Al governo c’è solo il fantasma di Paolo tra ministri che scappano e si nascondono
Via Martina, quasi Delrio e con Alfano sparito: il premier è solo e debole
Siria,
cos’è la Siria?”. La battuta che girava ieri pomeriggio nei corridoi di Palazzo Chigi chiarisce bene quali siano gli umori di Paolo Gentiloni, mentre si materializza l’emergenza, il caso di scuola, per il quale un esecutivo rimane in carica, sotto la dicitura “affari correnti”.
Ovvero, la crisi siriana, con una possibile guerra alle porte. E l’Italia che potrebbe essere coinvolta, magari per fornire basi o apporto logistico. Il premier temporeggia, mantiene una posizione il più prudente possibile. E non solo per valutazioni di politica internazionale. Ma perché è più indebolito e più logorato ogni giorno che passa.
La soluzione di sicurezza architettata da Sergio Mattarella di “preservarlo”, evitandogli un voto di sfiducia e quindi rendendo possibili dimissioni solo dopo l’insediamento delle Camere, nello scenario caotico del post 4 marzo mostra tutti i suoi limiti. E lo stesso Gentiloni è passato da carta di riserva da usare davanti alla difficoltà di trovare altre soluzioni a esponente di un Pd che è risultato lo sconfitto numero 1 alle politiche.
Nel frattempo, il governo perde pezzi. Maurizio Martina, ministro dell’Agricoltura, da quando è diventato Reggente del Pd, si è dimesso. L’interim lo esercita lo stesso Gentiloni. Graziano Delrio, diventato capogruppo del Pd alla Camera (e tirato in ballo come possibile candidato segretario un giorno sì e uno no), è rimasto al- la guida del ministero delle Infrastrutture. Le dimissioni le avrebbe pure date, ma Palazzo Chigi gliele ha congelate per evitare troppi interim. Continua a firmare gli atti di ordinaria amministrazione, ma mercoledì non ha partecipato all’incontro con i commissari straordinari di Alitalia, mandandoci il capo di gabinetto, Mauro Bonaretti.
POI C’È LAquestione Maria Elena Boschi. La Sottosegretaria, che di fatto è stata un governo parallelo e spesso in competizione con il premier, tanto che i suoi uffici venivano chiamati “Chigi 2”, ora sostan- zialmente non tocca palla. Un po’perché non ha alle spalle un potere vero che la legittimi, un po’ perché a questo punto fa politica (cioè si preoccupa del futuro suo e del renzismo). Paradossale poi, il caso di Angelino Alfano. Il ministro degli Esteri non si è neanche ricandidato. Ieri era alla Farnesina, per una conferenza stampa di presentazione di “Seeds and Chips, The Global Food Innovation Summit”, previsto a Milano all’inizio di maggio. Ha parlato di agroalimentare e di Yemen. Sulla Siria neanche una parola. L’unica dichiarazione sul tema risale all’8 aprile: “Suscitano allarme e scon-
Il capogruppo All’ultima riunione su Alitalia, il ministro dem non si è neanche presentato
certo le notizie circa il possibile uso di agenti chimici”. Poi stop. Gentiloni, che la Farnesina l’ha guidata, oggi è a tutti gli effetti il ministro degli Esteri ombra. Attivissimo il titolare del Viminale, Marco Minniti. Essendo uno che ha cercato di rifarsi un profilo come super tecnico, potrebbe sempre tornare in campo in qualche ipo- tetico governissimo. Attivo anche un altro ministro “in carriera”: Carlo Calenda, titolare dello Sviluppo Economico. Defilato anche Pier Carlo Padoan. Non è ancora chiaro chi farà il Def: per adesso, Gentiloni ha chiesto e ottenuto una proroga di 15 giorni rispetto alla scadenza del 10 aprile. Più che soddisfatto di questo effettivo accentramento di poteri, però, il premier ne sente tutti i limiti e tutta la debolezza.
IN PIÙ DI UN’OCCASIONE, già quest’autunno, avrebbe voluto decretare chiusa la missione del suo governo. È stato Mattarella che ha voluto prolungarla. E la cosa ha presentato anche qualche controindicazione politica: da premier non può presentarsi come candidato segretario del Pd alla prossima assemblea, il 21 aprile. Un’idea che aveva anche preso in considerazione, ma ora impraticabile. Tanto è vero che c’è chi ha pensato che la scelta della data (voluta alla fine da Martina) sia stata anche un modo per escluderlo.