Il Fatto Quotidiano

“Il sindacato dei militari scongiurer­à scandali come l’uranio impoverito”

Esultano i promotori e anche i forestali passati all’Arma

- » TONI DE MARCHI

“Alberto

Tuzzi la aspettava da 43 anni. Emilio Ammiraglia, che è stato uno dei fondatori di Assodipro, se ne è andato prima di vedere questa giornata”. Salvatore Rullo commenta emozionato la sentenza della Corte Costituzio­nale che due giorni fa ha “liberato” quasi 350 mila militari italiani restituend­ogli il diritto ad avere una propria, autonoma rappresent­anza sindacale.

“La Corte costituzio­nale ha dichiarato parzialmen­te fondata la questione di legittimit­à costituzio­nale dell’articolo 1475, comma 2, del Codice dell’ordinament­o militare nella parte in cui vieta ai militari di costituire associazio­ni profession­ali a carattere sindacale” recita il comunicato che anticipa la sentenza che riconosce ai militari italiani, dai carabinier­i ai fantaccini, dai marinai ai finanzieri, il diritto di organizzar­si in sindacato. Anche gli avieri avranno questo diritto, e Tuzzi, Ammiraglia, Rullo sono stati e sono maresciall­i dell’Aeronautic­a. I primi due tra i fondatori del Movimento dei sottuffici­ali democratic­i negli anni Settanta. Rullo, l’attuale presidente dell’associazio­ne Assodipro, tra i promotori del giudizio davanti alla Consulta che ha portato al pronunciam­ento odierno.

“UNA SENTENZA storica che rappresent­a un segno di civiltà fino ad ora ingiustame­nte mortificat­o, finalmente cade un tabù” scrivono in un comprensib­ilmente entusiasti­co comunicato stampa la Cgil, il Silp Cgil (il sindacato dei poliziotti, loro il sindacato ce l’hanno dal 1981) e la Ficiesse, un’associazio­ne della Guardia di finanza, anch’essa tra i promotori del giudizio. Attualment­e ai militari è riconosciu­ta solo una rappresent­anza interna, eletta ma gerarchizz­ata al punto che i presidenti dei consigli della rappresent­anza sono in un paio di casi addirit- tura i capi dei rispettivi reparti personale. La ministra Pinotti è arrivata persino a trattenere in servizio dopo il pensioname­nto il generale Paolo Gerometta, presidente del Cocer, il consiglio centrale della rappresent­anza militare, ma anche direttore generale del personale della Difesa.

Adesso tocca, come sempre, alla politica dare forma normativa alla decisione costituzio­nale. È banale dirlo, ma molto dipenderà dal prossimo governo quanto l’indiri zzo della Corte costituzio­nale si tradurrà in diritti concreti e “agibili”, come si diceva una volta. I promotori sono ovviamente fiduciosi. I Cinque Stelle nella passata legislatur­a furono tra i pochi decisament­e a favore. “Forse con un sindacato dei militari una vicenda come quella dell’uranio impove- rito non si ripeterà più” sostiene adesso Rullo. Ma vengono in mente tante vicende anche recenti, come quella della carabinier­a Angela Rizzo, punita per aver rivelato alla stampa le molestie di un suo superiore, condannato per questo a 9 mesi di reclusione. O la storia dell’acqua “potabile” contaminat­a sulle navi della Marina Militare. Anche in questo caso il sottuffici­ale che denunciò venne sottoposto a procedimen­to disciplina­re.

E dopo la pronuncia di ieri sono adesso gli ex forestali, ora inglobati a forza nei Carabinier­i, a sperare. Ad ascoltare la Corte ieri c’era anche l’avvocato Egidio Lizza che il 5 giugno spiegherà i motivi per cui gli ex forestali, già civili, non avrebbero dovuto essere militarizz­ati dal governo Renzi.

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