Il Fatto Quotidiano

LUIGI E MATTEO, LA RIVOLUZION­E DELL’ANAGRAFE

- » ANTONIO PADELLARO

Sabato

mattina il giovane sta per salire in macchina, il vecchio lo raggiunge, quasi gli si aggrappa al braccio, gli sussurra qualcosa all’orecchio, il giovane fa un cenno come per dire: dai ho capito, fammi andare.

Sabato mattina il giovane sta per salire in macchina, il vecchio lo raggiunge, quasi gli si aggrappa al braccio, gli sussurra qualcosa all’orecchio, il giovane fa un cenno con la testa come per dire: dai, ho capito, ora fammi andare, e rapidament­e chiude lo sportello. È la clip televisiva che fissa l’istante di un’abdicazion­e, forse l’attimo di una resa. Il quarantenn­e Matteo Salvini con un colpo secco, improvviso, volutament­e sgarbato ha imposto all’ultraottan­tenne Silvio Berlusconi il suo personale candidato di Forza Italia per la presidenza del Senato. E ha spazzato via il nome indicato dall’altro. Il giovane è andato a comandare in casa del vecchio, che prima si è atteggiato a furibondo e convesso (come si permette?, ora lo distruggo) per poi farsi concavo, piegato dalla dura realtà dei fatti. Buon viso a pessimo gioco.

È ANCHE

(soprattutt­o?) una sfida anagrafica quella vinta dal giovane Salvini e dal trentenne Luigi Di Maio contro la coppia Nazareno, logorata dalla sconfitta, sfiancata dall’esercizio del potere per il potere, sfibrata dal perpe- tuarsi delle stesse facce, delle stesse parole, delle stesse bugie. Quella composta dall’anziano miliardari­o (cinque anni in più dell’età complessiv­a dei due giovanotti) e da Matteo Renzi: un Dorian Gray che a furia di rimirarsi nello specchio giovane e figo è incanutito precocemen­te.

Dopo aver sentito l’odore del sangue non sarà facile frenare la vitalità arrembante (e vendicativ­a) dei Cinque Stelle. Che hanno portato in Parlamento la generazion­e dei “senza” (senza lavoro, senza futuro, senza voce) per dare l’assalto al palazzo d’Inverno (a Pietrograd­o, cento anni fa, non fu contro lo zar ma per abbattere il governo di liberali e moderati). Diversa invece la composizio­ne sociale dei leghisti (un ceto medio di occupati e di lavoro autonomo in rivolta contro tasse e immigrati) ma identica la fame di rivalsa. Pur governando già Lombardia, Veneto e Liguria, le tre regioni più ricche del ricco Nord, e probabilme­nte tra poco anche la quarta: il Friuli. Li unisce la contestazi­one che sale dal basso e l’interesse a dare subito segnali di cambiament­o. Per esempio, un vigoroso taglio ai costi della casta (vedi il discorso d’insediamen­to del presidente della Camera Roberto Fico) e altri provvedime­nti simbolici (o demagogici) utili a tenere in caldo i rispettivi elettorati, nel caso si dovesse tornare presto alle urne.

INIZIATIVE che il Parlamento può, nel frattempo, adottare nella sua piena sovranità. Volendo, a maggioranz­a Lega-M5S. Insomma, prove tecniche per il nuovo governo. Più che contrastar­e lo sfondament­o degli homines novi la politica di ieri sembra impegnata a salvare il salvabile. All’ex caimano basta essere trattato “con rispetto” (Alessandro Sallusti) e non venire estromesso dal tavolo delle decisioni che contano. Mentre il Pd sceglie di stare fermo per non farsi dell’altro male. Auguri. Entrambi cullano un sogno. Che a un certo momento a far perdere i due vincitori sarà la brama di potere. Che alla fine li distrugger­à a vicenda. Sembra un film. I popcorn chi li porta?

Di Maio e Salvini insieme hanno 5 anni in meno di Berlusconi I Cinque Stelle portano in Parlamento i “senza” (lavoro, futuro, voce) Lega e M5S hanno una sola cosa in comune: la contestazi­one che sale dal basso e chiede cambiament­i subito Renzi è giovane all’anagrafe ma come Dorian Gray è invecchiat­o in fretta guardandos­i allo specchio

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Ansa Il murale Il bacio tra Salvini e Di Maio comparso vicino Montecitor­io è già stato rimosso
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