Il pericoloso tunisino va in tv: “Non sono un terrorista, querelo” C’era solo la lettera anonima
▶ALLARMECESSATO. Atef Mathlouthi, il 41enne indicato dalle forze dell’ordine italiane come “presunto terrorista” e oggetto dell’allarme che si è diffuso domenica scorsa a Roma, non è in Italia ma a Tunisi e non ci sono elementi concreti per accusarlo di essere un jihadista. La Questura, infatti, spiega che “i successivi accertamenti hanno escluso ogni collegamento” tra il tunisino “e le vicende terroristiche” anche se altre fonti investigative confermano l’interesse per lui. Difficile comunque che l’uomo decida di rientrare in Italia, dove vivono la moglie Beatrice e i suoi 4 figli: deve scontare dal 2012 una pena di 5 anni e6 mesi per ricettazione e spaccio di droga. Ma da ricettatore a terrorista, ce ne vuole. Sembra piuttosto un caso di corto circuito investigativo-mediatico. Di informative come quella che ha messo Atef sotto i riflettori, le forze dell’ordine ne ricevono a decine, sia pure non così dettagliate con il nome, i luoghi che avrebbe potuto colpire e un periodo temporale ristretto . Da gennaio a oggi, almeno 20 tunisini sono finiti sotto la lente dell’intelligence e di questi ne sono stati espulsi già 7, mentre è di ottobre 2017 una relazione dei nostri Servizi segreti che metteva segnalava pericoli connessi agli sbarchi sulla rotta tunisina. Questa volta, però, è accaduto qualcosa di irrituale. Una lettera anonima giunta all’ambasciata italiana a Tunisi è stata subito trasmessa alla Farnesina senza neppure che i Servizi verificassero che il “ricercato” se ne stava per i fatti suoi a pochi chilometri di distanza: ci è arrivata per prima la troupe di “Chi l’ha visto?”, che ieri ha mandato in onda la sua intervista. C’è poi una dettagliatissima comunicazione interna del comandante dei carabinieri di Roma, generale Antonio De Vita, datata 24 marzo, che ha subito iniziato a girare via whatsapp. E ora, se l’avvocato di Mathlouthi ha ragione, si scopre che la segnalazione è arrivata da una donna che ce l’avrebbe con lui per ragioni economiche.