Il Fatto Quotidiano

Dai ribelli neri ai beneducati L’importante è solo ballare

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nel terzo millennio, anche perché è un ritmo molto più facile da ballare che da suonare. Il primo famoso performer fu George Snowden, detto “Shorty” in confronto alla partner “Big Bea”: fu a lui che si deve il nome, se non l’inv en zio ne tout court, del lindy hop, lo stile di ballo sulle note dello swing, imparentat­o con il charleston e antenato del boogiewoog­ie e del rock. Pure il lindy ha origini afroameric­ane – ad Harlem – ed è considerat­o un virtuoso esempio di integrazio­ne tra bianchi e neri.

È EDUCATO. Molti fanatici dello swing odierno osservano – anche fuori dalla pista – i principi dell’amor cortese anni Trenta, dal baciamano alle galanterie nei confronti del gentil sesso, dall’ab b ig li amento morbido al truc- co e parrucco ammiccanti, ma mai volgari. In sala si mescolano le buone maniere da ballo liscio e la frenesia del rock, e i ruoli della coppia sono solidament­e determinat­i: no genderless, metrosexua­l , sexual fluidity... Lui è “l e ad e r ”, lei è “f ol l ower”, e pazienza per le femministe.

È PROMISCUO. Suon ato spesso nei bordelli, in America lo swing fu inizialmen­te stigmatizz­ato come genere depravato, “orgia ritmica dei cannibali”. Non godette di migliore stampa nell’Europa nera: i nazisti lo misero al bando, spedendo nei lager molti musicisti, mentre i fascisti lo censuraron­o in quanto ritmo “negroide”. Benché l’originale connotazio­ne erotica si sia annacquata, resta la vocazione promiscua: nella danza, ancora oggi, esistono gare di improvvisa­zione in cui vige lo scambismo di coppia e il tira-e-molla tra partner.

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Il Savoy Spring Jump a Roma (13-15/4) e The Swing Godfathers a Palermo (31/5-3/6)
Fotogramma Due festival in arrivo Il Savoy Spring Jump a Roma (13-15/4) e The Swing Godfathers a Palermo (31/5-3/6)

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