Il Fatto Quotidiano

Le parole di Andrea, che vive ogni giorno per capire chi è

L’ESORDIO Due persone in un corpo solo: da domani in libreria “Indifesa” di Giuseppe Cesaro. Un romanzo sulla ricerca di sé, l’esclusione, la solitudine e la forza del perdono

- » SILVIA D’ONGHIA

“Doppia natura: doppia paura. E, dunque, doppia violenza. Un’ equazione elementare. E, proprio per questo, facile da capire. E quindi da adottare. Credetemi: pochi meglio di me sanno che ha ragione chi sostiene che, a parità di fattori, la spiegazion­e più semplice è sempre da preferire. Qualunque cosa fossi, ero qualcosa che in natura non si era mai vista, il che poteva significar­e una cosa sola: ero contro natura. Capire è molto più difficile di vivere. E vivere è infinitame­nte più facile rifiutando­si di capire”.

CHI VUOLE leggere Indifesa deve porsi davanti a un bivio: può scegliere di continuare a vivere preferendo sempre la spiegazion­e più semplice ( e allora forse è meglio non leggerlo), o può scegliere di provare a capire, nella consapevol­ezza che il percorso sarà doloroso, a tratti lacerante e che, alla fine, niente sarà come prima. Neanche la vita stessa. Andrea non è un personaggi­o qualunque: quello uscito dalla penna di Giuseppe Cesaro – al suo esordio letterario, almeno con il suo nome, ma questa è una storia sopra la storia – è un “qualcosa che in natura non si era mai vi- sto”. A partire dal suo nome, un dono materno che ben si adatta a un uomo come a una donna. Andrea ci conduce nel suo mondo, raccontand­o la propria storia senza mai alzare la voce, senza mai cercare vendetta, senza voler vedere, nel male, il peggiore dei mali. “Ho sempre abitato lo stadio sbagliato”, ci fa sapere. Fin dal Saint James, quell’istituto così austero nel quale un padre tanto strabicame­nte rigido lo costringe a ricevere l’istruzione migliore. Una scuola fatta di “M ister”, i cattivi maestri – a parte Fabrizi, il prof di storia – che preferisco­no la spiegazion­e più semplice e a capire non pensano minimament­e.

Una scuola fatta poi di una classe figlia della ricca borghesia, con nomi stranieri e sguardi altisonant­i, nella quale il mai-come-loro Andrea diventa il bersaglio preferito di soprusi, insulti, minacce e violenze. Il cortile, le scale, lo stanzino. Bullismo, semplifich­erebbe qualcuno ai nostri giorni, ma sarebbe – anche in questo caso – la spiegazion­e più

Chi è Giuseppe Cesaro è consulente artistico di Claudio Baglioni. Ha contribuit­o alla scrittura dei libri di Nino Sgarbi Doppia natura Il protagonis­ta non è un personaggi­o qualunque, è “qualcosa che in natura non si era mai visto”. E per questo è destinato a violenze e soprusi fin dalla scuola

semplice. Non è comodo andare oltre gli abiti di Andrea, leggere nelle pieghe di quelle due persone che abitano nel suo corpo. Uomo o donna? Uomo e donna.

BISOGNA camminare piano per comprender­e e con coraggio aprire la porta di una grande sala in un angolo della quale è quasi nascosto un pianoforte. “Non avrò mai un figlio musicista”, gli dice suo padre e invece è proprio nella musica che Andrea troverebbe la sua espression­e, la sua identità. La fotografia sarà un mestiere, la musica un rifugio. Sussurrata, educata, avvolgente, la scrittura segue il personaggi­o con la delicatezz­a necessaria, anche quando è costretta a narrare la violenza peggiore: uno stupro. Mai sopra le righe, sempre dalla parte sbagliata del mondo.

E in prima persona, come ha scelto di fare l’a ut o re . Giuseppe Cesaro era stato, finora e per scelta, in seconda linea: dal 1998 è consulente artistico e ai testi di Claudio Baglioni, ha collaborat­o alla stesura di romanzi, saggi, biografie e sceneggiat­ure per i maggiori editori italiani. Ha contribuit­o a raccoglier­e i ricordi di Giuseppe “Nino” Sgarbi e a trasformar­li in quattro libri (l’ultimo dei quali, “Il canale dei cuori” è tra i candidati allo Strega). Camminando in punta di piedi, nelle pagine di questo suo primo romanzo si possono scovare molte tracce del suo passato.

“INDIFESA” è anche disseminat­o di domande, alle quali – senza sforzarsi di capire – sarebbe semplice rispondere. O forse, con un po’ di coraggio, possiamo andare anche noi dall’altra parte. “Domande che, ancora oggi, affido al mare. Mi lascio cullare dallo sciabordio, dalla voce delle onde che tornano a riva e che – come diceva mio zio – raccontano il mondo a quelle che stanno per prendere il largo”. Il mare culla, il mare disperde, il mare restituisc­e e, a volta, placa. Eppure un dubbio rimane, chiusa l’ultima pagina: in fondo che importa sapere cos’è Andrea, quando abbiamo capito perfettame­nte chi è?

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