Il Fatto Quotidiano

Il sadico talento da presentato­re

Il giovane leader ridotto a comparsa, l’anziano pregiudica­to gode

- » ANTONELLO CAPORALE

Sono mancate le corna, quelle dei bei tempi, alzate durante un vertice internazio­nale di qualche anno fa, per alleggerir­e la tensione, dietro al capo del ministro spagnolo Piquet. Per il resto Berlusconi ha prodotto il meglio del suo repertorio spostando di lato, senza neanche forzare il bacino, un disorienta­to Salvini che ieri per distinguer­sì s’era pure fatto venire in mente di indossare, nel confronto clou quirinaliz­io, la cravatta verde Padania.

Il Berlusconi bombastico, teatrale, un po’ mimo e un po’ ermeneuta, ha compiuto, in favore delle telecamere, la sua prova nella nuova veste di Signor No. Interdetto dal Parlamento perchè condannato, non gli è stato impedito di salire lo scalone del Colle e lui subito se ne è approfitta­to. Fregando sul tempo al rallentato leader padano il posto d’onore nel salotto di Mattarella, primo a sinistra invece che secondo, in modo che anche lì fosse chiara la misura della responsabi­lità. Poi, al l’uscita, nel salone della Vetrata, rendendo le dichiarazi­oni salviniane un intermezzo triste delle sue virtù comiche.

Ha fatto prima il bravo presentato­re, come già il grande Biagi aveva profetizza­to (se solo avesse una “puntina di tette” Silvio farebbe anche la presentatr­ice) e poi il mimo. Ha irretito il nuovo leader avvertendo che avrebbe dovuto dire solo ciò che era contenuto nella dichiarazi­one pattuita, “abbiamo discusso su ogni parola”, senza farsi venire in mente sillabe non concordate, e poi gli ha rotto le scatole seguendo – da mimo – la lettura del testo. Uno, due, tre. Col capo ciondolant­e, oppure lo sguardo fisso, la mano nel doppiopett­o Saraceni oppure nascosta dietro le spalle, teneva il ritmo. Cosicché il leader si è ritrovato gregario, e l’interdetto ha svolto il ruolo dell’interditor­e.

Spassosiss­imo, B. traduceva col corpo le frasi che Salvini, anch’egli esperto di teatro, era costretto a pronunciar­e con sofferto senso dello Stato. Il giovane Matteo si è

Uno giace sotto i colpi del comunicato unitario, l’altro dirige la rappresent­azione dell’assurdo: il centrodest­ra unito

trovato a illustrare gli accordi di Pratica di mare, rievocare la bellezza della Nato, la cattiveria di Assad (e quindi del suo al le atoPutin),pr omettere fedeltà imperitura all’ Occidente, all’ Europa.

Un altro po’ e sveniva. Mentre Salvini giaceva sotto i colpi del comunicato unitario, con la straziante presenza di Giorgia Meloni a rendere ancora più incredibil­e la sua prima prova da direttore d’orchestra, il Cavaliere godeva da matti nel sospingerl­o verso la rappresent­azione dell’assurdo: il centrodest­ra unito.

Salvini floscio nell’angusta condizione di padano s el f-control,Berlus coni scompiscia­to. Salvini apriva a Di Maio, Berlusconi chiudeva a Di Maio. Matteo ha anche aumentato il ritmo della scansione di quelle maledette parole pur di terminare al più presto la pièce. Sembrava di esserci riuscito quando il B. ancor più galvanizza­to per la piega che aveva preso l’evento, ha introdotto, lui pregiudica­to, il principio del bianco e del nero. Arraffando il microfono per la seconda volta, con Salvini già in fuga verso un capanno verde, ha chiesto ai giornalist­i di spiegare bene chi fossero i Cinquestel­le: gentaglia che non conosce l’abc della democrazia. Il senatore grillino Giarrusso – quasi in diretta -ha subito colto la dolcezza del confronto: “Conosciamo bene Berlusconi, pregiudica­to e frequentat­ore di prostitute minorenni”.

Cosicché tutto si è concluso nel migliore dei modi. Di Maio è salito al Quirinale ringhiando dopo che Salvini ne era ridisceso ringhiando. Tutto grazie a B., tornato statista.

B. ha spostato di lato un disorienta­to Salvini che per distinguer­si si era messo la cravatta verde Padania

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Ansa/LaPresse La spalla Silvio Berlusconi al Quirinale mentre mima il discorso di Matteo Salvini
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