Il Fatto Quotidiano

Noi insensati: tutti a Kiev!

CHAMPIONS/2 Il delirio Roma contro il Barça

- » ANTONIO PADELLARO

Apensarci

bene è tutto insensato.

Non la partita perfetta della Roma, niente affatto un miracolo ma frutto di eccelse, forse irripetibi­li ( speriamo di no) qualità sportive e umane ma questo lo sapevamo già. Parlo di noi, di me, dei sessantami­la dell’Olimpico e delle moltitudin­i davanti alla tv che insensatam­ente ci credevano, convinti, strasicuri ( stai a scherza’?) che se tre a zero occorreva tre a zero sarebbe stato. Non al primo non al secondo e neppure al terzo gol perché quello si chiama sperare e pregare (e stringere avete capito cosa).

Con un testo di ANTONIO MANZINI

Altro dall’insensatez­za che, contrariam­ente a ciò che si pensa, non è un sentimento negativo, anzi. Ditemi cosa esiste di più vero, autentico, sincero, di più innocente di questa deplorevol­e, splendida, beata, beota irragionev­olezza? Di un amore insensato. Quello, per capirci, che accelera i nostri passi verso lo stadio nella convinzion­e che il piedone di Bruno Peres fu contro lo Shakhtar come il Piave nella famosa canzone: non passi lo straniero. E dunque l’idiota che alberga in me (ma non sono il solo) coltiva l’idea, sentite questa, che se l’inguardabi­le pippone ( ’a Peres li

mortacci tua) respinge all’ultimo istante sulla linea di porta ( Brunetto ti

amo) l’ucraina sfera che ci avrebbe spazzati via, beh vuol dire che le forze primordial­i della natura hanno finalmente preso a ben volerci. E che la coppa con le grandi orecchie è lì che ci aspetta ( tutti a Kiev). Da ricovero. Cerchiamo di capirci, l’insensato che è in me gioca da solo pur se socio e complice di una setta di invasati. Non si confida, non partecipa, non condivide. Quanto mai geloso di confusi e dissennati pensieri, conserva nell’intimo il proprio piacere come l’autoerotis­ta in un club di scambisti scatenati. Non è affatto insensato giocarsi dieci euro sulla Roma che elimina il Barcellona, visto quel che hanno pagato i bookmakers. Non è insensata la difesa a tre e se DiFra (oggi un grande ieri inadeguato) si definisce “un pazzo”, perché questo è il suo mestiere. Non è insensato James Pallotta che si tuffa nella fontana di Piazza del Popolo: si chiama marketing, come sa il coro degli esagitati che pretende il pacchetto intero ( dai Pallotta portace portace portace a mignotte). Insensato è trarre favorevoli auspici dal blando riscaldame­nto dei blaugrana ingolfati nei tristi pigiamini azzurri. Insensato è apostrofar­e, per intimorirl­o, la pulce geniale (aho ’a Messi te metto in giardino co’Mammolo e Brontolo). Insensato è lo stadio che già un’ora prima trema e urla il risultato assurdo (capitan De Rossi dice di aver detto ai suoi: “Se ci credono loro crediamoci anche noi”). Insensati siamo noi (sono io) di ogni colore, granata, zebrato, azzurro che da una vita percorriam­o quei viali chiedendoc­i perché lo facciamo. Molestati da chi non capisce: ma come una persona come lei che fa il tifoso ( ma vaffanculo). Per vivere serate come queste.

Ps. Ho cercato una frase adatta all’insensatez­za di chi sapeva come sarebbe finita e ho trovato questa del pensatore rumeno Emil Cioran: “Se la vita ha qualcosa di misterioso è appunto questo, che pur sapendo ciò che si sa, si è capaci di compiere un atto contro il proprio sapere”. Tutti a Kiev.

Irragionev­oli siamo noi di ogni colore, granata, zebrato, azzurro che percorriam­o quei viali chiedendoc­i perché lo facciamo Molestati da chi non capisce

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