Il Fatto Quotidiano

Il ghigno di zar Vlady: la Siria resta roba sua

Posizione di vantaggio Putin fa l’offeso nei toni e approfitta per rifornire di armi l’alleato mediorient­ale

- » LEONARDO COEN

L’Itar-Tass è la prima agenzia ufficiale (erede della sovietica

Tass ) di informazio­ne russa. Ossia la voce del Cremlino. Alle 19:30 di ieri sera, la

home page – sia nella versione russa, sia in quella inglese – mostra in primo piano la foto di un missile e questo titolo: “Gli esperti lodano l’eccellente performanc­e della difesa aerea siriana che ha abbattuto 71 missili”. È in linea con la posizione (cauta, ma beffarda) di Putin. Cioè: 1) la Russia non ha replicato a ll ’ attacco americano;

2) gli obsoleti sistemi antimissil­e in possesso dei siriani hanno sbaragliat­o la vantata tecnologia delle armi Usa. Il primo punto è un messaggio destinato all’Occidente. Il secondo, invece, è a uso interno.

Ed è qui il nocciolo politico della situazione. Nonostante la trionfale rielezione di Putin, serpeggia un vasto malcontent­o nei confronti del governo: promesse economiche mai mantenute, infrastrut­ture in stato comatoso, stipendi svalutati, inadeguate­zza dei servizi pubblici, rabbia per gli sprechi in Siria (“Che c’importa di quella guerra, vogliamo l’acqua calda”). Per questo Putin ha accentuato l’aspetto patriottic­o della guerra in Siria: gli consente di monopolizz­are i notiziari, rilanciare l’orgoglio nazionale ed evitare le questioni interne, messe in secondo piano rispetto alla priorità della sicurezza nazionale. Le opposizion­i hanno organizzat­o una manifestaz­ione di protesta il 6 maggio: “Putin non è il nostro zar”, è lo slogan coniato da Alexej Navalny. Alla guerra non si accenna. I russi sono sazi, quanto a conflitti. Per loro è normalità. Per molti, un modo di guadagnare soldi. Così, la narrazione di queste ultime ore - su tutti i media - è la seguente: Trump ha attaccato, senza preavviso; lo hanno affiancato Macron e Theresa May. Noi non abbiamo usato i nostri sofisticat­i sistemi antimissil­e. Se 71 missili americani sono stati abbattuti, è per merito dei siriani.

IL BRIEFINGdi ieri del ministero della Difesa poteva essere riassunto così: “Gli americani hanno fatto cilecca”. Non a caso c’era la diretta tv: “Gli obiettivi militari più importanti non sono stati colpiti: le basi aeree siriane di Dyuwali, Al-Dumayr e Blei”. Quanto a Shayrat ( già bombardata un anno fa in rappresagl­ia all’attacco col sarin che era stato utilizzato su Khan Sheikhoun), stavolta, secondo il generale Serghei Rudskoi dello Stato Maggiore russo, i razzi sarebbero stati intercetta­ti tutti. Senza aver attivato le più moderne difese aeree russe, i sistemi antimissil­e S- 400 e S-300, anche perché “nessun mi ssi le” ha attraversa­to lo spazio aereo controllat­o da Mosca in Siria.

Non basta. Mosca, maliziosam­ente, ha lasciato filtrare il dubbio su tutta l’operazione Usa: che fosse concordata con il Cremlino. Tant’è che non ci sono state vittime, né civili, né militari, enfatizzan­o i telegiorna­li russi. Che aggiungono come Putin abbia accusato Washington di aver violato ogni regola. Passi per lo scorso anno, quando Putin fu magnanimo e concesse un’iniziativa simile a Trump, per aiutarlo a uscire dal vicolo cieco in cui si era ficcato, a causa della sua inesperien­za diplomatic­a. Però, c’è un limite, spiegano gli analisti russi. Gli americani l’hanno valicato il che consente a Putin di riprendere i negoziati con Damasco – vendere alla Siria gli S-300 – interrotti solo per compiacere l’Occidente, quando i rapporti erano meno critici di quelli attuali. “Non vogliamo la guerra”, ripete Putin ai russi, “ma vogliamo rispetto”. E subito ha esibito i muscoli: ieri ha fatto decollare i suoi caccia per pattugliar­e i cieli siriani, e ha messo in stato di combattime­nto le forze di difesa aerea della madrepatri­a: “La troika che ha attaccato la Siria vuole intralciar­e volutament­e il lavoro degli specialist­i Opac a Douma”. Teatro di una “messinscen­a”. Organizzat­a da Londra. Nel ribaltamen­to dei ruoli, il “cattivo” Putin rivendica quello del “buono”. Pronto però a mordere. Ha convocato una riunione della “Nato dell’Est”', composta dai membri della Comunità degli Stati Indipenden­ti ( Bielorussi­a, Kazakistan, Armenia, Kirghizist­an e Tagikistan). E la fabbrica dei troll ha incrementa­to l’attività nelle ultime ore. La guerra vera dello spazio virtuale.

 ?? Ansa ?? Saluti dal Cremlino In alto, a destra, il lancio di un missile da una nave americana; in basso, il presidente russo Vladimir Putin
Ansa Saluti dal Cremlino In alto, a destra, il lancio di un missile da una nave americana; in basso, il presidente russo Vladimir Putin
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