Il Fatto Quotidiano

B. & Casellati bombardano Salvini. E anche Mattarella

La presidente del Senato blinda il leader di FI che attacca l’alleato

- » LUCA DE CAROLIS E FABRIZIO D’ESPOSITO

Il Colle aspetta martedì per capire se c’è un’intesa tra leghisti e M5S, ma l’ex Cavaliere è troppo ingombrant­e. Per la forzista, che punta ad avere un incarico esplorativ­o, “emarginarl­o sarebbe una ferita per la democrazia”

Dal Molise alla Siria, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini sembrano sull’orlo della rottura. Dichiarazi­oni però, non fatti. L’ex Cavaliere attacca su politica interna (“con la Lega via capitali e imprese”) ed estera e il leader leghista mette B. sullo stesso piano di Alessandro Di Battista: “Basta con gli insulti”.

In teoria, il Giovane “Matteo” avrebbe a portata di mano “l’incidente” per avvicinars­i a Luigi Di Maio ma la realtà è un’altra, almeno per ora. La strategia salviniana continua infatti a essere la stessa: accordo tra centrodest­ra e 5Stelle altrimenti meglio il voto anticipato. Insomma si perpetua “l’equivoco” che ha tenuto banco per tutta la settimana e che ha spiazzato giovedì sia Mattarella sia Di Maio convinti che invece lo schema fosse tra Lega e grillini con l’incarico al ca-

Oggi al Vinitaly

Il leghista e il grillino alla fiera di Verona: nessun incontro in programma

po politico del M5S, che lo stesso Quirinale aveva messo in agenda per ieri prima di assistere allo show berlusconi­ano nella Loggia d’Onore.

NON SOLO. Accanto alle sparate del Condannato in terra molisana, dove si vota domenica 22 aprile, un altro macigno sulla tormentata trattativa tra Di Maio e Salvini lo scaraventa Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato. Per lei, berlusconi­ana di ferro esperta di leggi ad personam, “emarginare Berlusconi sarebbe una ferita per la democrazia”. Casellati rilancia quindi “l’equivoco” B. tra Di Maio, Mattarella e Salvini dopo l’ultimatum del Colle alla Lega di venerdì scorso.

Ed è per questo che sulla sponda pentastell­ata ora vogliono guardare il gioco. “Continuiam­o a sentire sia la Lega sia il Pd, ma i nostri passi li abbiamo fatti” sostengono. Ora sta agli altri e innanzitut­to al Carroccio, che rimane la prima, vera ipotesi per un accordo di governo. Però l'irritazion­e verso il Salvini che non ha strappato è evidente. E da qui derivano la convinzion­e e l’auspicio che un incarico esplorativ­o debba andare a un leghista (Giancarlo Giorgetti, magari) come nome del centrodest­ra unito, “così sarà chiaro che il Carroccio senza di noi e con Berlusconi va a sbattere”. E il gelo verrà ostentato anche oggi, quando il segretario della Le- ga e Di Maio saranno entrambi al Vinitaly a Verona. Probabile che si incrocino, ma non si andrà oltre un saluto a distanza. “Non abbiamo in programma incontri con Salvini, né li cercheremo” giurano dal M5S. Dove confermano il no invalicabi­le a un even- tuale governissi­mo: “Se lo fanno, con i nostri 331 eletti blocchiamo tutto e si torna al voto in sei mesi”. E comunque i 5Stelle restano convinti che Salvini voglia prima incassare la vittoria in Friuli-Venezia Giulia, il 29 aprile, prima di decidersi. IN OGNI CASO, il Colle non andrà oltre martedì per registrare un’eventuale intesa di massima tra Di Maio e Salvini poi da “esplorare” con un incarico. Allo stato le quotazioni sono basse, se non bassissime in questa direzione. La crisi siriana incombe sempre di più e ieri, al Quirinale, hanno solo annotato che le divisioni tra B. e Salvini non sono al momento fattuali. E per convincere Mattarella a dare un incarico per questo schema ci vuole un impegno preciso. Solo così il possibile esplorator­e potrà fare luce tra le due opzioni esplose giovedì durante le consultazi­oni: centrodest­ra- 5Stelle o Lega-5Stelle.

Esaurita allora questa fase, il capo dello Stato passerà direttamen­te a valutare un governo di tregua guidato da una figura istituzion­ale “terza”, cioè non Casellati né il presidente della Camera Fico. Terminato il dibattito parlamenta­re sulla Siria, Mattarella potrebbe convocare un nuovo giro di consultazi­oni, stavolta in una sola giornata, e dare ai partiti il nome di un “tecnico” per formare un esecutivo di transizion­e. Una mossa che però comporta altri rischi in un quadro nuovo ma di pochissimo respiro. A parte il Pd di Renzi e Martina e Forza Italia, su quali altre forze si reggerebbe un governo del genere? E un esecutivo di minoranza ce la farebbe ad arrivare nel 2019, scongiuran­do il voto nel prossimo autunno?

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Ansa Formula E Ieri Luigi Di Maio all’Eur per il Gran Premio di auto elettriche a Roma

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