Il Fatto Quotidiano

“Quella volta in cui lo chiamai e gli chiesi come portava lo smoking”

- » SILVIA D’ONGHIA

“Dicono che io gli abbia aperto le porte. Non è così. Io l’ho chiamato, ma se non fosse stato un grande giocatore i gol mica avrebbe potuto farli”. Il regista Michele Guardì non parla di Fabrizio Frizzi come di un “personaggi­o” scoperto, ma come di una “persona” rara.

Eppure fu lei a pescarlo dai programmi per ragazzi per portarlo in prima serata.

Dovevo preparare un pro- gramma nuovo su un argomento nuovo, l’Europa. Pensai che fossero necessari conduttori giovani. Guardando la tv nel pomeriggio, vidi questo ragazzo simpatico, che parlava con disinvoltu­ra, suonava e cantava, senza vestire gli abiti ingessati del presentato­re. Allora lo chiamai e gli chiesi: ‘Come porti lo smoking?’.

E lui?

Pensò a una festa. Lo incontrai e gli offrii la conduzione di una prima serata su Rai1. Anni dopo mi confessò di essersi commosso.

Che persona era?

Aveva una dote: pur essendo un personaggi­o, era rimasto una persona.

Un grande profession­ista.

Quando una cosa non gli piaceva, piuttosto che rifiutarsi di farla mostrava un imbarazzo tale da mettere in difficoltà chi gliel’aveva proposta. Era molto più autorevole di un diniego.

Aveva molto rispetto per il pubblico?

Una volta mi portò allo stadio. Finita la partita si fermò un’ora a stringere mani e a firmare autografi. Quando gli feci notare che si era fatto tardi mi rispose: ‘Loro sono così gentili da vederci ogni giorno che dobbiamo ricambiare’. Una lezione di vita.

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Ansa Michele Guardì

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