Il Fatto Quotidiano

Siria in attesa dei missili. Macron: prove dei gas. L’Italia si nasconde

Trump: “Non ho detto quando attacchere­mo”. Ma nel mirino ha 8 obiettivi

- » MARCO PALOMBI

■Il governo Gentiloni si “nasconde” dietro la Merkel e assicura che come la Germania non si farà coinvolger­e, garantendo però supporto agli alleati. La Francia spinge per l’attacco, Trump studia piani militari

Il governo Gentiloni è già in trincea e questa opera di fortificaz­ione mediatica potrebbe essere battezzata “Angela Merkel”: “Sulla Siria la nostra linea è quella della Merkel”, dice Palazzo Chigi. Tesi coadiuvata da apposita telefonata tra il premier italiano e la cancellier­a tedesca subito resa nota alle agenzie. La trincea italiana è questa: dare per scontato che in Siria ci sia stato un attacco chimico e che sia stato realizzato dall’esercito di Bashar al-Assad (due proposizio­ni tutt’altro che certe), rifiutarsi però di partecipar­e ad azioni militari, ma “in base agli accordi internazio­nali e bilaterali” continuare a fornire “supporto logistico alle attività delle forze alleate, contribuen­do a garantirne sicurezza e protezione”. È la “tradiziona­le”, diciamo, posizione del governo italiano sul conflitto siriano: solo che stavolta trincee e tradizioni rischiano di non bastare.

L’ESECUTIVO – “in carica per gli affari correnti” e sprovvisto di maggioranz­a parlamenta­re – al momento prega e spera che tutto vada come gli è stato assicurato che andrà: da Sigonella continuera­nno a decollare (proprio come ora) aerei da ricognizio­ne e rifornimen­to, ma nessun bombardier­e, mentre l’eventuale attacco contro il territorio siriano avverrà con missili dalle navi come un anno fa e non provocherà reazioni russe. Risultato: l’Italia non dovrà fare nulla, né prendere alcuna decisione. Diverso il caso in cui in Mediorient­e dovesse verificars­i un’escalation del conflitto che spingesse gli Stati Uniti a far partire azioni di combattime­nto dal suolo italiano.

In quel caso, secondo lo shell agreement Italia-Usa del 1995, il governo dovrebbe esplicitam­ente concedere l’uso delle basi e farlo, per l’ennesima volta, strapazzan­do l’articolo 11 della Costituzio­ne, che ci vieta guerre di aggression­e, e gli stessi accordi Nato per quanto rivisti in senso meno “difensivo” nel Documento di Washington nel 1999. Qui ci sarebbe un problema: difficile che un esecutivo in carica per gli affari correnti possa concedere l’uso delle basi senza l’avallo delle forze politiche oggi maggiorita­rie in Parlamento.

E come la pensano queste forze politiche alla luce delle preoccupaz­ioni “atlantiche” comunicate (irritualme­nte) dal Colle ai giornali? Curiosamen­te, pur lavorando al governo con Matteo Salvini, i Cinque Stelle si ritrovano volentieri nella trincea “Angela Merkel” con Paolo Gentiloni: nelle agenzie di stampa non si trova una sola dichiarazi­one grillina a parte quella rilasciata da Luigi Di Maio dopo l’incontro con Mattarella (“restare al fianco dei nostri alleati e di consigliar­li in un’ottica di pace”). L’interpreta­zioni autentica gentilment­e fornita dallo stato maggiore del Movimento è: “La nostra linea è quella della Merkel”.

Il Partito democratic­o, invece, pare su una linea di atlantismo spinto, anche se più che di Assad pare preoccupat­o (in ossequio alla recente ossessione russofoba) solo di mettere in luce l’inaffidabi­lità degli altri partiti come alleati degli Usa e della bellicosa Francia di Macron. In serata, comunque, il capogruppo alla Camera Graziano Delrio – che è anche ministro e un cattolico “pacifista”– schiera il Pd sulla linea del governo: “Sosteniamo la posizione del governo di fedeltà chiara all’alleanza euroatlant­ica e di non partecipaz­ione ad azioni militari in Siria riconferma­ndo che per una soluzione stabile si dovrà lavorare ai tavoli negoziali dell’Onu evitando di ritenere risolutivi interventi sporadici e unilateral­i”. Più icastica Emma Bonino (+Europa): “L’Italia deve rimanere nel quadro delle alleanze euroatlant­iche e, in quella sede, partecipar­e senza ondeggiame­nti pericolosi a discussion­i sul se, come e quando intervenir­e”.

IL RIFERIMENT­O polemico di tutti è la Lega, l’unico partito ad essersi chiarament­e schierato contro qualunque forma di attacco alla Siria e in odore di intelligen­za col nemico (cioè Putin): “Pur ribadendo gli obblighi di lealtà verso la Nato siamo fortemente contrari a qualsiasi azione unilateral­e”, s’è smarcato Matteo Salvini ribadendo comunque la sua posizione che è poi quel- la di tutto il centrodest­ra. Nel dibattito sui fatti siriani in Senato, infatti, non solo Alberto Bagnai (Lega), ma pure Lucio Malan ( Forza Italia) e Giovanbatt­ista Fazzolari ( Fratelli d’Itali a) hanno espresso dubbi sull’attribuzio­ne del presunto attentato chimico a Douma e ricordato il non fausto precedente della Libia per chiedere di “evitare mosse affrettate”. Decisament­e contrario a “missili e bombe” pure Pietro Grasso ( LeU).

Tutti, comunque, hanno chiesto a Gentiloni di presentars­i in Parlamento per riferire sul tema: non succederà prima della settimana prossima.

Cosa dicono i partiti Il rischio è che ci sia un’escalation: a quel punto l’Italia dovrebbe prendere posizione

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LaPresse/Ansa “Riferisca in Aula” L’hanno chiesto tutti i gruppi in Senato: Gentiloni lo farà la settimana prossima
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