AFTER THE FALL Jarrett: più che un concerto, un documento
Il doppio cd che fa rinascere il famoso Standard Trio con Peacock e DeJohnette
Nonostante la produzione sterminata, un disco di Keith Jarrett non passa inosservato. Men che meno After The Fall, doppio per di più, che esce in concomitanza con l’assegnazione del Leone d’oro e che “riporta in vita” il famoso Standard Trio con Gary Peacock e Jack DeJohnette. Per oltre trent’anni paradigma di questa formazione, per gli estimatori quanto per i detrattori del pianista di Allentown, e che oggi non è ancora chiaro se viva in sonno o abbia effettivamente terminato la sua esperienza nel New Jersey il 30 novembre 2014. Coincidenze? Sta di fatto che proprio in New Jersey (residenza di Jarrett) venne registrato nel 1998 il concerto ora finito su disco e fu una serata, questa sì, che riportò in vita la musica del trio dopo il biennio di sindrome da affaticamento cronico che tenne il pianista lontano dalle scene. Tutti, a partire dai protagonisti coinvolti, ci tengono a dire che After The Fall non sia un documento, in realtà per le ragioni accennate e non solo lo diventa.
IMPORTANTE per di più, soprattutto alla luce del repertorio che il trio decise di affrontare. Un po’ più distante, ma non lontano, da quello abitualmente praticato: più be-bop e meno Great American Songbook, sebbene oggi buona parte del primo sia un bel compendio del secondo. Charlie Parker, Paul Desmond, Sonny Rollins, Bud Powell, John Coltrane e persino un gioiellino conosciuto da pochi come One For Majid del raffinato batterista Pete La Roca, che offre a Peacock l’occasione di un ulteriore memorabile solo, figurano in scaletta. E benché la scelta sembrò dettata per non gravare troppo sulle forze di Jarrett in una serata di rientro sulle scene, è un altro motivo per considerare After The Fall un (buon) documento. Non ci sarà la freschezza dei primissimi volumi I e II, né l’approccio rivoluzionario che portò la band a incidere Inside Out a Londra affrontando le maglie del free jazz; forse manca quella purezza del suono cui pure la Ecm ci ha sempre abituato, eppure percepire i germi gospel di Santa Claus Is Coming To Town o i richiami più veraci al blues di Doxy rendono il disco un importante documento (artistico).