E a Siena la sinistra può perdere per la prima volta
Il Pd, dopo un incredibile balletto, ricandida il sindaco uscente sfiduciato dallo stesso partito: rischia di finire all’opposizione
lo Musumeci ha sconfitto il grillino Giancarlo Cancelleri): queste Amministrative sono il banco di prova per consolidare la dimensione del Movimento sull’isola.
Pure ad Ancona M5S cerca conferme: il 4 marzo ha vinto nei collegi uninominali di Camera e Senato. La città è storicamente amministrata dal centrosinistra, che ricandida la sindaca uscente Valeria Mancinelli. Ma la sensazione è che parta favorito il centrodestra a trazione leghista (alle Politiche qui il Carroccio ha fatto segnare numeri mai visti), che schiera il candidato civico Stefano Tombolini.
Anche Terni è una città rossa che ha cambiato colore il 4 marzo: il Pd è arrivato addirittura terzo. E anche qui la Lega prova a confermare l’esplosione delle Politiche. Tutti e tre gli schieramenti devono ancora decidere i propri candidati.
A proposito di Carroccio rampante: in Toscana i Comuni al voto sono 28. Ci sono tra gli altri la Siena di Mps e la Laterina di Maria Elena Boschi (accorpata a Pergine Valdarno). C’è anche Pisa. Dal 1994 a oggi ha governato sempre la sinistra, ma anche qui la Lega ha messo la freccia (20,2% il 4 marzo).
Questo gruppo dirigente “è come l’orchestrina del Titanic”. Giovanni Mezzedimi è l’ultima vittima dello psicodramma post elettorale del Pd. E il suo, più che uno sfogo, appare una facile previsione: per la prima volta dalla nascita della Repubblica la sinistra rischia di perdere il Comune di Siena che guida in assoluta egemonia da 72 anni filati. Alle amministrative del prossimo 10 giugno può seriamente di schiantarsi. E Mezzedimi è finito nello stato confusionale del Pd. I vertici fino a inizio marzo hanno chiaramente detto di non aver alcuna intenzione di ricandidare Bruno Valentini, il sindaco uscente sostenuto nel 2013. Anzi: contro di lui avrebbero schierato un loro uomo. E l’hanno pure individuato in Fulvio Bruni, noto e stimato primario del pronto soccorso nonché dirigente della contrada dell’O ca . Bruni aveva accettato, considerata anche la scelta del partito di non fare le primarie.
POI È ARRIVATO il 4 marzo. E seppure qui le Politiche non siano andate malissimo come nel resto d’Italia
- il ministro Pier Carlo Padoan l’ha spuntata di misura sul leghista Claudio Borghi con 36,2% a 32,5% - i timori di una prossima sconfitta locale hanno svegliato i dem. Così, dopo due settimane di discussioni interne, lunedì scorso hanno deciso di indire le primarie per individuare il candidato sindaco. E le hanno fissate per il 13 aprile. Valentini si è candidato - ricordando che da statuto Pd un sindaco al primo mandato deve essere sostenuto per la rielezione – mentre Bruni ha ringraziato e salutato. Così i dem si son ritrovati con le primarie indette e un uomo che nessuno voleva per stessa ammissione del segretario cittadino Simone Vigni e senza nessuno a sfidarlo. Mercoledì alle 13 scadevano i termini per candidarsi. Poi prorogati fino alle 17. E alla fine l’avversario è stato trovato in Mezzedimi che ha poi ammesso di aver accettato dietro pesantissime pressioni. Ma nessuno si era ricordato che servivano 36 firme a suo sostegno e così Mezzedimi si è ritrovato escluso. Per carità: i vertici locali fino a giovedì sera hanno tentato di piegare lo statuto e il regolamento alla situazione, cedendo all’evidenza dell’impossibilità. L’architetto Mezzemini se n’è andato augurando al Pd l’imminente schianto in stile Titanic, mentre Valentini s’è fatto beffa di tutti e commentato su Facebook: “Io avrei firmato, ci abbiamo messo un po’ troppo ma il Pd di Siena alla fine ha deciso e sarò il candidato sindaco”. Quella alle non primarie sembra però l’unica vittoria alla quale poteva e può aspirare. Nel 2013 vinse con 6 mila voti del Pd, che era ancora un partito e faceva parte di un’alleanza. Ora non è rimasto granché. Basti guardare la lista dei candidati. Buona parte del centrosinistra che cinque anni fa ha sostenuto Valentini ora è schierata al fianco di Massimo Sportelli, un imprenditore senese al midollo, contradaiolo e soprattutto in campagna elettorale ormai da dicembre. Su di lui hanno trovato convergenza tre liste civiche già esistenti da tempo: Sena Civitas, Nero su Bianco, Siena Aperta, più altre. Al fianco di Sportelli anche molti ex renziani. LeU non ha sciolto le riserve, mentre il Partito comunista – che in Toscana ancora sopravvive con falce e martello – sta valutando se presentare un proprio nome.
INFINE LA PARTE moderata e governativa è rivolta a Pierluigi Piccini, ex sindaco degli anni in cui Siena era una delle città più ricche d’Italia. Valentini, in pratica, avrà appena due liste di cui una sua e una del Pd. Pochino. Ma anche nel centrodestra i voti hanno rischiato di disperdersi. La coalizione Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia dovrebbe sostenere compatta la candidatura civica dell’avvocato Luigi de Mossi, fortemente sostenuta da molte realtà cittadine critiche nei confronti di quanti sono stati conniventi col Monte dei Paschi e il suo disastro. La Lega però, presa dell’euforia del successo del 4 marzo, mercoledì ha annunciato un proprio candidato, Alberto Guasconi, per poi dire che non è ancora certo. Anche perché c’è pure l’aspirante sindaco del Movimento 5 Stelle, Luca Furiotti, che nessuno ha intenzione di sottovalutare. A parte Valentini che apprezza l’orchestrina del Titanic.
Io avrei firmato, ci abbiamo messo un po’ troppo ma il Pd di Siena alla fine ha deciso e sarò il candidato sindaco
BRUNO VALENTINI