Il Fatto Quotidiano

Uber, un nuovo datagate da 20 milioni di utenti

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▶SOTTRATTA a Uber la chiave di accesso per scaricare file non crittograf­ati che contenevan­o più di 25 milioni di nomi e indirizzi email, 22 milioni di numeri di cellulare e600mila nomi e numeri di patente di guida: il tutto senza che l’azienda denunciass­e la violazione nel 2016. A dirlo è la Federal Trade Commission (Ftc) degli Stati Uniti secondo la quale Uber ha pagato a chi si è in- trodotto nel suo sistema 100 mila dollari con la scusa del programma di “bug bounty”, letteralme­nte cacciatore di bug, e senza rivelare la violazione ai consumator­i né allaCommis­sione fino al novembre 2017. I soldi sarebbero stati incassati da un ventenne della Florida. Uber avrebbe chiesto all’hacker di firmare un accordo di non divulgazio­ne per scoraggiar­e ulteriori atti illeciti. Secondo la Reuters , ha an- che condotto un’indagine per assicurars­i che i dati siano stati eliminati. Uber ha poi licenziato il capo della sicurezza, Joe Sullivan, e il suo vice, Craig Clark. La Ftc non ha preso provvedime­nti perché la piattaform­a ha accettato di estendere alla violazione del 2016 l’intesa già raggiunta con la Ftc per un’altra mega violazione dei dati avvenuta nel 2014 quando furono violati invece 57 milioni di utenti.

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