B. & Casellati bombardano Salvini. E anche Mattarella
La presidente del Senato blinda il leader di FI che attacca l’alleato
Il Colle aspetta martedì per capire se c’è un’intesa tra leghisti e M5S, ma l’ex Cavaliere è troppo ingombrante. Per la forzista, che punta ad avere un incarico esplorativo, “emarginarlo sarebbe una ferita per la democrazia”
Dal Molise alla Siria, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini sembrano sull’orlo della rottura. Dichiarazioni però, non fatti. L’ex Cavaliere attacca su politica interna (“con la Lega via capitali e imprese”) ed estera e il leader leghista mette B. sullo stesso piano di Alessandro Di Battista: “Basta con gli insulti”.
In teoria, il Giovane “Matteo” avrebbe a portata di mano “l’incidente” per avvicinarsi a Luigi Di Maio ma la realtà è un’altra, almeno per ora. La strategia salviniana continua infatti a essere la stessa: accordo tra centrodestra e 5Stelle altrimenti meglio il voto anticipato. Insomma si perpetua “l’equivoco” che ha tenuto banco per tutta la settimana e che ha spiazzato giovedì sia Mattarella sia Di Maio convinti che invece lo schema fosse tra Lega e grillini con l’incarico al ca-
Oggi al Vinitaly
Il leghista e il grillino alla fiera di Verona: nessun incontro in programma
po politico del M5S, che lo stesso Quirinale aveva messo in agenda per ieri prima di assistere allo show berlusconiano nella Loggia d’Onore.
NON SOLO. Accanto alle sparate del Condannato in terra molisana, dove si vota domenica 22 aprile, un altro macigno sulla tormentata trattativa tra Di Maio e Salvini lo scaraventa Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato. Per lei, berlusconiana di ferro esperta di leggi ad personam, “emarginare Berlusconi sarebbe una ferita per la democrazia”. Casellati rilancia quindi “l’equivoco” B. tra Di Maio, Mattarella e Salvini dopo l’ultimatum del Colle alla Lega di venerdì scorso.
Ed è per questo che sulla sponda pentastellata ora vogliono guardare il gioco. “Continuiamo a sentire sia la Lega sia il Pd, ma i nostri passi li abbiamo fatti” sostengono. Ora sta agli altri e innanzitutto al Carroccio, che rimane la prima, vera ipotesi per un accordo di governo. Però l'irritazione verso il Salvini che non ha strappato è evidente. E da qui derivano la convinzione e l’auspicio che un incarico esplorativo debba andare a un leghista (Giancarlo Giorgetti, magari) come nome del centrodestra unito, “così sarà chiaro che il Carroccio senza di noi e con Berlusconi va a sbattere”. E il gelo verrà ostentato anche oggi, quando il segretario della Le- ga e Di Maio saranno entrambi al Vinitaly a Verona. Probabile che si incrocino, ma non si andrà oltre un saluto a distanza. “Non abbiamo in programma incontri con Salvini, né li cercheremo” giurano dal M5S. Dove confermano il no invalicabile a un even- tuale governissimo: “Se lo fanno, con i nostri 331 eletti blocchiamo tutto e si torna al voto in sei mesi”. E comunque i 5Stelle restano convinti che Salvini voglia prima incassare la vittoria in Friuli-Venezia Giulia, il 29 aprile, prima di decidersi. IN OGNI CASO, il Colle non andrà oltre martedì per registrare un’eventuale intesa di massima tra Di Maio e Salvini poi da “esplorare” con un incarico. Allo stato le quotazioni sono basse, se non bassissime in questa direzione. La crisi siriana incombe sempre di più e ieri, al Quirinale, hanno solo annotato che le divisioni tra B. e Salvini non sono al momento fattuali. E per convincere Mattarella a dare un incarico per questo schema ci vuole un impegno preciso. Solo così il possibile esploratore potrà fare luce tra le due opzioni esplose giovedì durante le consultazioni: centrodestra- 5Stelle o Lega-5Stelle.
Esaurita allora questa fase, il capo dello Stato passerà direttamente a valutare un governo di tregua guidato da una figura istituzionale “terza”, cioè non Casellati né il presidente della Camera Fico. Terminato il dibattito parlamentare sulla Siria, Mattarella potrebbe convocare un nuovo giro di consultazioni, stavolta in una sola giornata, e dare ai partiti il nome di un “tecnico” per formare un esecutivo di transizione. Una mossa che però comporta altri rischi in un quadro nuovo ma di pochissimo respiro. A parte il Pd di Renzi e Martina e Forza Italia, su quali altre forze si reggerebbe un governo del genere? E un esecutivo di minoranza ce la farebbe ad arrivare nel 2019, scongiurando il voto nel prossimo autunno?