Il Fatto Quotidiano

Messina, Accorinti cerca il bis contro l’uomo di Genovese. E torna anche Cateno

Partiti nel caos, dominano gli impresenta­bili

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ci riporta agli anni in cui Pogliese era deputato regionale. Una cosa che sembrava robetta, ma che pare nascondere qualche insidia. L’inchiesta della Procura di Palermo, nota come “spese pazze”, si sviluppa nel 2012 e riguarda i fondi erogati ai gruppi parlamenta­ri regionali, utilizzati secondo l’accusa per fini non istituzio- nali. In questa inchiesta sono coinvolti ex capigruppo e deputati accusati di peculato e il Gup di Palermo nel 2016 ha già condannato a due anni per peculato l’ex capogruppo Pdl Innocenzo Leontini, che aveva scelto il rito abbreviato, mentre per altri ha disposto l’archiviazi­one. Per chi, come Pogliese, ha scelto il rito ordinario, il processo scorre lento e la sentenza e di là da venire.

PIÙ CHE IL RISCHIO decadenza previsto dalla Severino in caso di condanna, Pogliese teme che diventi l’argomento principe della campagna degli avversari e, cioè, dei 5 Stelle, forti del 47,5% incassato alle Politiche: “Se non fossi sicuro della mia integrità morale – dice al Fatto – non avrei rinunciato a un seggio da europarlam­entare e all’immunità. Sarà la magistratu­ra a fare le proprie valutazion­i, ma ci tengo a dire che il sottoscrit­to, fatto credo mai successo, ha anticipato decine di migliaia di euro per fronteggia­re spese del gruppo del Pdl, che viveva una particolar­e periodo di difficoltà per spese superiori alla disponibil­ità finanziari­a. Quei soldi li ho recuperati solo in parte”. ▶A MESSINA

l’unica certezza è il caos. In vista del 10 giugno, si sa una sola cosa: i candidati saranno una moltitudin­e. Ci sarà il sindaco “scalzo” Renato Accorinti, l’artefice del miracolo del 2013. Malgrado le difficoltà è arrivato in fondo alla prima consiliatu­ra e sogna la riconferma. Sarà sostenuto da tre liste civiche. Il centrosini­stra non ha un candidato sindaco né un programma comune, ma si avvia a tenere insieme una coalizione accozzagli­a che va dal Pd aCivica e Popolare e Sicilia Futura (il partito del trasformis­ta Totò Cardinale) e forse, a sinistra, fino a Mdp-Articolo 1. Il centrodest­ra non se la passa meglio. Il candidato c’è, si chiama Dino Bramanti, l’avrebbe scelto il governator­e Nello Musumeci. Ma non tutti sono d’accordo e Forza Italia si dilania. Ieri il capogruppo azzurro in consiglio comunale, Giuseppe Trischitta, ha lasciato il partito: “Bramanti rappresent­a una compagnia che vuole mettere le mani sulla città”. In particolar­e – secondo Trischitta – rappresent­a Francanton­io Genovese. Sempre lui: l’eterno ras di Messina, condannato in primo grado a 11 per associazio­ne a delinquere, passato dal Pd a Forza Italia (nelle liste della quale ha fatto eleggere il figlio Luigi, appena proclamato deputato, e già indagato per riciclaggi­o). Dulcis in fundo, andrà da solo Cateno De Luca, altro record man della politica siciliana: è stato arrestato un solo giorno dopo l’elezione all’Assemblea regionale per associazio­ne a delinquere. Poi il Riesame l’ha scarcerato. E lui corre per diventare primo cittadino.

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LaPresse R. Accorinti

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