Il Fatto Quotidiano

E a Siena la sinistra può perdere per la prima volta

Il Pd, dopo un incredibil­e balletto, ricandida il sindaco uscente sfiduciato dallo stesso partito: rischia di finire all’opposizion­e

- » DAVIDE VECCHI

lo Musumeci ha sconfitto il grillino Giancarlo Cancelleri): queste Amministra­tive sono il banco di prova per consolidar­e la dimensione del Movimento sull’isola.

Pure ad Ancona M5S cerca conferme: il 4 marzo ha vinto nei collegi uninominal­i di Camera e Senato. La città è storicamen­te amministra­ta dal centrosini­stra, che ricandida la sindaca uscente Valeria Mancinelli. Ma la sensazione è che parta favorito il centrodest­ra a trazione leghista (alle Politiche qui il Carroccio ha fatto segnare numeri mai visti), che schiera il candidato civico Stefano Tombolini.

Anche Terni è una città rossa che ha cambiato colore il 4 marzo: il Pd è arrivato addirittur­a terzo. E anche qui la Lega prova a confermare l’esplosione delle Politiche. Tutti e tre gli schieramen­ti devono ancora decidere i propri candidati.

A proposito di Carroccio rampante: in Toscana i Comuni al voto sono 28. Ci sono tra gli altri la Siena di Mps e la Laterina di Maria Elena Boschi (accorpata a Pergine Valdarno). C’è anche Pisa. Dal 1994 a oggi ha governato sempre la sinistra, ma anche qui la Lega ha messo la freccia (20,2% il 4 marzo).

Questo gruppo dirigente “è come l’orchestrin­a del Titanic”. Giovanni Mezzedimi è l’ultima vittima dello psicodramm­a post elettorale del Pd. E il suo, più che uno sfogo, appare una facile previsione: per la prima volta dalla nascita della Repubblica la sinistra rischia di perdere il Comune di Siena che guida in assoluta egemonia da 72 anni filati. Alle amministra­tive del prossimo 10 giugno può seriamente di schiantars­i. E Mezzedimi è finito nello stato confusiona­le del Pd. I vertici fino a inizio marzo hanno chiarament­e detto di non aver alcuna intenzione di ricandidar­e Bruno Valentini, il sindaco uscente sostenuto nel 2013. Anzi: contro di lui avrebbero schierato un loro uomo. E l’hanno pure individuat­o in Fulvio Bruni, noto e stimato primario del pronto soccorso nonché dirigente della contrada dell’O ca . Bruni aveva accettato, considerat­a anche la scelta del partito di non fare le primarie.

POI È ARRIVATO il 4 marzo. E seppure qui le Politiche non siano andate malissimo come nel resto d’Italia

- il ministro Pier Carlo Padoan l’ha spuntata di misura sul leghista Claudio Borghi con 36,2% a 32,5% - i timori di una prossima sconfitta locale hanno svegliato i dem. Così, dopo due settimane di discussion­i interne, lunedì scorso hanno deciso di indire le primarie per individuar­e il candidato sindaco. E le hanno fissate per il 13 aprile. Valentini si è candidato - ricordando che da statuto Pd un sindaco al primo mandato deve essere sostenuto per la rielezione – mentre Bruni ha ringraziat­o e salutato. Così i dem si son ritrovati con le primarie indette e un uomo che nessuno voleva per stessa ammissione del segretario cittadino Simone Vigni e senza nessuno a sfidarlo. Mercoledì alle 13 scadevano i termini per candidarsi. Poi prorogati fino alle 17. E alla fine l’avversario è stato trovato in Mezzedimi che ha poi ammesso di aver accettato dietro pesantissi­me pressioni. Ma nessuno si era ricordato che servivano 36 firme a suo sostegno e così Mezzedimi si è ritrovato escluso. Per carità: i vertici locali fino a giovedì sera hanno tentato di piegare lo statuto e il regolament­o alla situazione, cedendo all’evidenza dell’impossibil­ità. L’architetto Mezzemini se n’è andato augurando al Pd l’imminente schianto in stile Titanic, mentre Valentini s’è fatto beffa di tutti e commentato su Facebook: “Io avrei firmato, ci abbiamo messo un po’ troppo ma il Pd di Siena alla fine ha deciso e sarò il candidato sindaco”. Quella alle non primarie sembra però l’unica vittoria alla quale poteva e può aspirare. Nel 2013 vinse con 6 mila voti del Pd, che era ancora un partito e faceva parte di un’alleanza. Ora non è rimasto granché. Basti guardare la lista dei candidati. Buona parte del centrosini­stra che cinque anni fa ha sostenuto Valentini ora è schierata al fianco di Massimo Sportelli, un imprendito­re senese al midollo, contradaio­lo e soprattutt­o in campagna elettorale ormai da dicembre. Su di lui hanno trovato convergenz­a tre liste civiche già esistenti da tempo: Sena Civitas, Nero su Bianco, Siena Aperta, più altre. Al fianco di Sportelli anche molti ex renziani. LeU non ha sciolto le riserve, mentre il Partito comunista – che in Toscana ancora sopravvive con falce e martello – sta valutando se presentare un proprio nome.

INFINE LA PARTE moderata e governativ­a è rivolta a Pierluigi Piccini, ex sindaco degli anni in cui Siena era una delle città più ricche d’Italia. Valentini, in pratica, avrà appena due liste di cui una sua e una del Pd. Pochino. Ma anche nel centrodest­ra i voti hanno rischiato di disperders­i. La coalizione Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia dovrebbe sostenere compatta la candidatur­a civica dell’avvocato Luigi de Mossi, fortemente sostenuta da molte realtà cittadine critiche nei confronti di quanti sono stati conniventi col Monte dei Paschi e il suo disastro. La Lega però, presa dell’euforia del successo del 4 marzo, mercoledì ha annunciato un proprio candidato, Alberto Guasconi, per poi dire che non è ancora certo. Anche perché c’è pure l’aspirante sindaco del Movimento 5 Stelle, Luca Furiotti, che nessuno ha intenzione di sottovalut­are. A parte Valentini che apprezza l’orchestrin­a del Titanic.

Io avrei firmato, ci abbiamo messo un po’ troppo ma il Pd di Siena alla fine ha deciso e sarò il candidato sindaco

BRUNO VALENTINI

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