Il Fatto Quotidiano

Facebook Chi usa la piattaform­a (privata) deve stare alle sue regole. E viceversa

- MASSIMO MARNETTO CRISTIANO MARTORELLA ALBAROSA RAIMONDI VIRGINIA DELLA SALA LEONARDO GENTILE LUIGI QUARANTA SENIOR MEDIA ADVISOR

I principali attori della crisi siriana hanno tutti lo stesso problema: pesanti guai domestici. E allora, da sempre, la ricetta è alzare la tensione esterna, per ricompatta­re il Paese. Trump ha le elezioni di medio termine a rischio per l’i n c hi e s t a Russiagate di Mueller e una pornostar che vuole divulgare i suoi tradimenti. La May deve gestire la crisi interna dei conservato­ri e la Brexit incagliata per la frontiera nord-irlandese. Macron ha gettato la Francia nel caos con le sue riforme. Per non parlare di Putin, che pur correndo sostanzial­mente da solo, dopo aver arrestato ogni oppositore, ha preso alle elezioni poco più di un misero 70 per cento. L’acuirsi della crisi siriana diventa più una breaking news, che un’azione militare. Lo si capisce anche dall’ins olito preavviso di missili in arrivo, che lo stesso Trump ha cortesemen­te inviato ad Assad, rinunciand­o all’effetto sorpresa pur di garantirsi l’incolumità del dittatore “animale” ma utile a presidiare una zona già destabiliz­zata. Certo, ora sarebbe difficile non lanciare almeno un paio di Tomahawk. Ma anche se ciò avvenisse, saranno colpiti bersagli dimostrati­vi e non strategici. A cui Putin reagirebbe con proteste risentite, ma formali. Quanto basta ad ottenere l’apposita risoluzion­e Onu, un sudario in diplomatic­hese che copre i bambini asfissiati col gas, le responsabi­lità di un dittatore criminale di guerra, ma soprattutt­o gli interessi di leader sull’orlo di una crisi. Di consenso.

Un esecutivo Cinque Stelle-Lega non è detto che debba fallire

Credo, per formare un possibile governo, sia necessario superare le proprie antipatie o simpatie personali. Non esistono soluzioni ottimali, tanto meno quelle delle elezioni anticipate con l’attuale legge elettorale, causa dell’impasse in cui ci troviamo e continuere­mmo a trovare. Il Movimento Cinque Stelle e la Lega hanno un grande vantaggio in comune e cioè di non essere stati LE AFFERMAZIO­NI di Mark Zuckerberg per giustifica­re ciò che è accaduto con le violazioni di Facebook è di una gravità inaudita, ed è sorprenden­te che non ci siano state reazioni per quanto è stato espresso. Zuckerberg ha praticamen­te riscritto le pagine della giurisprud­enza, gettando le basi di una nuova filosofia del diritto fondata sulla situazione esistente. Riassumend­o quanto è stato detto, si evince il concetto che si vuole far accettare: Facebook è responsabi­le di quanto accade sulla piattaform­a, ma è sempre Facebook che deve gestire e punire le trasgressi­oni, assolvendo sempre se stesso. Zuckerberg ha detto che Facebook deve “diventare la polizia del web”, frase inquietant­e e antidemocr­atica perché rimanda a quanto già avviene nei regimi totalitari. Ma soprattutt­o si afferma il principio di autorefere­nzialità, ossia nessuno può giudicare Facebook per quanto accade, ma è sempre Facebook che giudica gli altri. Insomma, si decide di esplicitar­e con il concetto di un “nuovo diritto” quanto avviene da tempo, l’assoluta superiorit­à dei social network rispetto alla legge. La richiesta poi di una legislazio­ne per regolare ilweb diventa risibile consideran­do che questa legge verrebbe poi applicata secondo i criteri di Facebook, impedendo il controllo della effettiva attività dei social network, essendo precluso ogni accesso a chi dovrebbe controllar­e queste attività. GENTILE CRISTIANO, contrariam­ente a quanto possa sembrare dalle notizie, dai commenti e dagli editoriali che circolano nelle ultime settimane, il tema della regolament­azione del web è molto complesso. Contrappon­e scuole di pensiero tanto diverse, schiera da un lato i tecnoentus­iasti e dall’altro i tecnoscett­ici. Il caso Facebook - Cambridge Analytica ha avuto, al di là coinvolti nei governi precedenti. Hanno punti in comune e in disaccordo, ma come in qualsiasi alleanza. Il Pd vuole dimostrare che quando non si hanno grandi numeri per governare bisogna sporcarsi le mani e allearsi con inquisiti, con dannati e farabutti. Il M5S sta rifiutando questa linea, per fortuna, e non sembra disposto ad allearsi con chi le mani le ha sporche. Altra speranza del Pd è che un governo nato dall’alleanza fra Cinque Stelle e Lega si dimostri incapace e fallisca mi- dell’importanza delle rivelazion­i, il merito di portare finalmente il tema all’attenzione dell’opinione pubblica. A questo punto, però, tocca all’opinione pubblica iniziare a utilizzare gli strumenti a cui finora si è affidata con maggiore cognizione di causa. Facebook è una piattaform­a privata, con le sue regole: chi la usa, deve stare a quelle regole. E come privato, a sua volta Facebook deve sottostare alle regole stabilite dal pubblico. Ed essere punito se non le rispetta. Lo schema è su per giù questo. Ma c’è un errore che non si deve fare: credere che Facebook sia Internet. Per fortuna non lo è e sulla Rete, nella sua purezza, Zuckerberg non può avere alcun controllo. seramente, in modo da poter andare alle elezioni anticipate e riguadagna­re consensi. Ma, c’è un’alt ra possibilit­à e cioè che un governo siffatto non solo non fallisca ma abbia anche un notevole successo. Il Pd ci ha pensato?

Su destra e sinistra in Italia Gaber ha ancora ragione

Sono passati molti anni da quando Giorgio Gaber con la sua canzone sbeffeggia­va appartenen­ze a fami- glie politiche quali la destra o la sinistra perché aveva capito con molto anticipo che quelle parole sembravano e forse erano prive di contenuti e ideali coerenti. Continuo a pensare che Gaber aveva e purtroppo ha ancora ragione. Nel nostro Paese abbiamo una destra che non ha nulla a che spartire in termini di senso dello Stato e delle Istituzion­i con la maggior parte delle destre europee e una sinistra che di fatto attua, salvo qualche timida iniziativa sui diritti civili, politiche libe- DIRITTO DI REPLICA

Il titolo del trafiletto dedicato al dibattito al Festival del Cinema Europeo di Lecce dopo la presentazi­one del documentar­io di Maria Cristina Fraddosio sul movimento noTap, non riflette la realtà dei fatti. Sempliceme­nte non abbiamo partecipat­o su suggerimen­to della Prefettura, preoccupat­a per il clima che si sarebbe potuto creare al cinema Massimo. Questa circostanz­a è utile per sottolinea­re che titoli come “Tap rifiuta il dibattito” sono un travisamen­to grave di ciò che da anni accade a Lecce, dove a Tap è negata l’agibilità di ogni sede di discussion­e, sia quando siamo stati noi stessi a farci promotori del confronto (ad esempio in occasione della presentazi­one dello studio SAFE sulla sicurezza dei gasdotti del 20 novembre 2017, sospesa a causa delle intemperan­ze di alcuni manifestan­ti) sia quando altri ci hanno invitato ad illustrare il nostro progetto e ad esporre le nostre ragioni, come avevano gentilment­e fatto il Festival del Cinema Europeo e Maria Cristina Fraddosio. Che la raccomanda­zione di non partecipar­e rivoltaci dalla Prefettura fosse purtroppo giustifica­ta, lo ha dimostrato il clima subito instaurato­si nella sala. È facile immaginare cosa sarebbe potuto accadere se qualcuno di noi avesse preso la parola. Da anni chiediamo confronti pubblici, regolati e davvero plurali alle istituzion­i locali e persino al comitato no-TAP, che però rifiuta (e teorizza il rifiuto di) ogni occasione che garantisca un vero confronto tra le idee e non una sfida a chi urla più forte.

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LaPresse Il fondatore del social network Mark Zuckerberg

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