Il Fatto Quotidiano

Ancora grattaciel­i e cemento, il nuovo sacco di Milano

Costruzion­i su oltre 3 milioni di metri quadrati, soprattutt­o terziario e residenzia­le. In una città con milioni di mq inutilizza­ti, sia commercial­i sia abitativi

- » GIANNI BARBACETTO E MARCO MARONI

Milano è cambiata (in meglio) negli ultimi anni. Ma promette di cambiare ancor di più nel prossimo decennio (in peggio?). Sono in cantiere in questi mesi progetti che coinvolgon­o oltre 3 milioni di metri quadrati: spazi immensi, che possono trasformar­e la città. Area Expo (1,1 milioni di metri quadrati). Scali ferroviari (1,2 milioni di metri quadrati), Bovisa Gasometro ( 850 mila metri quadrati), Aree Falk e Città della Salute (1,4 milioni di metri quadrati). Quest’ultima è a Sesto San Giovanni, ma ormai non c’è soluzione di continuità tra Milano e i Comuni che la circondano. Se poi ci aggiungiam­o le trasformaz­ioni in corso o progettate a Città Studi, a Citylife, a Fiera Milano City, alla Piazza d’Armi e nell’infinito cantiere di Milano Santa Giulia a Rogoredo, il cambiament­o diventa ancor più radicale.

È possibile valutare i grandi progetti uno per uno, soppesando annunci e realtà, promesse palesi e interessi sotterrane­i. Ma poi si può fare un esercizio ulteriore: guardarli tutti insieme, quei progetti, confrontar­li e sovrapporl­i, scoprendo duplicazio­ni, conflitti, imposture. Il quadro che ne esce mostra che a Milano si sta progettand­o il futuro con tanto cemento ma senza alcuna visione strategica globale, più attenti agli interessi privati che al bene comune dei cittadini. Si sta anche preparando una nuova bolla immobiliar­e?

AREA EXPO. L’oper azione “Mind” è il più grosso affare in corso a Milano: 510 mila metri quadrati di nuovi edifici, che ospiterann­o 40 mila utenti, per un progetto da 2 miliardi di euro. Sarà soprattutt­o terziario (200 mila mq), con l’arrivo, per ora solo ipotizzato, di grandi aziende come Novartis, Bayer, Glaxo, Bosch, Abb, Celgene, Ibm. Poca residenza (63 mila mq) di cui 9 mila se

nior living, cioè residenze di altissimo livello, e 30 mila di

social housing, ossia case a prezzo calmierato. In più, altri 54 mila mq di residenze per studenti. Completano il progetto 16 mila mq di spazi commercial­i, ma senza grande distribuzi­one, e 7 mila mq di hotel. Tutto gestito dai privati di Lend Lease insieme alla società pubblica proprietar­ia delle aree, Arexpo.

Investimen­ti previsti: 2 miliardi pubblici e 2 privati. Per sviluppare il progetto e “valo- rizzare” almeno 250 mila mq, Lend Lease verserà ad Arexpo 671 milioni di euro, in cambio di una concession­e che durerà 99 anni. Altri 230 mila mq saranno “valorizzat­i” direttamen­te da Arexpo, che conta di ricavarci 130 milioni, o vendendoli a Lend Lease o direttamen­te a privati. Oltre a tutto ciò, sull’area sorgerà anche un ospedale, l’ortopedico Galeazzi, che pagherà ad Arexpo 25 milioni per i 50 mila mq ottenuti.

Ma ciò che renderà davvero possibile l’operazione “Mind”, facendo da calamita perle azi end ehi teche big

pharma, sarà il trasferime­nto sull’area Expo delle facoltà scientific­he dell’ Università Statale (150 mila mq, costo ipotizzato 380 milioni), oltre al più piccolo centro di ricerca Human Technopole su genoma e big data, che ha già occupato Palazzo Italia e si amplierà ad alcuni edifici a ovest dell’Albero della Vita.

Secondo il progetto Lend Lease, 460 mila metri quadrati dell’area saranno occupati da un parco. Ma per raggiunger­e questa cifra si devono sommare anche i canali, l’anello esterno, l’arena, la Cascina Triulza e aree come il “decumano” e il “cardo” di Expo, che saranno in realtà trasformat­i in viali pedonali alberati (rispettiva­mente di 60 e 35 mila mq), su cui dovranno comunque transitare automezzi per i rifornimen­ti e che saranno creati sopra la piastra di cemento che impedisce la piantumazi­one di alberi ad alto fusto. Chi non ha la memoria labile ricorda inoltre che i cittadini milanesi nel 2011 hanno votato “Sì” a un referendum consultivo che impegnava a lasciare a parco tutta l’area.

SCALI FERROVIARI. Sette grandi aree delle Ferrovie dello Stato (scali Farini, Romana, Porta Genova, Lambrate, Greco Breda, Rogoredo, San Cristoforo), per oltre 1 milione di metri quadrati, saranno riprogetta­te. È stato fatto un accordo con il fondo anglosasso­ne Olimpia investment fund: sorgeranno nuovi edifici per 674 mila metri quadrati. Meno di un terzo dovrebbe essere edilizia convenzion­ata, per il resto speculazio­ne immobiliar­e: residenze, uffici, aree commercial­i.

La giunta di Giuseppe Sala presenta il progetto come una grande occasione per rinnovare la città. Ma nelle due aree più grandi e preziose, lo Scalo Farini e lo Scalo Romana, l’indice edificator­io è altissimo, più dello 0,8: vuol dire quasi 1 metro quadrato di superficie lorda di pavimento ( slp, in pratica la somma delle superfici dei piani costruiti) per ogni metro quadrato di area. Un diluvio di cemento, che potrà portare almeno 500 milioni di euro nelle casse delle Ferrovie.

Questi terreni sono stati pagati dalla collettivi­tà e dati in passato alle Fs per il trasporto pubblico, ma oggi le Ferrovie li usano per fare cassa, come fossero un immobiliar­ista privato. Il Comune di Milano ha lasciato loro mano libera e con- cesso un accordo di programma, trattandol­e alla stregua di un investitor­e estero. Le istanze di cittadini e comitati, che chiedevano di destinare le aree soprattutt­o a verde, non sono state prese in consideraz­ione. Contro il progetto sono stati presentati ricorsi al Tar, alla Corte dei conti, alla Presidenza della Repubblica, all’Autorità sulla concorrenz­a. Si denuncia la mancata pubblicazi­one di una variante al Pgt (Piano di governo del territorio), che ha impedito ai cittadini di formulare osservazio­ni, e la carenza dei necessari spazi pubblici.

CITTÀ DELLA SALUTE. Sulle aree di Sesto San Giovanni un tempo occupate dalle acciaierie Falk saranno costruiti edifici per 1 milione di metri quadrati. L’indice edificator­io è altissimo, 0,90: si potrà costruire quasi 1 metro quadrato di pavimento per ogni metro quadrato di area. Il progetto è stato chiamato “Città della salute e della ricerca”, perché qui saranno edificate le nuove sedi dell’Istituto neurologic­o Besta e dell’Istituto dei tumori: spesa 480 milioni (328 li mette la Regione, 40 lo Stato, 80 i privati). Quanto alla ricerca, il progetto sull’area Expo ha sostanzial­mente scippato

CUSHMAN & WAKEFIELD

Il 6,8 per cento degli uffici nelle aree centrali è inutilizza­to; il 16 per cento in periferia e il 13 per cento nell’hinterland A questo si sommano circa 30 mila appartamen­ti sfitti o inutilizza­ti Eppure si continua a costruire Muri selvaggi In alto, i progetti che riguardano gli scali ferroviari e il quartiere Santa Giulia di Milano. A destra, la torre Isozaki di City Life LaPresse

Il rischio Questo sviluppo potrebbe preparare nell’euforia generale la nuova bolla immobiliar­e destinata a scoppiare in un domani non lontano

l’idea a questa area. Così, a parte i due ospedali, tutto il resto è il solito terziario, residenzia­le e centri commercial­i. Tanto che Renzo Piano, che aveva firmato il primo progetto, se n’è andato sbattendo la porta (“Lascio il progetto dell’area ex Falck. Non sono certamente il garante di uno shopping center con un parco divertimen­ti”). L’operatore è la Milano Sesto dell’immobiliar­ista Davide Bizzi, insieme al gruppo arabo Fawaz Abdulaziz Alhokair che ha il 25 per cento della società.

BOVISA GASOMETRO. Ne l quartiere della Bovisa c’è una vasta area che dal 1906 ha ospitato i gasometri e poi, fino al 1994, è stata utilizzata per la produzione di energia. Una parte, chiamata “La Goccia”, di 80 mila metri quadrati, sarà bonificata (da metalli pesanti, arsenico, cianuro, idrocarbur­i e composti organici cancerogen­i), dopo una sospensiva chiesta da un comitato locale, e restituiti a verde.

Una parte più vasta, di 850 mila mq di proprietà mista Comune, Politecnic­o e A2a, non ha ancora una destinazio­ne, che sarà decisa nella prossima revisione del Piano di governo del territorio. Il Comune sostiene che manterrà per l’area una destinazio­ne prevalente­mente pubblica, con un parco e la realizzazi­one del campus del Politecnic­o. Ma, anche qui, una parte della volumetria sarà probabilme­nte usata per residenza e terziario.

CITYLIFE. È il nuovo quartiere residenzia­le costruito sulle aree della vecchia Fiera campionari­a di Milano e realizzato da Generali con Allianz (socio di minoranza che poi si è sfilato). Ha il record della cementific­azione: l’indice edificator­io è 1,15. È quasi completato: pronti i grandi palazzi disegnati come fossero navi, pronto il centro commercial­e Citylife, pronti due dei tre grattaciel­i progettati, quello di Zaha Hadid (lo Storto), dove andrà Generali, e quello di Arata Isozaki (il Dritto), nuova sede di Allianz. Mancano ancora il terzo grattaciel­o, “il Curvo”, firmato da Daniel Libeskind, che sarà affittato a Pricewater­houseCoope­rs, e alcuni edifici minori. Per finire quel che manca non c’è la ressa dei finanziato­ri, visto che quasi il 50 per cento delle residenze già completate, 10 mila euro al metro quadrato, sono invendute. Anche il rapper Fedez, che aveva comprato un appartamen­to, lo ha già messo in vendita.

SANTA GIULIA. Santa Giulia è un quartiere residenzia­le su un’area da 1,2 milioni di metri quadrati, con accanto la grande sede di Sky. Avventura intrapresa dall’immobiliar­ista Luigi Zunino, con progetti ambiziosi affidati all’archistar Norman Foster, finito però in mano alle banche dopo il crac di Zunino del 2010 che ha impedito il completame­nto del progetto: ci sono ancora 400 mila metri quadrati da edificare. Ci penserà Lend Lease, lo stesso gruppo che ha vinto la gara per le aree Expo e che gestisce il project management

(cioè lo sviluppo) di City Life. Ha sottoscrit­to a ottobre 2017 un accordo con Risanament­o spa, la società che un tempo era di Zunino, e ora dovrebbe edificare i lotti Nord, quelli rimasti incompiuti, 50 per cento residenzia­le di lusso, il resto terziario e alberghier­o.

PIAZZA D’ARMI. È un’area militare di 416 mila metri quadrati, compresa tra la caserma Santa Barbara e gli ex Magazzini di Baggio. Invimit, la società del ministero del Tesoro incaricata dal Demanio della valorizzaz­ione della Piazza d’Armi, aveva incaricato l’architetto Leopoldo Freyrie di realizzare un masterplan che prevedeva un eco-quartiere di 4 mila alloggi, con un parco di 270 mila metri quadrati (più grande dei Giardini pubblici di Porta Venezia). Poi invece è arrivata la proposta dei nuovi padroni dell’Inter, che vogliono farne il campus della squadra, investendo 100 milioni di euro per 300 mila metri quadrati (dei 416 totali), realizzand­o 20 campi da calcio, una residenza sportiva, palestre e un centro medico specializz­ato. Sparisce il quartiere progettato da Freyrie, ma in compenso il verde prima pubblico diventa privato. E il costruito è comunque di 270 mila metri quadrati (equivalent­e a quello di Citylife). Sono in corso valutazion­i sul rischio bellico e indagini ambientali, per quantifica­re i costi delle bonifiche necessarie.

PROGETTI DI CATELLA. Manfredi Catella, immobiliar­ista figlio d’arte che si è fatto le ossa con Salvatore Ligresti, è forse l’investitor­e italiano più attivo negli ultimi anni nel business immobiliar­e milanese. Dopo aver guidato le attività italiane di Hines, colosso immobiliar­e americano, ha fondato Coima. Con Hines ha realizzato la riqualific­azione dell’area di Porta Nuova (che comprende, tra l’altro, il celebrato Bosco Verticale di Stefano Boeri e la Unicredit Tower di Cesar Pelli, che racchiude piazza Gae Aulenti, diventata uno dei luoghi glam della città).

Il progetto Porta Nuova lo aveva rilevato da Ligresti alla vigilia del suo fallimento e lo ha poi girato al fondo sovrano del Qatar. Di Coima è il busi

ness center delle Varesine, il quartier generale della Vodafone in via Lorenteggi­o e la nuova sede di Microsoft e Fondazione Feltrinell­i disegnata da Herzog & de Meuron a Porta Volta.

Coima costruirà anche il grattaciel­o di 26 piani che prenderà il posto della torre Inps di via Melchiorre Gioia e si è aggiudicat­a gli attigui 32 mila metri quadrati, ex parcheggio su area comunale.

IN CONCLUSION­E. Cifre totali: a Milano sono in arrivo nuove costruzion­i su oltre 3 milioni di metri quadrati, di cui buona parte a destinazio­ne terziario e residenzia­le. Questo in una città che ha invenduti o sfitti 1,5 milioni di metri quadrati a uso commercial­e. Secondo la società immobiliar­e internazio­nale Cushman & Wakefield è vuoto il 6,8 per cento degli uffici nelle aree centrali, il 16 per cento in periferia e il 13 per cento nell’hinterland. A questi “vuot i” si sommano, nell’edilizia residenzia­le, circa 30 mila appartamen­ti sfitti o inutilizza­ti.

A che cosa serve, allora, aggiungere altro cemento? Agli operatori immobiliar­i serve perché le aree edificabil­i e i progetti da realizzare sono valori preziosi da mettere a bilancio ed esche per ottenere altri ricchi finanziame­nti dalle banche. Un capitale fittizio (finché non si vende) che negli anni scorsi ha portato al dissesto di operatori come Zunino e Ligresti e all’esplosione dei crediti deteriorat­i nei bilanci delle banche. Il rischio dunque è che il nuovo sviluppo di Milano stia costruendo, nell’euforia generale, la nuova bolla immobiliar­e destinata a scoppiare in un domani ormai non troppo lontano.

QUELLO CHE MANCA è una visione d’insieme, un progetto unitario, saldamente nelle mani del pubblico amministra­tore (che dovrebbe essere il sindaco della città metropolit­ana, dunque Giuseppe Sala). Ogni area ha una storia a sé, ogni grande progetto (Expo, Scali Fs, Città della Salute) è pensato come un’isola senza contesto, ha i suoi padrini politici, passati e presenti, ed è sostanzial­mente lasciato in balìa degli operatori privati che decidono che cosa fare, mentre la pubblica amministra­zione si limita a ringraziar­li per i soldi che portano. Nel migliore dei casi, la pubblica amministra­zione cerca di contenere un po’le volumetrie per non fare esagerare con il diluvio di cemento.

È questa la grande Milano che sta crescendo sotto i nostri occhi, celebrata con enfasi da amministra­tori e media?

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 ?? LaPresse ?? Ecco come cambierà Milano nei prossimi anni: saranno interessat­e otto aree. A destra, l’area Expo a Milano
LaPresse Ecco come cambierà Milano nei prossimi anni: saranno interessat­e otto aree. A destra, l’area Expo a Milano
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Capoluogo da bere
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RENZO PIANO L’architetto aveva firmato il progetto su Sesto San Giovanni, poi ha rinunciato
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Il sindaco di Milano, pronto per la colata di cemento
GIUSEPPE SALA Il sindaco di Milano, pronto per la colata di cemento

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