Cavoli “Loro”: Cannes impallina Sorrentino
Le motivazioni L’uscita antecedente al festival del primo blocco nelle sale italiane e “la natura stessa del progetto”. Passano invece Garrone, Rohrwacher e Golino
ACannes ci sono loro, Garrone, Rohrwacher e Golino, ma non c’è L or o, l’atteso dittico di Paolo Sorrentino su Silvio Berlusconi. Il delegato generale Thierry Fremaux rigetta che il problema sia la durata superiore alle quattro ore, piuttosto mette nel mirino l’uscita, anzi, le uscite: Loro 1 esce nelle nostre sale il 24 aprile, prima del festival francese, e Loro 2 il 10 maggio, durante (8 – 19 maggio). Un nullaosta per arrivare prima sui nostri schermi che Cannes ha concesso in passato a Nanni Moretti – l’ultimo Mia madre fu disponibile da Trieste in giù a metà aprile 2015, un mese prima del festival – ma che Sorrentino presumibilmente non ha avuto: questione di potere, sì, ma quale?
FREMAUX osserva come “la natura stessa del progetto ci ha fatto un po’ esitare sul modo in cui mostrarlo”, rivela che al riguardo “le discussioni sono ancora in corso”, e più non dimandare. Sorrentino, e chi per lui, ha forzato la mano con quell’uscita precoce, assimilando implicitamente il proprio status a quello di Moretti (il tasto è dolente, chiedere a Marco Bellocchio), oppure il rifiuto o comunque la corrente sospensione del giudizio da parte di Fremaux e sodali ha altre ragioni? Forse il potere cui guardare, insinuano le malelingue, è quello berlusconiano: quanto può essere nociva la raffigurazione plastica di un B. circondato di Olgettine discinte sul proscenio internazionale? Parigi val bene una messa, non andare a Cannes? Certo, il cartellone della 71esima edizione non è completo, e mai come quest’anno fanno più notizia gli assenti – De Palma, Von Trier, Malick, Ceylan, Guadagnino, Assayas, Hansen-Love, Ocelot, Mendoza, Gilliam, Trapero, Kawase, Reygadas, Korine, Nemes, Audiard – ma qual è il problema di Loro, non piace a Cannes o dispiace a qualcuno? È d’uopo ricordare che Il Caimanodi Moretti uscì nelle nostre sale il 24 marzo 2006 e due mesi più tardi approdò in Concorso sulla Croisette.
Arrivando a chi c’è, dopo due anni di patrio digiuno, Matteo Garrone con Dogman e Alice Rohrwacher con Lazzaro Felice gareggiano per la Palma, e Valeria Golino con l’opera seconda Euforia nel parallelo Un Certain Regard. La rilettura garroniana del Canaro della Magliana si annuncia succulenta lungo le coordinate del revenge movie travestito da western urbano; il terzo lungometraggio scritto e diretto dalla Rohrwacher incassa l’interesse particolare di Fremaux e offre commoventi note di regia, “la storia di una piccola santità senza miracoli, senza superpoteri o effetti speciali: la santità dello stare al mondo, e di non pensare male di nessuno, ma semplicemente di credere negli altri esseri umani”. Un gran bene si dice anche della Golino e dell’imprevista reunion dei fratelli diversi Riccardo Scamarcio e Valerio Mastandrea: che la collocazione in UCR vada stretta? Altro desaparecido è Sicario – Day of the Soldado, il sequel di Stefano Sollima che vanta Josh Brolin e Benicio Del Toro nel cast e prime immagini esaltanti. Invero di esaltante sulla carta Cannes 71 sembra offrire poco, vestendo un’austerity e un’ortodossia cinéphile che stridono con la grandeur e il glamour ostentati fino all’altro ieri. Il vademecum pare strappato a La volpe
e l’uva : le star, americane in primis, non calcheranno in massa la montée des marches?
E allora si vietano i selfie e le foto sul tappeto rosso; Hollywood, l’unico blockbuster è lo spin-off di Star Wars Solo, marca visita? E allora si torna a Oriente, con due giapponesi, un coreano e un cinese, manco fosse Venezia sotto Marco Muller; i giornalisti potrebbero con un tweet impietoso rovinare la proiezione di gala? E allora le abituali anticipate stampa vengono annullate.
PER TACERE di Netflix: Fremaux gli ha inibito il Concorso, il colosso dello streaming ha risposto picche, i nuovi lavori di Cuarón, Greengrass possono attendere. Cannes ha Godard, Farhadi, Pawlikowski, Spike Lee, eppure, al Lido si brinda.