diversa”. La Germania, che da anni ha un ministro degli esteri socialdemo­cratico ( prima Steinmeier, adesso presidente della Repubblica, poi Gabriel, adesso semplice deputato, e ora Maas), ha sempre sostenuto che le rivendica- zioni secessioni­ste catalane fossero una vicenda di politica interna alla Spagna. Una posizione con la quale ha puntellato l’esecutivo di minoranza del conservato­re Mariano Rajoy.

Scelta politica Barcellona protesta, a Berlino la sinistra chiede il rilascio. I giudici scartano l’accusa di ribellione

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Ansa Mobilitazi­one Manifestaz­ioni per Puigdemont a Barcellona
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