“Rider di tutta Italia uniamoci” A Bologna la prima assemblea
FOODORA&C. L’iniziativa domenica dopo la sentenza di Torino
La sentenza di mercoledì non è stata un punto di arrivo. Anzi. In tutta Italia i rider, quei fattorini in bicicletta che consegnano cibo a domicilio, si stanno organizzando per nuove proteste e nuove azioni. Perché se il verdetto torinese riguardava soltanto sei colleghi che hanno lavorato per Foodora nei primi mesi di attività di questa azienda in Italia, da allora molte altre società sono comparse: Deliveroo, Just Eat, Nexive, UberEat, Glovo e altre ancora, e in molti casi le condizioni di lavoro non sono migliori: paghe legate al numero di consegne, tempi strettissimi, biciclette e manutenzioni a carico del lavo- ratore, scarsa sicurezza, molti rischi e poche (o nulle) coperture assicurative.
“Nonostante la differenza di marchi e di colori, alla base sono tutti uguali”, spiega Tommaso, 28enne che da un anno consegna pizze, sushi (ma anche i tortellini in brodo) in bicicletta a Bologna e preferisce non fornire altre informazioni su di sè. È uno degli animatori della Riders Union di Bologna che ha organizzato la prima assemblea nazionale per i forzati delle due ruote.
APPUNTAMENTO domenica mattina nel nuovo spazio del centro sociale Là-Bas in vicolo Bolognelli 2. Qui arriveranno rider da tutta Italia: da Torino e Milano soprattutto, ma anche da Roma, Firenze, Modena e Brescia. “Tutto è nato in modo spontaneo – racconta Tommaso – Durante il lavoro, in attesa fuori dai locali o nelle piazze, con i colleghi di altre piattaforme ci confrontavamo sulle condizioni di lavoro”. Creano le prime chat e organizzano le prime assemblee e uscite pubbliche. Il punto di non ritorno avviene a metà novembre: “Nonostante le nevicate le aziende volevano che lavorassimo e abbiamo protestato. Abbiamo ottenuto empatia e costretto il Comune di Bologna a prendere le nostre parti. Si è fatto garante per un tavolo cittadino tra rider e società”. Nel frattempo il 21 marzo un ragazzo ha avuto un brutto incidente contro un autobus mentre portava delle pizze, per fortuna senza gravi conseguenze ma comunque un episodio che è un chiaro segnale della scarsa sicurezza e degli alti rischi corsi dai rider per consegnare cibi a domicilio in tempi record. La collaborazione tra la giunta di Virginio Merola e i fattorini in bici ha portato ieri all’emanazione della “Carta dei diritti fondamentali del lavoro digitale nel contesto urbano” con la Riders Union e i sindacati confederali. L’intenzione è quella di regolamentare le “zone grigie che ricadono sui lavoratori” e di “farsi parte attiva per un confronto costruttivo con le piattaforme digitali”. “Vogliamo vedere quante aziende si siederanno al tavolo”, commenta speranzoso Tommaso.
Anche a Milano il Comune ha deciso di fare da mediatore tra le aziende della gig economye i rider: “Stiamo lavorando per un primo incontro tra le parti, per trovare assieme la strada giusta per dare delle regole a un settore in crescita”, annunciava l’assessore Cristina Tajani a Repubblica a fine marzo. Nel capoluogo lombardo, nel frattempo, la lotta si è fatta sentire ed è entrata anche in luoghi simbolici, come la Fondazione Feltrinelli: martedì nel corso dell’incontro “Algoritmi e cooperazione: le sfide per il lavoro al tem- po della gig economy” alcuni rider sono entrati per protestare contro il country manager di Deliveroo, Matteo Sarzana. “Quello che chiediamo è il riconoscimento della subordinazione. Basta parlare di lavoratori autonomi, prestazioni occasionali e collaborazioni – ha spiegato uno dei manifestanti –. Tutti i diritti e le tutele garantite ad altri lavoratori vengano applicate a loro attraverso un contratto nazionale”.
DELIVEROO è stata presa di mira anche dalle proteste di alcuni fattorini di Torino, dove nell’autunno del 2016 ci sono state le prime manifestazioni contro Foodora: “Fino a qualche tempo fa Deliveroo sembrava l’anti-Foodora – spiega un’attivista –, ma poi la situazione è peggiorata con l’introduzione del cottimo e di classifiche dei rider in cui i migliori hanno la precedenza nei turni”. Nonostante la sentenza di mercoledì sera, che non riconosce a sei ex rider di Foodora risarcimenti per l’ingiusto licenziamento e la violazione di norme per la privacy e la sicurezza, a Torino ricominciano le proteste e il 1° maggio ci sarà il Rider Pride, mentre a Milano i rider apriranno il corteo.
“Mai più sfruttati” Accordi con la giunta Merola, il 1° maggio Pride sotto la Mole e in corteo di Milano