Consip, così Renzi ha smentito Lotti
“Non so di liti con Marroni”
■ L’ex premier, sentito dai pm di Roma martedì, non conferma le dichiarazioni dell’amico ministro secondo cui potevano esserci dissapori tra lui e l’ex Ad della Centrale pubblica degli acquisti
Quello che interessava i magistrati romani era capire i rapporti tra il manager Luigi Marroni e il ministro dello Sport Luca Lotti. Insomma, i pm titolari dell’indagine Consip volevano sapere se tra i due ci siano stati contrasti tali da giustificare l’accusa, mossa dall’ex Ad della centrale pubblica degli appalti, di esser stato messo in guardia dalle intercettazioni in corso anche da Lotti. E su questo, l’ex premier, ora senatore, Matteo Renzi – citato nelle indagini difensive dell’amico – non avrebbe dato una grande mano al ministro. Sentito il 5 aprile come persona informata sui fatti dai pm Paolo Ielo e Mario Palazzi, alla presenza del procuratore capo Giuseppe Pignatone, Renzi avrebbe spiegato, in sostanza, di non essere a conoscenza di contrasti tra i due. I rapporti, insomma, erano normali. Istituzionali.
Eppure era stato lo stesso Lotti, durante il confronto con Marroni il 29 marzo, ad avallare l’ipotesi, seppur velata, di una possibile amarezza per non essere stato, in passato, tra i sostenitori della sua nomina, peraltro voluta da Renzi. Anche dopo aver ascoltato l’ex premier, per gli investigatori però la sostanza non cambia: resta la parola del ministro, che nega di essere l’autore della soffiata, contro quella del suo accusatore. A Renzi non sono state fatte domande sul padre, Tiziano, indagato in un altro filone di indagine per traffico di influenze illecite.
LA VICENDA che coinvolge Lotti risale al 20 dicembre 2016. Quel giorno i pm partenopei (poi l’indagine è passata a Roma per competenza) entrano negli uffici Consip e chiedono a Marroni perché avesse fatto togliere le cimici dal proprio ufficio. L’ex Ad spiega: “Ho appreso in quattro differenti occasioni da Filippo Vannoni (presidente della fiorentina Publiacqua, ora indagato per favoreggiamento, ndr), dal generale Saltalamacchia, dal presidente di Consip Luigi Ferrara e da Lotti di essere intercettato”. Ferrara, a sua detta, lo avrebbe saputo dall’ex Comandante generale dell’Arma Tullio del Sette. Versione che Ferrara, sentito a Roma, non ha confermato (è stato poi indagato per false informazioni ai pm). Ai carabinieri del Noe, il 20 dicembre 2016, Marroni aggiunge: “A luglio 2016, durante un incontro, Lotti mi informò che si trattava di un’indagine che era nata sul mio predecessore Domenico Casalino e che riguardava anche l’imprenditore campano Romeo. Delle intercettazioni ambientali nel mio ufficio l’ho saputo non ricordo se da Lotti o da un suo stretto collaboratore”. Dopo queste accuse, il ministro, coi generali Del Sette e Saltalamacchia, viene indagato per rivelazione di segreto d’ufficio e favoreggiamento.
Marroni è stato poi risentito dai magistrati capitolini e ha confermato, seppur con alcune precisazioni, le sue accuse. Nel caso di Lotti ha collocato l’incontro della “soffiata” non a luglio, ma probabilmente il 3 agosto 2016, in Largo Chigi, negli uffici della Presidenza del consiglio. Lotti non ha negato l’incontro ma ha spiegato di non aver rivelato alcunché: non era neanche a conoscenza dell’indagine napoletana.
Dei rapporti tra i due è stato chiesto, come detto, anche a Matteo Renzi durante l’audizione del 5 aprile. L’ex premier, oltre a dire di non essere a conoscenza di contrasti, ha anche raccontato la genesi della nomina di Marroni, già manager di un’azienda del gruppo Fiat e poi direttore generale dell’Asl di Firenze. In quel ruolo, ha spiegato, non voleva un renziano e quindi la scelta è ricaduta su Marroni, all’epoca vicino al governatore Enrico Rossi, oggi in LeU.
MARRONI, dal canto suo, nega rimostranze nei confronti del ministro. Il suo legale, l’avvocato Luigi Ligotti, per dimostrarlo depositerà alcune mail tra il manager e Lotti, in cui si parla dei dati della legge di Bilancio ma anche di due nomine interne all’ente. Da quel carteggio, secondo il legale, emerge un “rapporto di serena collaborazione che Marroni ha avuto con il sottosegretario e con tutto il governo guidato da Matteo Renzi”. “Sorprende, e non poco, che Marroni senta la necessità di produrre oggi le email con il ministro dopo quasi due anni dalle sue prime dichiarazioni e soprattutto tramite un difensore. Come si fa a non pensare che tema di essere tacciato di falsità? Nessuno ha mai negato rapporti istituzionali” è il commento – riporta l’An sa –, dell’entourage del ministro dello Sport.
L’audizione di Matteo Renzi, quindi, non ha cambiato la situazione rispetto a quanto emerso dopo il confronto tra Lotti e Marroni: nessuno dei due cambia versione. Ma qualcuno in questa storia sta mentendo.
La mossa legale
Il manager, per provare i rapporti col deputato Pd, depositerà le mail che si sono scambiati