Ilaria Alpi, 3 milioni all’innocente Hashi “Verrò in Italia, anch’io voglio la verità”
Condannato e assolto dopo 17 anni in cella
Tutto fuorché dimenticare. Hashi Omar Hassan, il somalo detenuto – da innocente – per diciassette anni con una condanna sulle spalle per l’omicidio Alpi- Hrovatin non ha nessuna voglia di cambiare semplicemente vita. È stato scarcerato definitivamente il 19 ottobre del 2016, dopo che la Corte d’Appello di Perugia lo ha assolto nel processo di revisione. Era stato affidato ai servizi sociali un anno prima, tre mesi dopo la messa in onda dell’intervista dell’inviata di Chi l’ha visto?, Chiara Cazzaniga, al testimone falso del caso, Gelle. Giovedì scorso la stessa Corte di Appello di Perugia ha stabilito il risarcimento del danno per Hashi per 3,18 milioni di euro, riconoscendo l’errore giudiziario e l’ingiusta detenzione. “Non posso dimenticare quei diciassette anni in car- cere – commenta Hashi Omar Hassan al Fatto quotidiano– e il 17 aprile sarò a Roma, davanti al Tribunale, quando i giudici dovranno decidere sulla richiesta di archiviazione del fascicolo sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Anch’io voglio la verità come la madre di Ilaria”. Il caso non si chiude con la sua assoluzione. Anzi. La sua innocenza è la prova evidente di depistaggi, prove sparite, testimoni falsi che scompaiono al momento opportuno. È il volto simbolo della giustizia negata per il duplice omicidio del 20 marzo 1994.
Questo ragazzone sempre sorridente, non si è mai arreso. Ha sempre sostenuto la sua innocenza, presentandosi regolarmente in tribunale al momento della lettura della sentenza di appello del 2002, che lo avrebbe poi condannato dopo un primo proscioglimento. “Finalmente, dopo vent’anni, ho potuto incontrare mia madre, che ora vive in Svezia”, commenta felice. L’ultima volta l’aveva vista a Mogadiscio il 10 gennaio 1998, prima di essere portato in Italia.