Il Fatto Quotidiano

“L’allarme attentati c’è sempre ma la minaccia non è più alta”

Federico Cafiero de Raho Il procurator­e nazionale: “A Pasqua dobbiamo essere ancora più vigili. Ho fiducia nei nostri uomini”

- » LUCIO MUSOLINO

“Èchiaro che nell’ambito della rete ci sono sollecitaz­ioni a commettere attentati anche in Italia. Non c’è dubbio e d’altro canto segnali di questo tipo sono stati colti in numerose indagini. Ma proprio il fatto che sono stati colti significa che ci sono organismi di polizia giudiziari­a specializz­ati che monitorano quelle situazioni”. In altre parole, non c’è nessun allarme su possibili e imminenti atti terroristi­ci nel nostro Paese. Ciò non vuol dire che non possano verificars­i. Per il procurator­e nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho non si possono fare previsioni ma è ottimista e, allo stesso tempo, consapevol­e che non bisogna mai abbassare la guardia. “Soprattutt­o in questo momento storico”. Procurator­e, qual è il rischio reale di attentati in Italia?

Il rischio certamente è alto. Ci tengo però a esprimere la mia valutazion­e ottimistic­a perché vedo quanto impegno, quanta specializz­azione e quanta attività preventiva, investigat­iva e informativ­a c’è sul territorio.

Dalle inchieste di questi giorni è emerso che uno degli arrestati stava reclutando “lupi solitari”. Un altro tunisino a Latina visionava video sull’uso delle armi da guerra e su come noleggiare un camion da lanciare sulla folla. Il primo terreno di battaglia sembra essere la Rete e poi tutto il resto. Cosa si sta facendo in termini di prevenzion­e?

C’è un monitoragg­io altissimo. C’è un’attività significat­iva che consente di avere un quadro molto diffuso. Ma quel che è rilevante è che gli elementi acquisiti in ciascuna indagine (ma anche dagli stessi servizi) sono elementi che vengono condivisi in tutto il territorio nazionale ed europeo. Notizie che hanno una rapidità nel diffonders­i in modo da poter ampliare la stessa indagine in altri territori. Vi è la piena consa- pevolezza di quanto sia alto il rischio e proprio per questo c’è un impegno straordina­rio.

Lei ha più volte detto che dagli imam vi aspettate aiuto e prevenzion­e sociale. Questo solitament­e avviene o ci sono casi, seppur isolati, in cui la radicalizz­azione di potenziali terroristi avviene all’interno delle moschee italiane? Dall’inchiesta della Direzione distrettua­le di Bari, è emerso che l’imam di Foggia indottrina­va ai sentimenti del martirio, di lotta e di attentati da portare a termine addirittur­a con ragazzini di giovanissi­ma età. È l’esempio di imam che non vogliono l’inseriment­o e l’inclusione. Invece, noi contiamo sugli imam che mirano all’osservanza delle regole compatibil­i con il rispetto della persona. Ce ne sono tanti. Anzi direi che quasi tutti gli imam la pensano così. L’Italia deve immaginare un programma di deradicali­zzazione che veda impegnati imam, psicologi, formatori, uomini di cultura che abbraccian­o lo stesso credo islamico e che riescono a dialogare in modo da portare quei soggetti a rischio verso la distension­e.

Nei giorni scorsi il ministro Minniti ha affermato che, sul web, è ripresa la propaganda dell’Isis che invita a guardare Roma come un obiettivo terroristi­co. È così?

Vuol dire che su Internet si rilevano segnali come quelli di cui ha parlato il ministro. È anche vero che situazioni analoghe si colgono da tempo. Le numerose indagini che vengono sviluppate nel territorio sono tali da evidenziar­lo.

Ma in sostanza c’è un rischio più alto rispetto a sei mesi fa?

Il rischio lo colleghere­i esattament­e al momento di Pasqua.

Solo a questo?

No. Avendo lo Stato islamico perso il conflitto armato, il rischio di attentati nasce dalla possibilit­à che visi a un maggiore desiderio di immolarsi per il martirio religioso pur di controbila­nciare quella sconfitta militare. Anche dagli atti delle indagini, credo che un maggior pericolo non risulta rispetto a qualche mese fa. Se in Italia non ci sono stati attentati fino a oggi non è un caso. È perché siamo stati addosso a moltissimi e anche perché il minimo elemento ha determinat­o l’espulsione dei soggetti. Questo è un aspetto da considerar­e. Le indagini e le informazio­ni dei Servizi messe insieme hanno dato un quadro conoscitiv­o di altissimo spessore.

Le indagini e il lavoro delle nostre polizie giudiziari­e hanno dato frutti: per questo sul nostro territorio non hanno colpito

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Capo della Pna Il procurator­e nazionale Federico Cafiero de Raho
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