“Bisogna sempre connettere, pure se poi si muore”
Polemica per la lettera del vice Bosworth, in difesa del metodo Facebook
L’ultimo colpo all’ammaccatissima immagine di Facebook arriva da Facebook. Da Menlo Park qualcuno ha fatto avere a Buzzfeed US un memo interno del 18 giugno 2016, in cui uno dei vicepresidenti del social, Andrew “Boz” Bosworth, difendeva i metodi con cui Facebook si procura contatti e dati in nome di una unica missione: connettere persone, qualunque siano le conseguenze. “Magari qualcuno trova l’amore […]. O, al negativo, qualcuno muore in un attacco terroristico coordinato grazie ai nostri strumenti. Ma noi continuiamo. La cruda verità è che crediamo così ciecamente nel connettere persone che qualsiasi cosa ci permetta di farlo è spesso “buona” in sé. […] Questo giustifica tutto quello che facciamo per crescere. Tutte le discutibili pratiche che usiamo per importare contatti”, scriveva il vicepresidente, al social dal 2006, sempre in ruoli di vertice.
Problema: dalla lettera appare chiaro che, già nel 2016, Bosworth era consapevole dei problemi etici alla base del modello di Facebook e del possibile impatto indiretto della piattaforma. Come nota Buzzfeed, solo il giorno prima su Facebook live era andato in onda l’omicidio di un uomo a Chicago: un evento che aveva sollevato un dibattito fra i dipendenti del social. Bosworth era intervenuto immediatamente ribadendo non solo la missione dell'azienda, ma anche i suoi valori fondanti e la sua ideologia. “Lo stato naturale del mondo è di essere frammentato da confini, linguaggi, e sempre più da diversi prodotti. Non sono i prodotti migliori a vincere. Sono quelli più usati. Non vi illudete, siamo dove siamo grazie alle nostre tattiche di espansione”. In sintesi: pur di crescere, vale tutto.
“Era chiaramente un messaggio mirato a ricompattare le truppe”, ha commentato una fonte interna sentita da Buzzfeed.M al gradol’ intervento diretto, il dissenso non si era spento. La lettera è ricomparsa fra i dipendenti del social qualche giorno fa, dopo l’esplosione dello scandalo Cambridge Analytica, ed è poi stata fatta uscire: un leak rarissimo nel mondo chiuso e auto-difensivo delle Big Five tecnologiche.
Post dopo post Il capo, Zuckerberg, prende le distanze: “Mai pensato che il fine giustifica i mezzi”
NON È NOTO se, nel giugno del 2016, Mark Zuckerberg avesse fatto commenti al memo. È però intervenuto una volta pubblicato, prendendo le distanze da uno dei suoi più stretti collaboratori: “Boz è un leader di talento che dice spesso cose provocatorie – dice il fondatore –. Io e mol- ti altri in Facebook non siamo d’accordo. Non abbiamo mai pensato che il fine giustifichi i mezzi. Siamo consapevoli che connettere le persone non sia di per sé sufficiente. Per questo l’anno scorso abbiamo cambiato la nostra missione e il nostro focus aziendale”. Lo stesso Bosworth ha fatto una acrobatica marcia indietro con un tweet giovedì: “Non sono d’accordo con quella lettera oggi e non lo ero quando l’ho scritta. Lo scopo era portare in superficie questioni su cui sentivo la necessità di un dibattito. Estrapolarla da quel contesto è scorretto”.