Il Fatto Quotidiano

Netanyahu cancella l’accordo con l’Onu sui migranti africani

Per una parte di Israele i profughi che fuggono da Sudan e Eritrea sono “infiltrati”

- » ROBERTA ZUNINI

Acausa delle proteste incrociate dei partiti di destra italiani, i più vicini al premier israeliano Benjamin Netanyahu – amico personale di Berlusconi – della freddezza della Germania, di numerosi ministri del proprio esecutivo e buona parte dell'opinione pubblica di Tel Aviv, lo stesso primo ministro ha ieri deciso di cancellare l'accordo bilaterale raggiunto lunedì tra Israele e l'Alto commissari­ato per i rifugiati delle Nazioni Unite. L’Onu gli ha chiesto di ripensarci. Il primo ministro non ha risposto, ma è tornato su un altro aspetto della vicenda: sul suo profilo Facebook ha scritto che “la principale fonte della pressione europea nei confronti del governo del Ruanda perché si ritirasse dall’accordo per rimuovere gli infiltrati dal Paese, è il New Israel Found”, ac- cusando questa ong americana di aver mandato all’aria l’intesa con il governo di Paul Kagame per accogliere i migranti, e costringen­do invece Israele a un’intesa con l’Alto Commissari­ato dell’Onu (Unhcr), che poi è quella che lui stesso ha annullato. Per Netanyahu, l’ong Usa è “un’organizzaz­ione che riceve fondi da governi stranieri e da figure ostili a Israele, come i fondi di George Soros” e mette in pericolo Israele “come nazione stato del popolo ebraico”. Era stato proprio Bibi ad annunciare che Italia, Germania e Canada avrebbero ricollocat­o parte dei profughi eritrei e sudanesi che il recente piano anti immigrati israeliano aveva destinato all'espulsione in paesi terzi sicuri, U- ganda e Rwanda, in cambio di soldi. L'accordo con l'Unhcr avrebbe dovuto sostituire un piano di espulsione di circa 40.000 migranti, bloccato però dalla Corte suprema israeliana. La bocciatura della Corte suprema aveva così stimolato la conclusion­e di un accordo con l'Unhcr, in base a cui circa 16.000 migranti sarebbero stati ricollocat­i in paesi europei. Nel primo anno e mezzo sarebbero partiti circa 6.000 migranti. Uno scenario che ha provocato le proteste del South Tel Aviv Liberation Front: è nella zona sud di Tel Aviv che si concentran­o gli “infiltrati”: africani fuggiti dalla dittatura eritrea e dalle guerre in Sudan.

Ong bersaglio di Bibi Il premier accusa New Israel Found di aver fatto saltare l’intesa anche con il Ruanda

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LaPresse Sospesi Protesta a Gerusalemm­e

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