Siria in attesa dei missili. Macron: prove dei gas. L’Italia si nasconde
Trump: “Non ho detto quando attaccheremo”. Ma nel mirino ha 8 obiettivi
■Il governo Gentiloni si “nasconde” dietro la Merkel e assicura che come la Germania non si farà coinvolgere, garantendo però supporto agli alleati. La Francia spinge per l’attacco, Trump studia piani militari
Il governo Gentiloni è già in trincea e questa opera di fortificazione mediatica potrebbe essere battezzata “Angela Merkel”: “Sulla Siria la nostra linea è quella della Merkel”, dice Palazzo Chigi. Tesi coadiuvata da apposita telefonata tra il premier italiano e la cancelliera tedesca subito resa nota alle agenzie. La trincea italiana è questa: dare per scontato che in Siria ci sia stato un attacco chimico e che sia stato realizzato dall’esercito di Bashar al-Assad (due proposizioni tutt’altro che certe), rifiutarsi però di partecipare ad azioni militari, ma “in base agli accordi internazionali e bilaterali” continuare a fornire “supporto logistico alle attività delle forze alleate, contribuendo a garantirne sicurezza e protezione”. È la “tradizionale”, diciamo, posizione del governo italiano sul conflitto siriano: solo che stavolta trincee e tradizioni rischiano di non bastare.
L’ESECUTIVO – “in carica per gli affari correnti” e sprovvisto di maggioranza parlamentare – al momento prega e spera che tutto vada come gli è stato assicurato che andrà: da Sigonella continueranno a decollare (proprio come ora) aerei da ricognizione e rifornimento, ma nessun bombardiere, mentre l’eventuale attacco contro il territorio siriano avverrà con missili dalle navi come un anno fa e non provocherà reazioni russe. Risultato: l’Italia non dovrà fare nulla, né prendere alcuna decisione. Diverso il caso in cui in Medioriente dovesse verificarsi un’escalation del conflitto che spingesse gli Stati Uniti a far partire azioni di combattimento dal suolo italiano.
In quel caso, secondo lo shell agreement Italia-Usa del 1995, il governo dovrebbe esplicitamente concedere l’uso delle basi e farlo, per l’ennesima volta, strapazzando l’articolo 11 della Costituzione, che ci vieta guerre di aggressione, e gli stessi accordi Nato per quanto rivisti in senso meno “difensivo” nel Documento di Washington nel 1999. Qui ci sarebbe un problema: difficile che un esecutivo in carica per gli affari correnti possa concedere l’uso delle basi senza l’avallo delle forze politiche oggi maggioritarie in Parlamento.
E come la pensano queste forze politiche alla luce delle preoccupazioni “atlantiche” comunicate (irritualmente) dal Colle ai giornali? Curiosamente, pur lavorando al governo con Matteo Salvini, i Cinque Stelle si ritrovano volentieri nella trincea “Angela Merkel” con Paolo Gentiloni: nelle agenzie di stampa non si trova una sola dichiarazione grillina a parte quella rilasciata da Luigi Di Maio dopo l’incontro con Mattarella (“restare al fianco dei nostri alleati e di consigliarli in un’ottica di pace”). L’interpretazioni autentica gentilmente fornita dallo stato maggiore del Movimento è: “La nostra linea è quella della Merkel”.
Il Partito democratico, invece, pare su una linea di atlantismo spinto, anche se più che di Assad pare preoccupato (in ossequio alla recente ossessione russofoba) solo di mettere in luce l’inaffidabilità degli altri partiti come alleati degli Usa e della bellicosa Francia di Macron. In serata, comunque, il capogruppo alla Camera Graziano Delrio – che è anche ministro e un cattolico “pacifista”– schiera il Pd sulla linea del governo: “Sosteniamo la posizione del governo di fedeltà chiara all’alleanza euroatlantica e di non partecipazione ad azioni militari in Siria riconfermando che per una soluzione stabile si dovrà lavorare ai tavoli negoziali dell’Onu evitando di ritenere risolutivi interventi sporadici e unilaterali”. Più icastica Emma Bonino (+Europa): “L’Italia deve rimanere nel quadro delle alleanze euroatlantiche e, in quella sede, partecipare senza ondeggiamenti pericolosi a discussioni sul se, come e quando intervenire”.
IL RIFERIMENTO polemico di tutti è la Lega, l’unico partito ad essersi chiaramente schierato contro qualunque forma di attacco alla Siria e in odore di intelligenza col nemico (cioè Putin): “Pur ribadendo gli obblighi di lealtà verso la Nato siamo fortemente contrari a qualsiasi azione unilaterale”, s’è smarcato Matteo Salvini ribadendo comunque la sua posizione che è poi quel- la di tutto il centrodestra. Nel dibattito sui fatti siriani in Senato, infatti, non solo Alberto Bagnai (Lega), ma pure Lucio Malan ( Forza Italia) e Giovanbattista Fazzolari ( Fratelli d’Itali a) hanno espresso dubbi sull’attribuzione del presunto attentato chimico a Douma e ricordato il non fausto precedente della Libia per chiedere di “evitare mosse affrettate”. Decisamente contrario a “missili e bombe” pure Pietro Grasso ( LeU).
Tutti, comunque, hanno chiesto a Gentiloni di presentarsi in Parlamento per riferire sul tema: non succederà prima della settimana prossima.
Cosa dicono i partiti Il rischio è che ci sia un’escalation: a quel punto l’Italia dovrebbe prendere posizione