Majorana, ci vuole un fisico alla Buffa per dirlo così
C’è qualcosa di nuovo, anzi di antico in Federico Buffa. Di attuale c’è la tendenza dello storytelling, il culto della narrazione sconfinante nella supercazzola. In politica abbiamo continui esempi con scappellamento a destra, a sinistra e al centro. Buffa è tutt’altro: in lui brucia il fuoco antico della telecronaca, della radiocronaca omerica, quando i match si raccontavano da soli, senza siparietti alla Gianni e Pinotto, senza inviati a bordo campo per sapere se Allegri si è soffiato il naso. Buffa è un narratore che viene dallo sport, ultimo olimpo superstite, ma sa far rivivere anche altri eroi, come è accaduto nel documentario Ettore Majorana - L’uomo del futuro trasmesso su SkyArte a ottant’anni dalla scomparsa del fisico siciliano (ancora una volta il servizio pubblico arriva dalla pay-tv).
La vicenda di Majorana è un giallo al quadrato; quello delle ipotesi fatte per spiegarne la sparizione, il suicidio, il ritiro in convento, il cambio d’identità e la nuova vita alla maniera del fu Mattia Pascal. Ma c’è anche il mistero che avvolge le teorie su cui lavorava nel ’38, quando l’Europa era sull’orlo del baratro e la fisica sperimentava le conseguenze devastanti della fusione termonucleare. Chissà, suggerisce Buffa, forse Majorana volle chiamarsi fuori da un futuro che intuì per primo. Come Kurtz, aveva visto l’orrore. Il teorizzatore dell’antimateria si smaterializzò: non si poteva trovare un modo più efficace per ricordare la sua presenza, e la sua grandezza.