Ripicca di Putin: via due funzionari italiani da Mosca
Proseguono le espulsioni sulla scia della crisi per l’avvelenamento di Skripal
L’ambasciatore
Pasquale Terracciano, uno dei diplomatici italiani più esperti e abili, che ha preso da appena due mesi la guida dell’ambasciata a Mosca, era assente. Ed è così toccato all’incaricato d’affari, il ministro plenipotenziario Michele Tommasi, ricevere, ieri, dal direttore del Primo Dipartimento Europeo del ministero degli Esteri russo, competente per l’Italia, la nota verbale che notifica la decisione della Russia di espellere due funzionari dell’Ambasciata italiana. Sull’identità degli espulsi, c’è riserbo.
Proprio il ministro Tommasi, il 21 marzo, quando la guerra delle spie doveva ancora esplodere in tutta la sua virulenza, garantiva a un gruppo di imprenditori italiani che “i rapporti bilaterali tra Italia e Russia” avrebbero continuato a essere “eccezionali”, malgrado le nubi che l’avvelenamento dell’ex spia russa Serghei Skripal - al servizio di Londra – e della figlia Yulia già provocava sulle relazioni tra Mosca e l’O c c idente.
IERI È STATO un via vai di diplomatici al ministero degli Esteri russo, ospitato in uno dei grattacieli moscoviti – 27 piani per 172 metri – progettati nel primo dopoguerra, in periodo stalinista, e noti come le Sette Sorelle. Al ministero, sono stati convocati molti degli ambasciatori dei Paesi che hanno testimoniato solidarietà alla Gran Bretagna per il caso Skripal, espellendo diplomatici russi: che lo avessero fatto di buon grado, come l’Ucraina o i Baltici, oppure ‘obtorto collo’, come si premura di fare sapere l’Italia, non fa differenza. Così, oltre ai rappresentanti di Londra, Parigi, Berlino e Roma, al ministero si sono visti diplomatici di Olanda, Polonia, Rep. Ceca, Romania, Lettonia, Lituania, Albania, Macedonia, Ucraina. Alla fine gli espulsi dalla Russia saranno pari agli espulsi russi dalla varie capitali: a oggi al- meno 150. Le ritorsioni sono già state annunciate a 25 Paesi: Usa, Gran Bretagna e, in ordine alfabetico, Albania, Australia, Canada, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Macedonia, Moldavia, Norvegia, Olanda, Polonia, Rep. Ceca, Romania, Spagna, Svezia, Ucraina. Nei confronti di Belgio, Georgia, Montenegro e Ungheria, Mosca deve ancora formalizzare le decisioni.
Per la Gran Bretagna, dove la guerra delle spie è cominciata e da dove sono partite le prime bordate anti-russe, il Cremlino fa, però, un’eccezione e altera l’equilibrio degli espulsi: il governo della May dovrà ridurre la propria delegazione a Mosca allo stesso livello di quella russa a Londra. Il che vuol dire che i 13 diplomatici già espulsi non basteranno: altri dovranno andarsene, entro la fine di aprile.
La raffica di ritorsioni, scontata e preventivata, non suscita rilanci polemici. Anzi, la Germania pare avere fretta di lasciarsi alle spalle questa diatriba: “Siamo pronti al dialogo”, dicono a Berlino.
Polemiche ci sono in Italia, ma nei confronti del Governo Gentiloni, che ha deciso le due espulsioni, adeguandosi alle pressioni statunitensi e britanniche e ai comportamenti francese e tedesco. La Lega insorge, mentre il M5S tace.