Dai ribelli neri ai beneducati L’importante è solo ballare
nel terzo millennio, anche perché è un ritmo molto più facile da ballare che da suonare. Il primo famoso performer fu George Snowden, detto “Shorty” in confronto alla partner “Big Bea”: fu a lui che si deve il nome, se non l’inv en zio ne tout court, del lindy hop, lo stile di ballo sulle note dello swing, imparentato con il charleston e antenato del boogiewoogie e del rock. Pure il lindy ha origini afroamericane – ad Harlem – ed è considerato un virtuoso esempio di integrazione tra bianchi e neri.
È EDUCATO. Molti fanatici dello swing odierno osservano – anche fuori dalla pista – i principi dell’amor cortese anni Trenta, dal baciamano alle galanterie nei confronti del gentil sesso, dall’ab b ig li amento morbido al truc- co e parrucco ammiccanti, ma mai volgari. In sala si mescolano le buone maniere da ballo liscio e la frenesia del rock, e i ruoli della coppia sono solidamente determinati: no genderless, metrosexual , sexual fluidity... Lui è “l e ad e r ”, lei è “f ol l ower”, e pazienza per le femministe.
È PROMISCUO. Suon ato spesso nei bordelli, in America lo swing fu inizialmente stigmatizzato come genere depravato, “orgia ritmica dei cannibali”. Non godette di migliore stampa nell’Europa nera: i nazisti lo misero al bando, spedendo nei lager molti musicisti, mentre i fascisti lo censurarono in quanto ritmo “negroide”. Benché l’originale connotazione erotica si sia annacquata, resta la vocazione promiscua: nella danza, ancora oggi, esistono gare di improvvisazione in cui vige lo scambismo di coppia e il tira-e-molla tra partner.